martedì 15 marzo 2011

SPAGNA 23F (TRE: IL GOLPE)

Il piano del golpe non era complicato. Forse ingenuo.

L’obiettivo finale era dare un “colpo di timone” (definizione degli stessi golpisti) attraverso la formazione di un governo civico-militare, con a capo un generale, che ristabilisse ordine in un Paese ai loro occhi in frantumi e togliesse di mezzo l’odiato Suarez. Le sue dimissioni appena qualche settimana prima, avevano in un primo momento reso incerti i militari che alla fine pero’ si decisero per proseguire ed anzi accellerare, fissando la data del 23 Febbraio. Il piano consisteva in tre operazioni squisitamente militari funzionali all’ultima di carattere civile-politico. Prima operazione militare: Tejero doveva prendere il Congresso e sequestrare i Parlamentari ed il Governo, approfittando delle elezioni in plenum. Seconda operazione militare: Milan del Bosch (foto destra) doveva prendere Valencia poco dopo ed assicurarsene il controllo. Peraltro i golpisti contavano con che le capitanerie delle altre province, i cui Capitani Generali erano franchisti fino al midollo, avrebbero seguito l’esempio di Milan del Bosch. Terza operazione militare: a Madrid la Divisione Corazzata Brunete, l’unita’ piu’ potente e moderna dell’esercito, doveva uscire a presidiare la capitale. Ultima operazione, quella politica: il generale Armada (foto sinistra) doveva recarsi alla Zarzuela, sede del Re, per persuaderlo a dargli via libera di recarsi al Congresso a suo nome, liberare i deputati e convincere i partiti politici a formare un Governo di coalizione e d'unita’ sotto la propria presidenza.

Ecco forse l’ingenuita’. Contare con l’appoggio del Re senza esserselo assicurato prima per davvero. Armada era stato quasi un padre per Juan Carlos, per quasi quindici anni al suo fianco e fino a quattro anni prima suo portavoce. Contava quindi molto su questa sua relazione personale evidentemente favorevole. Era sicuro che il Re lo avrebbe visto come l’unica persona di cui avrebbe potuto fidarsi in una simile congiuntura. Non dubitava che il Re di fronte alla gravita’ dei fatti avrebbe visto in Lui e nella sua proposta un buon modo per uscire dalla situazione. Invece le cose non andarono come sperava. Grazie all’interporsi del segretario del Re, Sabino Ferndandez Campo (generale con esperienza politica, profonde conoscenze giuridiche e con molte amicizie militari), che risultera’ per questo chiave nella vicenda, il Re non aprira’ mai le porte della Zarzuela ne’ ad Armada ne’ alla Brunete. Non dara’ mai udienza ad Armada.

I golpisti riuscirono dunque nei primi due propositi. Tejero e Milan del Bosch fecero la loro parte. Tejero sequestrato il Congresso aspettava l’autorita’ competente, mentre Milans del Bosch con i suoi 40 carriarmati aveva preso il controllo di Valencia (foto sinistra) e diramato un comunicato in cui dichiarava lo stato d’assedio. Madrid mancava all’appello.

Ovviamente i telefoni erano caldi.

Fernandez Campo avvisa del colpo di Stato il Re, alle prese con una partita di squash con un amico. Non appena rientra alla Zarzuela e prende conoscenza del sequestro dei deputati e dello Stato d’assedio di Valencia, il Re chiama immediatamente Milans del Bosch a Valencia. Il generale lo tranquillizza dicendo che rimane ai suoi ordini e che ha voluto solo prendere in mano la situazione nella propria regione fino a che non venga risolto il sequestro del Congresso.

Nello stesso momento Fernandez Campo riesce a mettersi in contatto con Tejero, gli proibisce di invocare il nome de Re nella sua azione e gli ordina di abbandonare il Congresso. Tejero non lo lascia neanche finire ed attacca la cornetta.

Allora il segretario chiama immediatamente il capo della Corazzata Brunete, generale Juste, amico di vecchia data. Sa molto bene che la Brunete essendo l’unita’ piu’ potente dell’esercito sarebbe determinante per il buon esito del golpe. Juste si trova nel suo ufficio con il generale Torres Rojas e il colonnello San Martin che sono a capo della sedizione nella Brunete e che lo hanno convinto a lanciare le truppe su Madrid, affermando che l’operazione e’ ordinata da Milans, che ha l’appoggio de Re e che viene pilotata da Armada dalla Zarzuela. Quando Fernandez Campo chiama, tutti i generali osservano ed ascoltano attentamente Juste, il quale ad un certo punto chiede se Armada si trova nella Zarzuela. Fernandez Campo dice di no. Lo stanno aspettando alla Zarzuela? Ancora no. Juste capisce allora che i generali al suo cospetto gli anno mentito. Chiama immediatemante il proprio superiore, generale Quintana Lacaci, che aveva appena parlato col Re ed al quale aveva confermato la propria totale lealta’ (il famoso ultimo giuramento nel testamento di Franco). Quando Quintana Lacaci si rende conto che la Brunete sta a punto di sollevarsi, in piena collera e con varie imprecazioni, ordina perentoriamente a Juste e tutti i generali presenti di mantenere la Brunete e tutte le unita’ al loro posto.

