Ricevo dalla nostra freelance,Cleopatra,e integralmente pubblico
E' passato pressappoco un anno da quando le più importanti organizzazioni
umanitarie hanno promosso numerose petizioni e iniziative di solidarietà per
salvare la vita all'iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani,condannata alla lapidazione per adulterio e complicità nell'omicidio del marito.
Il caso destò un tale scalpore da indurre le autorità iraniane a sospendere
l'esecuzione della condanna a morte mediante lapidazione.
Un anno dopo è la volta di Kate Omoregbe.
Alla protagonista di questa vicenda è toccata una sorte più benevola,ottenendo
il riconoscimento del diritto di asilo politico in Italia.
Il 5 settembre scorso,infatti,la donna è uscita dal carcere di Castrovillari
in Calabria dopo avere scontato una pena detentiva per possesso e spaccio di
stupefacenti.
Sulla sua testa pendeva un provvedimento di espulsione verso la Nigeria,suo
paese di origine.L'attuazione di questa misura avrebbe comportato il rimpatrio
di Kate e,successivamente,l'esecuzione della pena capitale.Sakineh e Kate,due
vite segnate dallo stesso destino : la lapidazione.
La storia di questa giovane donna nigeriana inizia dieci anni fa e,per certi
aspetti,ricalca quella di tante altre sventurate che fuggono dalla propria
terra per dare una svolta ad un'esistenza segnata da afflizioni e violenze di
ogni tipo.Kate si trova costretta ad abbandonare il suo paese per sottrarsi ad
un matrimonio imposto dalla famiglia e,come se non bastasse,ad una conversione
alla religione musulmana.
L'Italia le appare un approdo,un rifugio o meglio un sogno di libertà che si
materializza.
Purtroppo,gli eventi si susseguono in una sequenza sfavorevole fino all'amaro epilogo del carcere.
Fortunatamente,il febbrile attivismo da parte delle associazioni per la salvaguardia dei diritti umani l'ha affrancata dalla lapidazione.
E' passato pressappoco un anno da quando le più importanti organizzazioni
umanitarie hanno promosso numerose petizioni e iniziative di solidarietà per
salvare la vita all'iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani,condannata alla lapidazione per adulterio e complicità nell'omicidio del marito.
Il caso destò un tale scalpore da indurre le autorità iraniane a sospendere
l'esecuzione della condanna a morte mediante lapidazione.
Un anno dopo è la volta di Kate Omoregbe.
Alla protagonista di questa vicenda è toccata una sorte più benevola,ottenendo
il riconoscimento del diritto di asilo politico in Italia.
Il 5 settembre scorso,infatti,la donna è uscita dal carcere di Castrovillari
in Calabria dopo avere scontato una pena detentiva per possesso e spaccio di
stupefacenti.
Sulla sua testa pendeva un provvedimento di espulsione verso la Nigeria,suo
paese di origine.L'attuazione di questa misura avrebbe comportato il rimpatrio
di Kate e,successivamente,l'esecuzione della pena capitale.Sakineh e Kate,due
vite segnate dallo stesso destino : la lapidazione.
La storia di questa giovane donna nigeriana inizia dieci anni fa e,per certi
aspetti,ricalca quella di tante altre sventurate che fuggono dalla propria
terra per dare una svolta ad un'esistenza segnata da afflizioni e violenze di
ogni tipo.Kate si trova costretta ad abbandonare il suo paese per sottrarsi ad
un matrimonio imposto dalla famiglia e,come se non bastasse,ad una conversione
alla religione musulmana.
L'Italia le appare un approdo,un rifugio o meglio un sogno di libertà che si
materializza.
Purtroppo,gli eventi si susseguono in una sequenza sfavorevole fino all'amaro epilogo del carcere.
Fortunatamente,il febbrile attivismo da parte delle associazioni per la salvaguardia dei diritti umani l'ha affrancata dalla lapidazione.
Questa crudele misura resta in vigore come sanzione penale in diversi paesi come Iran,Arabia
Saudita,Nigeria,Sudan e Yemen ed è,tutt'ora,un argomento che i mass media
affrontano di rado.Le immagini di donne lapidate non vengono mai diffuse.
Saudita,Nigeria,Sudan e Yemen ed è,tutt'ora,un argomento che i mass media
affrontano di rado.Le immagini di donne lapidate non vengono mai diffuse.
Un ostinato silenzio misto a paura si rende complice di una tale nefandezza.
Le colpevoli vengono,spesso,condannate dall'opinione pubblica prima ancora
di un pronunciamento giudiziario.
La storia di Kate suggerisce un mònito.Sensibilizzando le nostre coscienze si
imparerà a considerare le diversità culturali un arricchimento e non un solco.
I princìpi fondamentali dei diritti umani sono l'universalità e
l'inalienabilità.Uomini e donne devono beneficiare dello stesso diritto alla
vita,alla libertà,a non subire alcuna forma di discriminazione e
sottomissione.
Mettiamo in pratica queste semplici regole nel nostro quotidiano.La
mobilitazione corale,stavolta,ha salvato la vita ad una giovane donna.
Ogni forma di inerzia e di indifferenza sono incompatibili con la dignità e il
valore dell'essere umano.
Cleopatra
di un pronunciamento giudiziario.
La storia di Kate suggerisce un mònito.Sensibilizzando le nostre coscienze si
imparerà a considerare le diversità culturali un arricchimento e non un solco.
I princìpi fondamentali dei diritti umani sono l'universalità e
l'inalienabilità.Uomini e donne devono beneficiare dello stesso diritto alla
vita,alla libertà,a non subire alcuna forma di discriminazione e
sottomissione.
Mettiamo in pratica queste semplici regole nel nostro quotidiano.La
mobilitazione corale,stavolta,ha salvato la vita ad una giovane donna.
Ogni forma di inerzia e di indifferenza sono incompatibili con la dignità e il
valore dell'essere umano.
Cleopatra
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