FROCI!!!

Il caso è sulla bocca di tutti.

Alessandro Cecchi Paone, un tempo apprezzabile giornalista, ha detto di sapere per certo che nella nazionale di calcio attualmente impegnata nel campionato europeo ci sono due o tre omosessuali, con uno dei quali lui avrebbe avuto una relazione.

A seguito della sua dichiarazione, i giornalisti si sono fiondati nell'albergo degli azzurri ed hanno chiesto in giro se qualcuno ne sapesse qualcosa.

Ovviamente dinieghi, sguardi in alto o a terra, risatine da suola media ecc. ecc.

Finchè prende la parola il prode Antonio Cassano il quale dice che lui di froci non sa niente, che in nazionale non ne ha mai visti e che comunque "sono problemi loro".

In serata arrivano a mezzo comunicato stampa le scuse del suddetto Fantantonio che precisa che l'omofobia (c'è scritto proprio così!) non gli appartiene.

Ma nel frattempo si è scatenata la prevedibile querelle tra i lettori dei giornali, la gente dei blog e chiunque altro.

1) Tra gli sportivi maschi c'è omosessualità?

2) Se sì, va resa nota con l'orgoglio di ciò che si è o è meglio volare bassi?

Provo a dire la mia su entrambe le questioni, magari divagando un po' ma sperando di stimolare er dibbattito.

Premessa: parlo di omosessualità maschile perchè è l'unica di cui realmente si discuta.

L'omosessualità femminile è sempre stata "perdonata" più facilmente perchè, in forza di un pensiero dominante certamente maschile, non viene ritenuta incompatibile con un'attività eterosessuale.

In altri termini, per la mentalità di noi maschietti, soprattutto di quelli diciamo così più sempliciotti, una donna può essere abitualmente omosessuale, ma se si ritiene che ci sia anche una sola possibilità che faccia sesso con un uomo va comunque bene.

Anzi, il sogno di molti machos o pseudo tali è proprio quello di fiondarsi tra due lesbiche e redimerle.

Nella pratica, a una donna si "perdonano" mille frequentazioni omosessuali purchè ne abbia avute due o tre etero, mente un uomo che abbia avuto una sola esperienza omo diventa ricchione, al sud, o culatone al nord, senza biglietto di ritorno.

Per questo, e solo per questo, parlo dei maschietti.

Il tasso di omosessualità tra gli sportivi è secondo me un po' più basso della media generale.

Almeno il tasso di omosessualità dichiarata.

Per motivi culturali o di costume, non per altro.

Lo sport moderno è machista, a differenza di quanto accadeva nel mondo classico, e quindi opera una tacita repressione che impedisce il coming out o almeno lo rende più arduo.

Non così in altri settori, come ad esempio nel mondo della moda, dove l'omosessualità non è mai stata un problema e, quindi, non determina nemmeno una condizione di minoranza numerica.

La società nel suo insieme si sta per fortuna liberando, e si pone quindi idealmente a metà strada tra il mondo della moda, sempre preso come esempio, e quello dello sport.

Ma quest'ultimo è certamente un po' più indietro.

Ed essendo più indietro respinge, in qualche modo, gli omosessuali, i quali, se fanno comunque sport, tenderanno a celare la loro natura, in un circuito che si autoalimenta.

E questo mi porta al secondo e per me più importante quesito.

Se si è omosessuali e si fa sport, come bisogna vivere la faccenda?

Ma più in generale, se si è omosessuali, come bisognerebbe vivere la propria condizione?

Personalmente non amo la cultura del gay pride.

Secondo me l'orgoglio omosessuale dovrebbe essere ad esempio quello di chi, discriminato sul lavoro perchè gay, va dal giudice, riesce a farsi dare ragione e poi indice una bella conferenza stampa con cui rende nota a tutti la sua storia.

L'orgoglio di avere difeso se stessi contro un'ingiustizia, che è un orgoglio legittimo per chiunque si trovi in quelle stesse condizioni, omosessuale, disabile, nero, donna od altro che sia il motivo della discriminazione.

L'orgoglio gay dovrebbe essere quello di pretendere da tutti, sempre, rispetto per se stessi e per il proprio compagno o compagna, senza permettere sguardi ironici o battute di dubbio gusto a nessuno.

Mentre confesso di non riuscire a capire che cosa dovrebbe mai aggiungere alla condizione ed all'orgoglio degli omosessuali una sfilata di persone che si agghindano come Priscilla la regina del deserto e si baciano a lingua in fuori nelle piazze cittadine.

Gesto, beninteso, che troverei di cattivo gusto anche se lo facesse una coppia etero.

Avete mai visto Paolo Poli o Zeffirelli o Lucio Dalla su un carro allegorico a chiappe nude?

No? E ci sarà un motivo!

Così come confesso di non capire che cosa induca il Cecchi Paone di turno a rilasciare le sue sapide indiscrezioni circa la condizione di altre persone che, evidentemente, non avevano ritenuto di doverla rendere nota.

Trovo che la sessualità sia principalmente una questione privata, da vivere come tale, con discrezione tra le proprie lenzuola.

O nella propria auto, o motel, o sulla propria lavatrice, insomma dove diavolo vi pare, ma non in piazza come se fosse un panno da stendere al balcone.

Mi rendo ben conto che un gay potrebbe osservare: "Facile parlarne così, ma noi siamo discriminati e perseguitati proprio per quello che siamo nel nostro privato, e non perchè ci mostriamo in giro, e quindi questa è la nostra legittima e sacrosanta reazione".

Tuttavia, se il mondo sta cambiando, e io credo che stia cambiando, ritengo che anche l'atteggiamento degli omosessuali dovrebbe crescere, diventare più maturo, meno chiassoso e più essenziale.

Al limite più spietato, ad esempio nel pretendere pubbliche scuse da chiunque straparli di froci o culatoni o ricchioni o garrusi, soprattutto se magari queste bestialità provengono da gente che siede in parlamento.

La miglior risposta a Cassano è venuta da una grande omosessuale, una grande donna, che è l'On. Paola Concia, la quale ha commentato che forse per Cassano il problema vero è quello di essere un attaccante della nazionale, di essere stato convocato per i campionati europei, e di non segnare.