Ci sono dischi ai quali mi approccio con somma
circospezione. Troppo timore di prendere una cantonata o pisciare fuori dal vaso.
Allora, ascolto, prendo nota, riascolto, butto giù sensazioni e prego dio che
siano quelle giuste. Succede così a ogni nuovo disco dei Depeche Mode: troppa
elettronica, troppo poco rock e pressoché totale assenza di chitarra elettrica
(e questa è una mancanza che faccio davvero fatica a metabolizzare). Quindi, pur
possedendo tutta la discografia di Gahan e soci (se si è stati pischelli negli
anni ’80 a certa musica, volenti o nolenti, ci si affeziona) quando mi trovo a
raccontare un disco così ho come l’impressione di andare a fare lo sborone in
casa altrui. Metto, allora, le mani avanti e mi scuso preventivamente con quei
fans che, dopo aver letto la recensione, verranno a chiedermi di rendere conto delle
minchiate che scrivo. Ad esempio : non ho la più pallida idea del perché i DM
abbiamo intitolato il disco Delta Machine (ne avremo contezza di sicuro fra una
settimana, quando si pubblicheranno interviste al gruppo e recensioni più dotte
della mia), ma dopo svariati ascolti, l’impressione è che la band volesse
sintetizzare il contenuto dell’album, e richiamare l’attenzione su canzoni nelle
quali convive una doppia anima, quella bluesy (quasi una sorta di scoria
primigenia che sembra intridere, anche se prevalentemente sotto traccia, l’andamento
del disco) e quella più modernamente elettronica (che ne compatta la struttura
formale ed è la più immediatamente percepibile fin dai primi ascolti). Sono
tornato a ritroso negli anni e nei dischi e, in virtù di questa riflessione, ho
trovato alcuni brani di Delta Machine molto vicini, per spirito e suoni, a
Songs Of Faith And Devotion (1993), opera epocale, oscura e appassionata, dalla
quale emergeva, potente e inusuale, una conturbante predisposizione a certe
sonorità black. Svettano in tal senso due dei brani più intensi (e francamente,
anche molto belli) del disco : Slow, blues narcolettico sorretto da un groove a
dir poco lascivo, e la finale Goodbye, folk-blues sintetico, che vorrei pensare
sia un omaggio (e una sorta di postuma restituzione) a Johnny Cash, l’uomo in
nero che regalò nuova vita alla straordinaria Personal Jesus.
Per il resto, Delta
Machine veste gli abiti (qualcuno potrà pensare che siano ormai consunti), di
ogni album dei Depeche: spesso indossati con grande stile, in altri casi, dispiace
dirlo, senza particolare charme. E’ il caso, questo, del primo singolo Heaven, che
recepisce quelle influenze trip-hop che erano già state sperimentate con alterna
fortuna in Ultra (1997), della rumorosa, e quasi industrial, Angel, che al primo
impatto stordisce e sulla distanza annoia, e di My Little Universe, tentativo,
riuscito solo in parte, di intraprendere la strada dell’elettronica minimale
già percorsa dagli ultimi Radiohead. Eppure, nonostante qualche passo falso, Delta
Machine suona prevalentemente come il ritorno sulle scene (senza contare live e
remixes sono passati quattro anni dall’ultimo disco in studio, Sounds Of The
Universe) di un gruppo in salute, che pur non riuscendo mai completamente a
svincolarsi dal proprio passato (nonostante il tentativo di sparigliare le
carte e cercare suoni “diversi”, Delta Machine sembra il follow-up di uno qualsiasi
dei dischi dei Depeche), riesce ancora a dispensare canzoni di gran classe.
Tanto che, spero potrete convenirne, il tredicesimo album dei DP svetta per
qualità su tutti i precedenti degli anni ‘00 e si propone come il migliore full
lenght dai tempi di Ultra. Canzoni come Secret To The End risultano addirittura
tra le più affascinanti del repertorio dell’ultimo decennio : il ritmo marziale
della drum machine accompagna la voce palpitante di Gahan in un crescendo di
tensione che si fa sempre più convulso. Emozioni a mani basse. E anche la malinconia al neon di Broken
e Should Be Higher (entrambe ottime) mette in risalto, oltre alla ricchezza
dell’architettura elettronica, la grande prova vocale di Gahan che, come nel
galoppante drum-beat della successiva Alone, si supera per intensità
espressiva. Delta Machine è in definitiva un buon disco, che se da un lato non
introduce nulla di veramente nuovo in uno stile musicale ormai cristallizzato
dal tempo, convince, questo si, per la qualità delle composizioni e per la
rinnovata energia con cui il gruppo si ripresenta ai fans. Fa piacere
constatare, lo dico per quei trascorsi eighties che non riesco mai a scrollarmi
di dosso completamente, che i Depeche, a dispetto degli anni trascorsi (hanno
ormai superato la boa dei cinquanta), si mantengono ancora, e più che
dignitosamente, ai vertici del mainstream pop.
VOTO : 7
Blackswan, mercoledì 20/03/2013
15 commenti:
sarà banale, ma non si smentiscono mai ed Heaven non riesco a smettere di canticchiarla... sarà che sono DepResha..
presto la mia recensione.
molto più cattiva buahahah :D
a me heaven piace..
a me heaven piace..
mi spieghi perchè i DM lanciano i loro nuovi album sempre i questo periodo dell'anno? Non so perchè ma mi vien da cantare Cielo grigio suuuu.... Strategie di mercato? Ad agosto una canzone come heaven non l'avrei ascoltata neanche al mio funerale. Siamo quasi in modalità austerity e quel pezzo proprio non mi piace. Ma come sempre le radio te lo propina fino a fartelo piacere a forza... Devo dire che avrei preferito la promozione del disco con una canzone pò più....ritmata.
