Se Janis non fosse stata una donna sola e disperata,se non avesse cercato giorno dopo giorno,con pertinacia,la propria strada per l'autodistruzione,non sarebbe mai stata la grande artista che fu.E' una cosa pessima quella che ho scritto,ma,temo,tristemente vera.L'arte spesso nasce dal dolore,dal sentirsi terribilmente inadeguati alla vita,al mondo,alle persone che ci circondano.Se stai male,se sei insoddisfatto,se cerchi amore senza trovarlo,è molto probabile che tu viva più intensamente degli altri.Ti inventi qualcosa,e quel tentativo di emergere, di non affondare,diventa arte.E l'arte sublima ogni dolore,e talvolta reca in dono l'eternità,anche se ciò che cerchi è semplicemente la vita,la gioia,un orizzonte sereno.Il problema è che ti odi pure,perchè qualunque cosa tu riesca a raggiungere,sia essa la fama,o il successo,o il denaro,non riescono a darti sollievo.C'è questo corpo maledetto che ti imprigiona,c'è una parte da recitare fino alla fine.E più cerchi senza trovare,più ti odi e provi a cancellarti,a punirti,per quella genetica incapacità di essere come tutti gli altri.La punizione che Janis si infliggeva era metodica e multiforme:l'eroina,l'immancabile sigaretta,una pletora infinita di bottiglie di Southern Comfort e di amori promiscui della durata di una notte,di quelli che rubano pezzi d'anima e lasciano ricordi di irresoluta tristezza.Fu la disperazione l'arte di Janis,la consapevolezza di una vita fottuta in partenza,di un miracolo che non sarebbe mai arrivato.Saliva su un palco ed esibiva il proprio dolore,i suoi live act altro non erano che la ripetuta epifania di chi svela il proprio destino segnato e canta ogni canzone come se fosse l'ultima.Soffiava come un mantice su tizzoni ardenti, la sua voce.Era una mistura alcolica di blues e di soul,una ferita aperta che grondava sangue,un latrato sciamanico e liberatorio,il pianto di una bimba,il sussurro dolce ed animalesco di una donna in calore,il farneticare sguaiato di una mente perversa,la compiaciuta teatralità di un guitto.Estasi e stupore,asprezza e dannazione,il fardello di secoli di schiavitù del popolo nero declamato dalla bocca imperfetta di una donna bianca di vent'anni.Ascoltate " Cry baby ",una delle gemme di "Pearl", e comprenderete cosa intendo.Sono trent'anni quasi che ho la pelle d'oca ogni volta che il mio stereo passa quella canzone.La voce di Janis ti travolge come un uragano,ti toglie il fiato,ti commuove e finisci per piangere con lei.Un gospel che è come uno sputo in faccia,la rabbia gridata contro il mondo che non comprende nemmeno un briciolo del tuo dolore.Non un pianto sommesso,ma una sfuriata,il grido dell'anima di una donna che si ribella ad un fato che non lascerà scampo.Piangi,bambina,piangi.Il cuore di tutte le donne del mondo batte all'unisono col tuo,ogni amore perduto si fonde nel dramma universale che solo la tua passione sa cantare.E' così " Pearl ":ondivago tra struggimenti e afflati di vita ( " Half Moon " ),desideri di una gioia che non si possiede ma che almeno la musica in qualche modo sa donare.Fiera e fragile,Janis inerpica la sua voce sulle vette di un blues sanguigno e vibrante ( " Move over " ),esplora malinconie soul in " A Woman left lonely ",accarezza nel country folk di "Me e Bobby Mc Gee",sbriciola il cuore nell'immenso "a cappella" di " Mercedes Benz "."Buried alive in the blues " recita il titolo di un pezzo di "Pearl ",rimasto senza partiture vocali per il prematuro decesso dell'artista.Quasi un macabro presagio di ciò che si avverrà di lì a breve.Il disco,infatti, uscirà postumo,perchè il 4 ottobre del 1970 la Joplin morirà per un'overdose di eroina senza poter ascoltare il risultato finale del suo capolavoro e godere del successo che le verrà tributato per l'ennesima volta da pubblico e critica. La breve vita della perla texana si è bruciata in soli 27 anni,lasciando un immenso vuoto che si trasformò in leggenda e storia.Ora Janis canta con gli angeli e lassù in cielo il suo "Kozmic Blues" va sempre per la maggiore.So long,honey.Take another piece of my heart.
Blackswan,venerdì,25/02/2011
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