Genere : Americana
Si, lo so, è l'ennesimo disco di cover, ultimamente ne escono a decine, e francamente non se ne può più. L'impressione è quella di essere innanzi ad un vuoto generazionale di creatività, come se ormai quasi più nessuno fosse capace di scrivere canzoni nuove, e affidarsi a un repertorio già collaudato fosse molto più produttivo (o meno richioso ) di rilasciare un album originale. Però loro sono i Counting Crows, uno dei più grandi gruppi di americana di sempre, e meritano totale e incondizionata fiducia. Tra l'altro, queste sono cover di canzoni che preva
lentemente non conosce nessuno. Certo, c'è un Dylan minore ( You Ain't Going Nowhere ), c'è un luminoso Gram Parsons ( The Return Of The Grevious Angel ) c'è la chiosa con il ripescaggio di The Ballad Of El Goodo dei Big Star, ma il restante lotto di canzoni è stato acciuffato per i capelli e salvato in extremis da un ingeneroso oblio. Tanto che i nostri eroi sono andati addirittura a ripescare brani scritti prima di divenire Counting Crows,quando portavano il nome disturbante di Sordid Humor ( la convincente Jumping Jesus ).Motivi di interesse, quindi, ce ne sono: non siamo di fronte al solito parco di cover consumate dal tempo e riproposte ad libitum da chiunque, ma a una scaletta che per certi versi suona quasi come quella di un disco originale. E soprattutto, c'è una band che sta vivendo una sorta di seconda giovinezza e che suona con voglia, quasi con smania.Il disco è autoprodotto e questo risulta decisamente un merito, dal momento che l'idea che sta alla base della produzione è quella di trasmettere la sensazione della presa diretta, della jam, del " buona la prima ", degli strumenti sbrigliati. Il suono è quindi caldo, avvolgente, come se queste canzoni prendessero vita in un piccolo pub, dove la gente se ne sta gomito a gomito a bere birra e ad ascoltare musica, mentre fuori l'aria calda della notte coccola le sponde della San Francisco Bay. E' da un pò che suonano dannatamente bene questi alfieri di un country rock venato di suggestioni soul e melodie decisamente pop. Lo si era già capito ascoltando il cd dal vivo dello scorso anno, August & Everything After : Live At Town Hall, con cui i Counting Crows celebravano il ventennale d'attività, riproponendo per intero, e completamente riarrangiata, la scaletta del loro mitico esordio.Coloro che avevano amato quel live, magari anche con una lacrimuccia di malinconia ad accompagnare l'ascolto, non resteranno quindi delusi da questo nuovo Underwater Sunshine, nel quale, a parere di chi scrive, Adam Duritz ha fatto l'ennesimo salto di qualità come cantante, relegando a sfumature quelli che un tempo erano i suoi eccessi di teatralità, e misurando con sapienza tanto il timbro quanto il trasporto interpretativo. Certo, in fin dei conti,questo è solo un disco di Americana, non ci sono nè sorprese nè novità : il suono è quello consueto di una tradizione che,se riproposta con cura artigianale, sa ancora farci sognare spazi aperti, narrare l'epopea dell'on the road e riprodurre i colori di un'America provinciale, rurale e tecnologicamente arretrata. In questo, i Counting Crows sono dei maestri: convincono ed emozionano senza colpi di scena e artifici, limitandosi semmai a declinare con rinnovato entusiasmo una formula arcinota, ma che non mostra assolutamente il logorio del tempo. E' proprio questo il motivo per cui Underwater Sunshine è un buon disco: è pregno di aromi e sapori antichi, evoca ricordi e nostalgie come se fosse un luogo a cui siamo affezionati e al quale amiamo tornare dopo un lungo viaggio. Dedicategli ripetuti ascolti, magari in cuffia e sorseggiando un bicchiere di corroborante bourbon. Non ne resterete delusi.
