Li avevano soprannominati l’orso e il gufo, il primo a
cagione di una stazza imponente e del folto barbone che gli ricopriva il viso,
il secondo a causa dell’accentuata miopia. I loro nomi in realtà erano Bob Hite
( cantante e armonista ) e Alan Wilson ( cantante e chitarrista ) e
costituivano l’anima di uno dei gruppi di culto della scena losangelina, i
Canned Heat. Non una grande band, a dire il vero, dal momento che la loro
musica, un rock-blues dai tratti molto convenzionali, era sì, selvatica e senza
fronzoli, ma molto lontana dagli standard innovativi e sperimentali dell’epoca.
Insomma, la grande cultura blues del gruppo ( andate a recuperare il divertente
Hooker’n’Heat del 1971, prodotto e suonato in condominio con il maestro John
Lee Hooker ) veniva sminuita da un approcio al genere abbastanza calligrafico e
da esibizioni che, per quanto sanguinee, palesavano una modesta caratura
tecnica ( ad eccezione del chitarrista Henry Vestine, di sicuro il più dotato
del gruppo ). E’ pertanto molto probabile che i Canned Heat sarebbero rimasti
nel sottobosco delle rock band di nicchia, se non avessero azzeccato, nel 1968,
il singolo della vita: On The Road Again. Che non è solo una canzone a dir poco
leggendaria, ma un vero e proprio inno all’epica di quei meravigliosi anni ’60-‘70
che cambiarono per sempre la società e la storia della musica americana ( anche
se il testo della canzone parla di abbandono e solitudine ).
Poiché i Canned Heat
erano un gruppo connotato dall’amore per il blues, On The Road Again nasce proprio
come spesso ( molto spesso, a dir la verità ) nascevano le grandi canzoni blues,
e cioè con con quel collage di note, che oggi chiameremmo più propriamente “copia-incolla,
“prese in prestito “ dai grandi bluesman del passato. Alan Wilson, infatti,
utilizzò come canovaccio per On The Road Again un brano con lo stesso titolo
registrato nel 1958 da Floyd James, che altro non era se non un riadattamento
di Big Road Blues, canzone scritta nel 1928 da un grande musicista del Delta,
Tommy Johnson. Nel blues funziona esattamente così : rielaborare una canzone scritta
da altri, dandole nuova linfa e vitalità, non è ritenuto un plagio, come
avviene nel rock, ma è considerato semmai un vero e proprio tributo al musicista dal
quale si trae ispirazione. Insomma, per farla breve : tanti “copia-incolla”,
tanto onore. On The Road Again nella versione “aggiustata “ dai Canned Heat è diventato un classicone senza tempo, in
seguito rivisato da numerosi altri artisti ( a dir poco mitica la cover
robotizzata che ne fecero i Rockets nel 1978). Merito dell’ armonica pulsante
di Hite, dell’inusitato falsetto di Wilson, e di un riff di chitarra a dir poco
ipnotico. Per la cronaca : “il gufo” Wilson morì nel 1970 per un overdose,
mentre “l’orso” Hite se ne andrà undici anni più tardi, stroncato da un attacco
di cuore.
Blackswan, domenica 04/11/2012
13 commenti:
una picola menzione per l'ottimo larry taylor,da anni bassista di tom waits.che dal 1967 al 1970 fece parte del gruppo.nel bellissimo film in bianco e nero di wenders, alice nella città, c'è una scena meravigliosa con in sottofondo, on the road again.
E' una buona giornata per te killer.la tua Inter ha vinto.un abbraccio
E' vero ogni bluesman aveva un suo stile e a volte per la stessa canzone il testo variava dall'uno all'altro.. Molti vecchi pezzi blues tradizionali si sono tramandati per ascolto diretto!
E' la vena democratica del.Blues. Pur capendoci pochissimo (oltre a non essere musicista) mi è sempre piaciuto cercare brandelli di vecchi brani in nuove produzioni. Con un po' di malignitá (ma la stessa grande dose di ignoranza) lo faccio (beh ci provo) anche nel Rock ma il gusto non è lo stesso; si comincia a chiedersi chi abbia copiato cosa...ai limiti del gossip e si perde d'occhio la musica. E' anche per questo che amo il Blues...
Un gruppo che ha fatto storia, unitamente alla loro canzone.
Hai fatto bene a ricordarli...
Buona domenica , Capitano!
Mi piace la chiusa: i particolari autobiografici rendono sempre le storie più storie.
Alan Wilson era un vero appassionato; io credo che se non fosse mancato così presto sarebbe diventato un grande "divulgatore" di blues; inoltre con l'armonica non se la cavava malaccio; c'è uno sketch divertente in Hooker n' Heat in cui alla fine di uno dei suoi blues, in buona parte improvvisato, John Lee dice qualcosa del tipo "non so come abbia fatto quel ragazzo con l'armonica a starmi dietro, ma l'ha fatto..."
era difficile stare dietro a Lee, il tempo non era il suo forte.anch'io li adoro i Canned Heat.
Io ho conosciuto prima la versione dei Rockets, poi quella di Katie Melua ;) e solo a quel punto mi sono chiesta se per caso non esistesse qualche altra versione e in tal caso quale fosse l'originale (ero sicura solo che non fosse di Katie).
Mi sono piaciute tutte, ognuna a suo tempo.
Nel '68 avevo 18 anni, e in casa si ascoltava solo jazz, classica e opera. Ma ho sentito questo brano migliaia di volte senza sapere chi lo eseguiva. Benedetta ignoranza! Quante emozioni mi sono persa causa al lavoro..lavoro..e lavoro.Ma anche stamani ho imparato una cosina in più.Grazie a te Black, un abbraccio.
@bartolofederico vedi il bello di certa musica; io credo che quello che tu giustamente dici "il tempo non era il suo forte" sia la roba più spettacolare di Hooker. Non c'è mai un "tempo" univoco, un beat sincronizzato. Fantastico!
la penso come te Evil.più sgraziato è il blues, più suona vero alle mie orecchie.ciao
Canned heat fantastico gruppo....certo che però anche i Rockets....
;)
@ Bartolo : menzione accettata con piacere :) E grazie per aver menzionato i ragazzi : sabato sera ci hanno regalato belle emozioni :)
@ Mr Hyde: verissimo ! Le canzoni blues nascono spesso come un viaggio a ritroso nel tempo in cui la canzone originale finisce per arricchissirsi di qualcosa nelle versioni più recenti.
@ Galadriel : sempre felice di poer essere utile :)
@ Irriverent : Ciò che avviene nel blues è quasi un'attività filologica, cara Irriverent; nel rock si scopiazza e basta :)
@ Nella : direi un gruppo che ha fatto storia proprio grazie a questa canzone :)
@ Gioia : Ci provo spesso con questa etichetta : raccontare musica ma anche storie e biografie :)
@ Evil Monkeys : mi pare di ricordare che Wilson fosse un collezionista e avesse quintalate di vinili blues. Il disco con Hooker ( ti roingrazio per l'aneddoto, visto che la mia conoscenza dell'inglese è molto modesta ) è il migliore della band e lo trovo divertentissimo.
@ Elle : quella dei Rockets stravolge completamente il suono. E' bizzarra,per questo piace molto anche a me :)
@ Bartolo e Evil : non posso che unirmi alle vostre considerazioni.Sporco, dimesso e sgraziato: non solo per il blues, ma anche per il rock.
@ Euterpe : la cover dei Rockets è memorabile :)
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