Nel mio peregrinare fra i vasti territori della musica, mi sono spinto negli anni fino alle terre estreme della lirica.Sprovvisto di competenze e armato solo di passione e curiosità, mi sono imbattuto in ostacoli talvolta insuperabili, ma anche in luoghi così affascinanti da non poter fare a meno di innamorarmi e mettervi radici.Uno di questi luoghi si chiama Tosca, opera in tre atti nata dal sublime connubio fra le musiche di Giacomo Puccini e la seducente scrittura dei librettisti Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Difficile riuscire a raccontarne la complessa trama, perché rischierei di tediarvi a morte. Basti sapere che l’opera si colloca storicamente nella Roma del 1800, in un periodo di grandi fermenti politici ( la caduta della prima Repubblica Romana ) e che i fatti raccontati parlano d’amore, di tradimento, di vendetta e di una passione politica così intensa da condurre gli uomini fino all’estremo sacrificio. Il brano più noto della Tosca, una romanza che probabilmente tutti avrete sentito almeno una volta nella vostra vita, si trova quasi alla fine del terzo atto ed è conosciuta con il nome di “ E Lucean Le Stelle “. A cantarla è il pittore Cavaradossi, l’amante di Tosca, imprigionato dal sordido Barone Scarpia e condannato a morte per aver nascosto e protetto Angelotti, partigiano bonapartista.E’ l’alba, e mentre l’ora dell’esecuzione si avvicina, Cavaradossi cerca di scrivere un’ultima lettera d’amore a Tosca, senza però riuscire a finirla.E’ tormentato non tanto dalla paura di morire, quanto dal dolore di perdere l’amata e quella vita che ora, come mai prima, gli si presenta agli occhi dolcissima.Non sa che mentre lui si dispera, Tosca tenterà un utimo, disperato e vano tentativo di salvargli la vita. Sono tanti i tenori che si sono cimentati in questa sublime romanza ( io l’ho conosciuta e amata nell’interpretazione di Giuseppe Di Stefano ), ma è probabilmente la voce di Luciano Pavarotti a rendere universali gli struggimenti di un amore tanto travolgente quanto sfortunato.
- E lucevan le stelle
- e olezzava la terra,
- stridea l'uscio dell'orto
- e un passo sfiorava la rena.
- Entrava ella, fragrante,
- mi cadea fra le braccia.
- Oh! dolci baci, o languide carezze,
- mentr'io fremente
- le belle forme disciogliea dai veli!
- Svanì per sempre il sogno mio d'amore...
- l'ora è fuggita,
- e muoio disperato!
- E non ho amato mai tanto la vita!
Blackswan, sabato 19/11/2001
10 commenti:
Meravigliosa melodia...che mi ritorna spesso alla mente...grazie per questo inizio di giornata!
Nell'immaginario collettivo di molti è legata alla vittoria al mundial di Spagna 82 con Tardelli che urla e in sottofondo Vincerò, Vincerò, Vincerò! ... se non ricordo male.
@ Arianna :felice che la giornata inizi bene :)
@ Alligatore :grande romanza anche quella.Sempre Puccini,ma è il Nessun Dorma dalla Turandot.
Oh interesting!
Ogni chitarrista che si rispetti ha nel proprio bagaglio un pò di musica classica come i Capricci di Paganini o la Toccata e la Fuga di Beethoveen,quindi il mondo della musica "colta" non mi è proprio sconosciuto
oh, questo è terreno mio!!! appassionata di opera, boheme e traviata tra le preferite, anche la butterfly merita una sosta...
@ George : oh Yes ! :)
@ Massi : quando la musica è bella,colta o non colta,finisce necesariamente nei nostri bagagli :)
@ Economista :Felice per la condivisione :) Quache altra sosta nell'opera e nella classica la farò senz'altro :)
Semplicemente stupenda ed emozionante. Il melodramma non dimentichiamolo è stato un linguaggio musicale che attraversava più classi sociali, e spesso è stato veicolo di messaggi "politici" specialmente nell'800 nei moti e guerre per l'unità d'Italia.
@ Loris : ciao! bentrovato e grazie per l'intervento :)
@Blackswan:Infatti,anche perchè fa sempre effetto suonare sta roba
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