Si, lo so, è l'ennesimo disco di cover, ultimamente ne escono a decine, e francamente non se ne può più. L'impressione è quella di essere innanzi ad un vuoto generazionale di creatività, come se ormai quasi più nessuno fosse capace di scrivere canzoni nuove, e affidarsi a un repertorio già collaudato fosse molto più produttivo (o meno richioso ) di rilasciare un album originale. Però loro sono i Counting Crows, uno dei più grandi gruppi di americana di sempre, e meritano totale e incondizionata fiducia. Tra l'altro, queste sono cover di canzoni che preva
lentemente non conosce nessuno. Certo, c'è un Dylan minore ( You Ain't Going Nowhere ), c'è un luminoso Gram Parsons ( The Return Of The Grevious Angel ) c'è la chiosa con il ripescaggio di The Ballad Of El Goodo dei Big Star, ma il restante lotto di canzoni è stato acciuffato per i capelli e salvato in extremis da un ingeneroso oblio. Tanto che i nostri eroi sono andati addirittura a ripescare brani scritti prima di divenire Counting Crows,quando portavano il nome disturbante di Sordid Humor ( la convincente Jumping Jesus ).Motivi di interesse, quindi, ce ne sono: non siamo di fronte al solito parco di cover consumate dal tempo e riproposte ad libitum da chiunque, ma a una scaletta che per certi versi suona quasi come quella di un disco originale. E soprattutto, c'è una band che sta vivendo una sorta di seconda giovinezza e che suona con voglia, quasi con smania.Il disco è autoprodotto e questo risulta decisamente un merito, dal momento che l'idea che sta alla base della produzione è quella di trasmettere la sensazione della presa diretta, della jam, del " buona la prima ", degli strumenti sbrigliati. Il suono è quindi caldo, avvolgente, come se queste canzoni prendessero vita in un piccolo pub, dove la gente se ne sta gomito a gomito a bere birra e ad ascoltare musica, mentre fuori l'aria calda della notte coccola le sponde della San Francisco Bay. E' da un pò che suonano dannatamente bene questi alfieri di un country rock venato di suggestioni soul e melodie decisamente pop. Lo si era già capito ascoltando il cd dal vivo dello scorso anno, August & Everything After : Live At Town Hall, con cui i Counting Crows celebravano il ventennale d'attività, riproponendo per intero, e completamente riarrangiata, la scaletta del loro mitico esordio.Coloro che avevano amato quel live, magari anche con una lacrimuccia di malinconia ad accompagnare l'ascolto, non resteranno quindi delusi da questo nuovo Underwater Sunshine, nel quale, a parere di chi scrive, Adam Duritz ha fatto l'ennesimo salto di qualità come cantante, relegando a sfumature quelli che un tempo erano i suoi eccessi di teatralità, e misurando con sapienza tanto il timbro quanto il trasporto interpretativo. Certo, in fin dei conti,questo è solo un disco di Americana, non ci sono nè sorprese nè novità : il suono è quello consueto di una tradizione che,se riproposta con cura artigianale, sa ancora farci sognare spazi aperti, narrare l'epopea dell'on the road e riprodurre i colori di un'America provinciale, rurale e tecnologicamente arretrata. In questo, i Counting Crows sono dei maestri: convincono ed emozionano senza colpi di scena e artifici, limitandosi semmai a declinare con rinnovato entusiasmo una formula arcinota, ma che non mostra assolutamente il logorio del tempo. E' proprio questo il motivo per cui Underwater Sunshine è un buon disco: è pregno di aromi e sapori antichi, evoca ricordi e nostalgie come se fosse un luogo a cui siamo affezionati e al quale amiamo tornare dopo un lungo viaggio. Dedicategli ripetuti ascolti, magari in cuffia e sorseggiando un bicchiere di corroborante bourbon. Non ne resterete delusi.
VOTO : 7
Blackswan, 12/04/2012
15 commenti:
Ma quant'è bella questa canzone :)
Ed è pure un buon momento per il bourbon!
La presa è direttissima, praticamente è come se abitassero qui con me, anche se è da stamattina che sono in viaggio in macchina, zona grand canyon mi pare, non lo so, mi sono persa, per fortuna c'è la musica a farmi compagnia, e di tornare non me ne frega niente ;)
d' accordo con Elle...e' bella, viene davvero voglia di prendere la vespa e correre sul lungomare, adesso di notte...fa lo stesso se ci bevo una birra mentre guardo i catamarani che dondolano nel golfo?
Ho sempre adorato i Counting crows, non sapevo di questa nuova uscita, andrò a darmi un'ascoltata.
Anche a me piacciono molto..Vedro' di ascoltare qualcos'altro.
E' vero che non ci sono più tante idee, ed è comunque vero che la musica è stato, negli ultimi 50 anni il campo espressivo più battuto...
Ora le idee musicali vengono centellinate..
Amico Black, ti seguo sempre con molto interesse, sia qui che sul progetto "Orablu".
Un abbraccio.
Persi di vista da parecchio. Magari un ascoltino :)
si bella!
Però la creatività...
Non fa mai male riascoltarli anche con cover...Loro stessi hanno scelto la copertina , dove la testa è una lampadina accesa , purtroppo , al momento priva di idee...ma la luce è accesa!!!!Come sempre un grande grazie ad averceli proposti....Bacio, Black!
Il brano è notevole e anche il disco nel complesso merita, ma quando si ricorre alle cover non è mai un bel segno
@ Elle : questa canzone piace un fottio anche a me e il disco mi procura le stesse tue suggestioni.
Dimenticavo: è sempre un buon momento per il bourbon :)
@ S. : direi che va benissimo. E ti invidio un casino : tu puoi prendere la vespa e sfecciare sul lungo mare.Il al massimo prendo la bici e faccio un giro nella zona industriale :)
@ Mr james Ford : stesso mio amore.Il cd dovrebbe essere uscito martedì.
@ Mr Hyde : ti consiglio il primo : August And Everything After. E' davvero un gran disco ( misi la recensione qualche tempo fa ).
@ Granduca : grazie mille,caro Granduca.E, a proposito di orablu, mi piacerebbe tanto coinvolgerti.Un abbraccio
@ Firma : un ascoltino non guasta mai..)
@ Ernest : è davvero un bel disco,caro Ernest :)
@ nella : interessante la tua interpretazione della copertina.Non ci avevo pensato.Un abbraccio,SuperNella :)
@ Massi : Bentornato Massi :)Quella della cover è un arte, a mio avviso.Anche se molte vole è solo l'espressione di vuoto creativo.E se vedi in giro è un proliferare incredibile di album così.
Beh, sai, la prima volta stavo facendo colazione con caffellatte e biscotti, e io non mischio mai: mica mi voglio ubriacare così facilmente ;)
Oddio quanto mi piace questa canzone!
@ Elle : male ! Una spruzzata di bourbon nel caffèlatte è la morte sua :)
@ Ele78 : piace un fottio anche a me :)
Il mio gruppo preferito dagli anni 90 ad oggi
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