Non mi stancherò mai di tessere le lodi di questo ragazzo della Luisiana, che insieme a Joe Bonamassa, rappresenta il meglio della nuova ondata di chitarristi rock-blues.Una simpatia istintiva, la mia, non solo motivata dalle indubbie capacità tecniche di Sheperd, ma soprattutto dal suo approcio sanguigno ( e forse anche un po’ tamarro ) al live act, che finisce inevitabilmente per richiamare alla mente le pirotecniche performance del grande Stevie Ray Vaughan.Erano sette anni che Kenny Wayne non rilasciava un disco di canzoni originali e, a parte il travolgente “ Live ! In Chicago “ del 2010, ne avevamo quasi completamente perso le tracce. Coadiuvato dal buon Jerry Harrison ( ex-Talking Heads ) in cabina di regia, e con il consueto supporto dei fedeli Noah Hunt ( superbo vocalist ),Chris “ whipper” Layton ( ai tamburi ), Tommy Shannon ( al basso ) e,soprattutto, lo strabiliante Riley Osbourne ( alle tastiere ), il nostro da alle stampe questo notevole “ How I Go “, che nella special edition, contenente quattro bonus tracks, raggiunge la chilometrica lunghezza di 75 minuti.Una durata che potrebbe apparire eccessiva,ma che fortunatamente,grazie alla varietà dei contenuti, scorre intensa e divertentissima.Non tutto però è centrato e a tratti affiorano momenti non particolarmente brillanti.Succede quando Sheperd imbocca la strada che conduce al passaggio radiofonico: i due singoli “ Never Lookin’ Back” e “Come on Over “ suonano troppo hard-rock cafone, trascinanti finchè vuoi, e lo sono davvero,per carità, ma banalotti assai.Così anche il lentone “ Show me the way back home “, molle, sdolcinato e parecchio scontato.Ma quando il biondo chitarrista fa il suo, e cioè suona il blues, non ce n’è per nessuno.Le tre cover presenti,ad esempio,sono figlie di un funambolismo chitarristico che fa sognare : “ Oh, Pretty woman”, il grande classico di Albert King, è a dir poco travolgente, lo swing di “Backwater Blues” ( Bessie Smith ) fa girare la testa e muovere il culo, mentre “Yer Blues “ dei Beatles è vestita delle visioni in acido di Hendrix. Ma ci sono ottimi momenti anche a firma dello stesso Shepherd : la cavalcata funky di “ Dark Side of love “ ( come non ripensare a Stevie Ray Vaughan ? ) è una di quelle canzoni da ascoltare in loop, così come il blues psichedelico dell’ottima “ Heat of the sun “,che ci porta addirittura dalle parti dei Pink Floyd. La migliore del lotto per intensità e bellezza è però “ Anywhere the Wind Blows “, ballatone epico dal sapore seventies, in cui la chitarra di Sheperd esplode letteralmente in un assolo memorabile, prova definitiva che anche questo ragazzo, come molti suoi predecessori, ha venduto l’anima al diavolo.
VOTO : 7,5
VOTO : 7,5
Blackswan, domenica 25/09/2011
5 commenti:
prendo nota!
Grazie cooksappe,non te ne pentirai :)
Aggiudicato!
Gran disco! Hai ragione, 75 minuti sembrano tanti ma non ci si stanca di ascoltare un album come questo....
Grande sound, soprattutto in "Backwater blues", ma se ce n'è una che mi fa impazzire è "Strut", la sto ascoltando a ripetizione!.... ^_^
@ Massi : un disco che è manna dal cielo per chi ama la sei corde :)
@ Lozirion : il disco lo ascolto anche io in heavy rotation.Ormai questi sono i cd che mi danno più godimento...
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