Mala tempora currunt, anzi cu-currunt, rafforzativo.Già, perchè ci sono stati anni,quelli del sanguezuccherosessomagia,che i Red Hot Chili Peppers sapevano infiammare i cuori con il loro crossover forse un po’ tazorro ma carico di energia e freschezza.Oggi, invece, a causa della ormai celebre sindrome della rockstar imborghesita,Kiedis e compagni hanno perso la strada della creatività e continuano a fare lo stesso disco di pop solare celato dietro le mentite spoglie di un funky indolore.Ed è un peccato,perché ad ascoltare “ I’m with you”si provano subito delle belle sensazioni: la produzione sorniona di Rick Rubin che calibra il suono su una coinvolgente sensazione di “ presa diretta”,l’affiatamento e la perizia tecnica di Smith e Flea che non perdono un colpo e infine la scintillante chitarra di Josh Klinghoffer,che non solo non fa rimpiangere Frusciante ( cosa per niente facile ),ma cuce e ricama con coloratissime e misurate note.Quel che invece manca al disco sono le canzoni.La sensazione dominante infatti è quella di ascoltare da dieci anni sempre lo stesso pezzo,come se questi brani fossero stati partoriti da una penna ormai logora,che cerca sciattamente di rivitalizzare una formula vincente, buona solo per la hit parade.E nonostante ciò," I'm with you" è carente persino da un punto di vista commerciale,dal momento che manca una canzone trainante, un singolo spacca-classifica,o una qualsivoglia impennata, se non proprio di creatività,quanto meno d’orgoglio.Basta ascoltare la performance vocale di Kiedis per rendersi conto di quanto detto:se un tempo era impossibile non riconoscergli la capacità di ipnotizzare l’ascoltatore con il suo rap dalla scansione altalenante e sghemba,oggi il cantato del buon Anthony ricorda per carattere il compitino di un impiegato di banca,che tira le cinque dopo otto ore di monocorde grigiore.A tirare le somme,quello che si ricorda di queste quattordici canzoni è davvero pochino:il campanaccio furbetto di “ The adventures of Rain Dance Maggie “,l’incipit adrenalinico di “ Goodbye Hooray “,il brano migliore del lotto, peraltro nobilitato da un intenso assolo di Flea al basso, e qui e là qualche pregevole intuizione di Klinghoffer. Alla fine,però, resta anche il tempo per deprimersi quando partono le note di “ Dance,dance,dance “,la cui presenza in scaletta riesco a giustificare solo come un refuso in fase di stampa del cd.Davvero pochino per quella che è definita la più famosa rock band del pianeta.
VOTO : 5,5
Blackswan,domenica 04/09/2011
10 commenti:
decisamente d'accordo, un disco buono giusto per sbadigliare...
eppure in rete ho visto anche diversi pareri positivi, bah! *__*
Rieccomi! Scusa la latitanza ma sono tornato oggi dalle ferie.... ^_^
Vedo che mi sono perso un bel po' di post.... Ora recupero....
Si, effettivamente anch'io sono rimasto abbastanza deluso dall'album.... Eppure The adventures of rain dance Maggie non sembrava malaccio.... Certo, non delle migliori però toccava la sufficienza.... Peccato, una vera delusione....
Sto leggendo solo pareri negativi in giro, evidentemente cominciano ad essere bolliti anche gli una volta sempre adrenalinici peperoncini.
Peccato.
@Marco :e infatti,ne ho appena letto magnificienze su XL.mah...
@Lozirion : beato te che ti sei fatto ancora un pò di ferie :)
@MrJamesFord : il tempo passa per tutti,eppure anche da vecchietti si possono fare dischi splendidi.ma se il tuo unico problema è quello di vendere,diventa dura...
Ero partito con un primo ascolto abbastanza convincente, da 6 e mezzo, e l'ho anche scritto. Poi in effetti stanca molto velocemente: molte, troppe strizzatine d'occhio alle radio.
@Lucien : è vero.Eppure,gli stessi RHCP ci avevano insegnato che si può anche fare un meraviglioso disco charts-oriented come Californication.Qui,a me pare,che il canovaccio sia veramente logoro e le idee ridotte ai minimi termini.
Di musica ne capisco senz'altro meno di molti di voi, ma per me i RHCP sono tra i miracolati della loro epoca.
Nel senso che se fossero vissuti negli anni 70 avrebbero forse, e dico forse, potuto fare i roadies di qualche gruppo vero.
E non parlo dei singoli lavori ma del gruppo in sè.
Lo sai che non è vero e di musica ci capisci assai,modestone :).Però,se valesse questo principio,dovremmo dire lo stesso anche dei Sex Pistols,ad esempio, e di molti altri gruppi tecnicamente modesti,ma capaci con le loro intuizioni di cambiare il corso della storia.dibattito aperto...
Ecco, appunto.
I Sex Pistols sapevano suonare la metà dei Red Hot ma hanno cambiato la storia.
E il punk ha generato eredità eccellenti che durano ancora oggi (in Italia Giorgnio Canali, per dirne uno).
Questi?
Questi,ma è una mia personale opinione,sono tra i pochi ad aver portato il crossover in classifica,universalizzando la strada della contaminazione.Hanno,cioè,allenato le orecchie della gente a ciò che prima era un piacere elitario.E a dispetto di uno stile molto pecoreccio,a parte Kiedis,gli altri tre ( comprendo Frusciante ),sono anche buoni a suonare.
Col passare del tempo,si è verificato il processo inverso:hanno portato la classifica nel crossover,e tutto il fascino se ne è andato a farsi benedire.
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