Se sono diciassette anni che Berlusconi ci ammorba,una buona dose di merito va anche all'opposizione,incapace di rappresentarsi verso l'elettorato con unitarietà d'azione e coesione programmatica.Troppe anime in un unico corpo incapaci di assecondarsi vicendevolmente.La qual cosa,si badi bene,non è necessariamente un male.Il dibattito,anche aspro,all'interno del medesimo partito o fra le forze che compongono l'attuale minoranza parlamentare,è un momento di crescita spesso imprescindibile per il bene del paese.Ciò che invece è censurabile è che il dibattito avvenga sempre a porte aperte,come il litigio fra massaie nell'aia della corte.Col risultato di palesare al pubblico una confusione d'intenti che certo non trasmette l'idea di solida alternativa al centro destra.Il quale,a dir la verità,è egualmente poco coeso da un punto di vista dei contenuti,ma lo è formalmente,dovendo obbedire come un sol uomo a chi paga le prebende e le poltrone.L'immagine che l'elettore ha dell'opposizione è pertanto quella di un gruppo eterogeneo sorretto esclusivamente dall'antiberlusconismo ma che si scanna poi su tutto il resto: guerra alla Libia,nucleare,testamento biologico,etc.L'ultima spettacolarizzazione di questo dibattito interno è la lite a distanza fra Beppe Grillo e Michele Santoro avvenuta ieri sera ad Annozero.Il comico genovese,dopo aver affrontato il caso Parmalat,si è scagliato contro il giornalista accusandolo di fare gli interessi del sistema partitocratico : " Quelli che sono lì in studio sono i volonterosi carnefici della nostra democrazia.Mandali via,non invitarli.Fai parlare quelli che hai alle spalle.Stai tenendo in vita dei morti,non sei più un media,sei un medium ". La replica di Santoro non si è fatta attendere : " Se in questo paese prevale la legge del più forte,non sarà perchè manchiamo di rispetto alle persone che sono più vicine a noi ? ".Il diverbio esplicita con chiarezza quanto da me scritto poco sopra:invece di mostrarsi unita di fronte al nemico,la società civile non perde occasione per innescare tormentoni che,pur animati dalle migliori intenzioni,altro non fanno che implementare l'immagine di solidità delle forze che ci governano.Ho sempre apprezzato Grillo per i contenuti,che condivido nella quasi totalità,ma lo apprezzo molto meno per il modo con cui li manifesta.Un comico possiede un arma letale che è la satira.Tramite la quale,in virtù dell'accostamento del potere al ridicolo e al volgare,è possibile suscitare non solo una risata ma anche,e soprattutto, una riflessione.Grillo sta invece mortificando questo suo immenso dono,vestendo sempre più spesso i panni del predicatore che salmodia a colpi di invettiva.L'attacco frontale se non è gestito con spietato e calcolato cinismo,spesso tracima nel grottesco,finendo per svilire la forza anche della migliore delle argomentazioni e ricompattare il potere verso il quale è diretto.E' questo l'errore che sta commettendo il comico genovese:dice cose sacrosante,ma si prende troppo sul serio;ringhia contro chiunque,facendo di tutta un'erba un fascio;articola bene la pars destruens,ma poi tralascia il momento della proposta.E quando propone,guarda un pò,lo fa ( inevitabilmente ) tramite lo stesso sistema contro il quale sbraitava poco prima:la partecipazione alle elezioni e l'inevitabile connotazione partitica del suo movimento Cinque Stelle.Meglio,allora,vederlo su un palco,magari quello del Vaffa Day,e ancora meglio vederlo disinnescare il sistema per raggiungere fini meritovoli,tramite l'utilizzo della legge popolare e del referendum.Non amo i Savonarola nè tutti coloro che pensano di essere depositari della verità assoluta.E' per questo che io sto con Santoro.Perchè tra mille difficoltà,cerca di fare informazione libera e un prodotto di qualità;perchè all'interno del sistema partitocratico,che esiste come dato di fatto e non come costruzione astratta,non si limita ad attaccare,ma soprattutto spiega,che è ciò di cui più ha bisogno il cittadino;perchè la realizzazione dell'utopia del popolo sovrano può passare esclusivamente per le forme del dialogo e del confronto,attraverso i mezzi che la Costituzione ci mette a disposizione.Il male di questo paese non sono nè i partiti nè le consolidate strutture della democrazia.Lo è semmai l'arretramento etico di una classe politica che guarda al potere non come esercizio di responsabilità ma come veicolo per perseguire i propri interessi.Per modificare lo status quo,il percorso è più complesso di quanto pensi Grillo.Occorre innanzitutto la coesione di tutta la società civile e dei partiti che la sostengono.Sia lui che Santoro sono due imprescindibili risorse per raggiungere il traguardo che ci prefiggiamo,e cioè quello di una politica che sia concreto e serio impegno per la cittadinanza.E' necessario però superare l'empasse della diatriba interna.Perchè ciò avvenga,Grillo e tutti coloro che antepongono il particolare all'obiettivo finale,devono fare un passo indietro.Uniti si può vincere.Poi,verrà il tempo dei distinguo.
Blackswan, venerdì 29/04/2011
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