lunedì 26 settembre 2016

IL MEGLIO DEL PEGGIO





Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo

Quando si costruisce una casa, si comincia dalle fondamenta. O almeno così dovrebbe essere. Non per la ministra Beatrice Lorenzin, che con il Fertility Day ci ha dimostrato che si può ( e si deve ) iniziare dal tetto. Quindi, prima bisogna procreare e poi che Dio ci aiuti. Se qualcuno si fosse perso qualcosa nelle precedenti settimane, il messaggio della scellerata campagna pro fertilità, che tante polemiche ha sollevato, è sostanzialmente questo: fare figli in età giovane è cool. Tra gli obiettivi che si propone il Piano Nazionale per la fertilità, c'è quello di scoprire il "Prestigio della Maternità". Fate attenzione alla scelta delle parole: si parla di prestigio con la P maiuscola e non di gioia della maternità. Diventare genitore è, dunque, qualcosa che ha a che fare con la reputazione e la considerazione sociale, un concetto discriminatorio, segno di un'arretratezza culturale che ci accompagnerà ancora negli anni a venire. Nemmeno gli spot sono andati troppo per il sottile. Tra fottute clessidre e cicogne, il consesso di saggi e di soloni reclutati ad hoc dalla ministra non ha affatto brillato per sensibilità su un tema così delicato. La semantica e le immagini eloquenti delle locandine destinate a sponsorizzare il Fertility Day hanno dimostrato quanto oscurantista e bigotto sia l'approccio alla maternità. Senza troppi giri di parole è ormai assodato che sulla fronte delle donne è impressa una scadenza come se fossero yogurt, che si è smart  solo se si procrea, preferibilmente in giovane età, mentre i cattivi esempi da cui tenersi a debita distanza sono i cosiddetti "childless", compresi quelli di colore con tanto di capelli rasta (però la foto era pixelata, ops!). Detto in parole povere, chi non ha figli è out. E che fine hanno fatto il welfare e le politiche sociali per la tutela della natalità? Ma va là, avrebbe detto Niccolo' Ghidini, quelli possono attendere. Per fare un esempio, se decidi di mettere al mondo un figlio e magari sei precaria o sotto il ricatto delle tutele crescenti con un mutuo da pagare, non preoccuparti: sei in linea col regime. Può andare peggio e trovarti ad affrontare la maternità senza avere un lavoro, perché non l'hai trovato. E allora sei costretta a vivere sulle spalle dei genitori pensionati che fanno i salti mortali per mantenerti. Non importa: il prestigio con la P maiuscola è salvo. Chi non può avere figli per motivi di salute o semplicemente perché non ha nessuno con cui farli, poveretto. E chi invece decide di non averne, brucerà all'inferno. 
"Non mandare gli spermatozoi in fumo", ammonisce una locandina. Peccato che ad andare in fumo sono i neuroni. Con la N maiuscola.   

Cleopatra, lunedì 26/09/2016

1 commento:

MaryA ha detto...

Non condivido del tutto gli argomenti ma abbraccio appieno la sua indignazione.

I toni di quella ridicola propaganda sono stati estremamente violenti e offensivi, sotto ogni aspetto.