giovedì 5 maggio 2016

KING MUD - VICTORY MOTEL SESSIONS (Alive Naturalsound, 2016)



Non è un segreto che negli ultimi anni il Rock Blues, inteso nella sua accezione più ampia e contaminata, stia rivivendo una nuova effervescente stagione, numerosissime le band dedite alla sua rifioritura che oramai si affastellano creando movimenti sempre più importanti pressoché dappertutto. Qualche nome tra i più stimolanti: negli USA Delta Saints, John The Conqueror, Ghost Wolves, in Inghilterra Blood Red Shoes, Royal Blood, Henry's Funeral Shoe, in Italia Bud Spencer Blues Explosion, There Will Be Blood e il fenomenale bluesman milanese Daniele Tenca (nome ancora poco noto al grande pubblico ma che da dei numeri a tanti musicisti di madre lingua inglese). Anche il 2016 ci ha riservato delle gradite sorprese con gli irlandesi Bonnevilles e gli americani Record Company e Simo, tutti artisti dei quali l’amico Nick ha già raccontato qui sul “Killer” vita, opere e miracoli! Ora, sotto l’egida della Alive Records (etichetta feticcio dell’Alternative Blues americano), arrivano i King Mud, “power-duo” di base losangelina, ed è un altro gran disco verace e fragoroso: 10 brani di tiratissimo Hard-Blues di rara intensità e forza evocativa, incisi senza soluzione di continuità durante una settimana passata in clausura in una sala di registrazione a Glendale in California. La “superband” è composta da due vecchie conoscenze: Freddy J. Evans IV chitarra e voce dei Left Lane Cruiser e Van Campbell batterista dei Black Diamond Heavies che, con l’operazione Victory Motel Sessions, danno sostanziale continuità a una collaborazione tra band sorelle, già collaudata nel 2012, con l’uscita di Painkillers quinto lavoro dei Cruiser in combutta con James Leg (voce, tastiere e follia dei BDH). Produce Arthur Alexander noto agli appassionati di Power Pop per l’appartenenza ai Sorrows, eccellente band newyorchese dei primi anni ’80.




Rat Time, il brano che apre le Sessions, ci scaraventa istantaneamente sulle strade polverose del sud degli Stati Uniti che i nostri amano percorrere, a bordo di furgoncini scassati, in cerca di locali di quart’ordine in cui esibirsi in cambio di una presa elettrica e qualche bottiglia di bourbon. Sul cruscotto immaginette votive con Howlin Wolf e R.L. Burnside e pupazzetti degli ZZ Top che dimenano le barbe ad ogni buca centrata. Il pezzo è un’esplosione Boogie-Rock con la chitarra di Freedy J. a far faville e il buon Campbell che non perde un colpo sulle pelli. C’è da dire che somiglia pericolosamente a Don't Need Nothin' From Me, uno dei cavalli di battaglia dei LLC, ma dopotutto chi se ne frega, autocitazione, si rubacchia in casa propria! Picchiano ancora più duro con Smoked All My Bud, aggiungendo una seconda chitarra, quella di Parker Griggs dei Radio Moscow e gli Steppenwolf altezza Move Over sono di nuovo tra noi. In Back It Up e Arthur’s Hooked si tirano giù i volumi appena un po’ e ci si rilassa con slide, armonica e ottima psichedelia per introdurre al meglio una incredibile versione di Keep It Out Of Sight dei Dr. Feelgood che ci viene restituita più fracassona e accelerata che mai. Dai Pub dell’Essex al delta del Mississippi in dodici battute! Take A Look è una meraviglia, un miraggio: Keith Richards e Charlie Watts in vacanza alle Hawaii. Con War Dances tornano a tremare i vetri delle finestre, Punk’n’Roll devastante alla Jon Spencer dei giorni migliori. Per l’intramontabile inno di Them e Troggs, I Can Only Give You Everything (l’altra cover dell’album), torna l’amico di scuderia Parker Griggs per mettere insieme la festa Garage dell’anno. Ci si avvia alla fine del disco con l’umore a mille, si assaggia un biscottino (Suzy's Cookies), si chiede l’ultimo giro (Blood River) e ci si da appuntamento per la sera dopo. Se passa la sbronza suonano ancora quei cazzoni giramondo e impenitenti dei King Mud! 


Voto: 8





Porter Stout, giovedì 05/05/2016



1 commento:

Granduca di Moletania ha detto...

Oggi ti invidio per due motivi:
1^ perche hai trovato un bel gruppo che suona un blues elettrico scarno, senza fronzoli e senza svisate interminabili. Duro ma piacevole
2^ perchè conosci il verbo "affastellare". Chi conosce questo verbo è il prescelto da Dio e tutte le porte dei templi gli sono aperte.
Io neanche sapevo che esistesse un verbo simile.
affastellare
[af-fa-stel-là-re] v.tr. (affastèllo ecc.) [sogg-v-arg]
1 Riunire insieme legna, sterpi o paglia, formando fascine: a. i cereali
2 Ammucchiare oggetti SIN accozzare: a. libri; in senso fig., ammassare concetti, idee, parole: a. frasi

Me lo sono segnato, copiato negli appunti e presto lo userò ;).

Un abbraccio