Nel frattempo, alla Zarzuela il Re, che aveva appena chiamato Milans e Quintana Lacaci, decide di chiamare il generale Armada presso il Quartier Generale dell’Esercito. Aramda stava aspettando quella telefonata. Come Milans, anche Armada tranquillizza il Re dicendo che la situazione e’ grave, ma non disperata, che puo’ spiegarla, che si reca nel suo ufficio a prendere delle carte e poi immediatamente alla Zarzuela. Prima che il Re risponda, Fernandez Campo rientra nell’ufficio e gli chiede chi sia. E’ Armada - dice il Re sottovoce - tappando la cornetta. Il segretario, che aveva appena parlato con Juste e capito che in qualche modo Armada doveva essere coinvolto, chiede al Re di potergli parlare personalmente. Si mette al telefono ed Armada ripete la filastrocca: situazione grave ma non disperata, vengo alla Zarzuela e parliamo. Fernandez Campo glielo nega, dicendogli che lo avrebbero chiamato se ne avessero avuto bisogno. Armada insiste in tutti i modi ma il segretario e’ irremovibile.

Le ore passano. Di fronte alla chiusura della Zarzuela i golpisti decidono di proseguire diversamente. Armada e Milans parlano per telefono nei propri uffici, circondati da vari generali. Milans propone ad Armada di recarsi comunque al Congresso per offrire ai deputati di formare un governo d'unita’ in cambio della liberazione da parte di Tejero e la revoca dello stato d’assedio in Valencia. Armada ripete il piano ai vari generali presenti i quali assentono ed approvano. Allora Armada richiama la Zarzuela. Anche questa conversazione non e’ privata e varie persone sono presenti ed ascoltano. Armada presenta al Re una situazione sempre piu’ drammatica, con Milans che non vuole ritirare le truppe, le capitanerie sollevate ed il rischio che l’esercito si divida con il pericolo di un confronto armato e guerra civile. Armada racconta quindi al Re la proposta di Milans e dei generali, affermando che Lui stesso a questo punto la vede come unica soluzione. Fa teatro Armada. Si vende come il salvatore della Patria, indicato dagli altri generali. Il Re non risponde e, ormai molto probabilmente certo che sia coinvolto, passa il telefono a Fernandez Campo (foto destra). Questi gli dice che l’idea e’ pura follia. Come possono pensare che il Parlamento voti minacciato dai mitra o che il Re accetti un governo formato con la forza? Non c’e’ altra soluzione - cerca di spiegare Armada. E tutto perfettamente costituzionale, ed anche se non lo fosse l’importante e’ liberare i deputati e risolvere l’emergenza, quello che sicuramente non e’ costituzionale e’ quanto succede nel Congresso adesso - conlude Armada. Il segretario lo lascia parlare e quando finisce gli nega categoricamente il permesso di andare in nome del Re.

Armada non voleva altro. Gli ha solo negato di andare in nome de Re. Armada decide dunque di andare al Congresso e di andarci solo. Non e’ ancora mezzanotte quando esce dal Quartier Generale. All’ingresso le guardie avvisano del suo arrivo Tejero ,che arriva subito dopo e lo saluta militarmente forse anche rincuorato dall’arrivo dell’autorita’ che tanto aspettava. I due parleranno per oltre un’ora. Armada spiega a Tejero che la situazione e’ cambiata, che lo cose non sono andate come previsto, che si sono complicate, che gli spari nell’emiciclo hanno allontanato la Zarzuela. Spiega che avrebbero proposto al Parlamento un Governo d'unita’ ma che sarebbe conveniente, una volta che i deputati abbiano accettato le condizioni, che lui e i suoi uomini prendano un aereo per il Portogallo, gia’ con i motori accesi nel vicino aereoporto di Getafe, con i soldi sufficienti per rimanere all’estero fino a che le acque si siano calmate. Tejero, sorprendentemente glissando su quest’ultimo punto, chiede a proposito del Governo e di chi lo avrebbe formato. Armada spiega che sara’ un governo di coalizione con le forze politiche esistenti. Tejero vuole sapere quali. Armada divaga. Tejero insiste. Alla fine Armada spiega e dice che sarebbero tutti i partiti, destra centro ed anche socialisti e comunisti. Tejero esplode: non si e’ imbarcato in questa avventura per dare la Spagna in mano a comunisti e socialisti, all’anti Spagna. Non fara’ la fine del traditore scappando in aereo in Portogallo. La discussione tra i due continua tra diverbi e minacce. Parlarono pure con Milans al telefono. Tejero rifiuta anche gli ordini di Milans.

Nel frattempo, all’una e venti circa, il Re pronuncia un discorso televisivo alla nazione in cui si schiera apertamente con il processo democratico e con la Costituzione votata dal popolo spagnolo, attraverso il referendum. Juan Carlos nel discorso (foto destra) veste l'uniforme ufficiale di Capitano Generale di tutti gli eserciti, volendo cosi essere inequivocabile con tutto l'Esercito ed i Generali: parla come supremo capo militare, loro superiore, loro Comandante.

Armada, fallito il tentativo di negoziazione con Tejero, esce dal Congresso poco dopo, all'una e venticinque, pronunciando una frase che molti testimoni dicono di aver sentito: “Questo tizio e’ completamente pazzo”.

...continua...

Offhegoes 15/03/11

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