A me i Depeche piacciono parecchio. Il singolo Heaven lo trovo molto bello e a dire il vero l'ho pure usato in una mia clip video :)
Non so come sarà l'album ma, sarà per quel certo stile che li caratterizza un po' retrò se così si può definire, che ascoltarli per me è sempre un piacere.
Ciao
Francesca
Bella recensione. Concordo
@ Jenny : se vuoi ti consiglio un milione di canzoni più in linea con la tua depreshone...:)
@ Cannibal : se non ho stroncato io un cd in cui ci saranno si e no tre minuti di chitarra elettrica, perchè dovresti farlo tu ? :))
@ Beatrix : secondo me è la peggiore del disco, però de gustibus non est sputazzandum :)
@ Lapattipeppa : e nel disco di canzoni più ritmate ce ne sono...comunque, per non farsi martellare le orecchie, basta non accendere più la radio o cambiare canale...o attendere il funerale di qualcun altro :)
@ Francesca : io non impazzisco molto per il genere e preferisco il rock. Però, in virtù dei tanti ricordi di quand'ero ragazzino, alla fine per loro provo una sorta di affezione parentale :)
@ Maurilio : grazie ! :)
Recensione paradossale! I DM fanno musica elettronica e tu dici che ti mancano le chitarre (che comunque ci sono, certo alla Martin Gore), bah! sarebbe come dire a Bruce Springsteen che mancano le tastiere. Secondo me Delta machine è un disco molto bello, con fantastiche canzoni elettroniche e oscure (Broken Soft touch, Should be higher, Sooth my soul...) alcune con influssi blues. Insomma i migliori Depeche Mode
Complimenti per la recensione! Io sono un fan di vecchia data dei Depeche e penso di essere sempre stato abbastanza severo con tutti i loro nuovi lavori se non mi convincevano....vedi Peace di SOTU, secondo me una delle loro peggiori canzoni ma Delta Machine mi convince sempre più ascolto dopo ascolto. Ci sono pochi gruppi che come i DM hanno saputo rinnovarsi e allo stesso tempo mantenere una certa continuità nel loro stile musicale e loro lo hanno fatto nel corso di 3 decenni con 13 album! Scusate se è poco...
IMHO Delta Machine è il miglior disco dM dal 2005: meglio di PTA e molto meglio di SOTU.
Se la batte con exciter direi.
un disco al di sopra delle aspettative se si considerano i 2 precedenti appunto.
Al di sotto delle aspettative se invece ci si attendeva un nuovo SOFAD così come era stato annunciato da Gore. In questo caso non può che montare la delusione. Se non altro i pezzi, al di la della produzione, non hanno la stessa qualità.
Da fan dei dM da quel dì mi ritengo molto soddisfatto per ora: credo che delta machine crescerà con gli ascolti.
Però volevo dare un consiglio in buona fede all'autore del post.
Se si è pervasi dal "chitarrismo" forse è meglio andarlo a cercare da qualche altra parte e non in un disco dei depeche.
I depeche sono di fondo una band elettronica: la chitarra elettrica è centellinata a piccole dosi. Quando è presente è di grande effetto: minimizzata quasi per farla risaltare. Hanno dato dignità e spessore morale ad un suono che prima di loro non lo aveva o lo aveva solo per gruppi molto alternativi. Hanno tolto il copyright della grande Musica al rock. Ed aggiungerei creato una scena loro influenzando molte band negli ultimi 25 anni.
I depeche non sono gli AC/DC: ed io ringrazio il cielo per questo.
Lo stesso Gore dopo SOFAD dichiarò che i depeche non dovevano insistere troppo con le chitarre elettriche altrimenti sarebbero "scaduti" al rango di una qualunque rock band e messi in quel calderone dove si sono sempre rifiutati di far parte. Rivendicando appunto per essi ed il loro suono una propria appartenenza.
SOFAD non è un disco rock: ha un finto alone rock. In realtà è estremamente dM come suono.
L'esempio lampante è "in your room": nella versione del singolo prodotta dai garbage è molto rockeggiante. Molto bella di sicuro.
Però IMHO non è niente a confronto della versione dell'album dove è appunto pervasa dal più oscuro suono dei dM risultando molto più ostica ed alternativa della versione "chitarrosa", la quale viceversa risulta di più di cultura pop. Ed infatti è uscita come singolo. E' il loro paradosso che li rende unici.
cinnamon
bè che dire? album a primo impatto deludente sulla scelta SCARNA dei suoni e della batteria TRoppo statica quasi un demo di Buontempi.... io dico sempre il blues lasciamo fare agli altri...l'album nn è male pero manca L'ARMONIAA che trovi In ultra o in una playing angel VEDI THE DARKNEST STAR??? concludo un delitto lasciare le 4 bonus che si distaccano dal blues.... e quasi quasi travano Armonia...voto 6+
@ Anonimo 1 : ciao e benvenuto/a.Se hai letto il post,faccio subito ammenda del fatto che mi sono mosso in territori non consoni al taglio rock del blog. Peraltro, io non dico che il fatto che manchino le chitarre sia un difetto, ma che personalmente faccio fatica ad ascoltare dischi che ne sono privi. Credo di essermi approciato al disco, di cui peraltro parlo bene, con estrema umiltà.
PS : nella E-street band le tastiere non mancano mai( e Danny Federici era un grande tastierista).
@ Marceuax : benvenuto/a anche a te e grazie per l'apprezzamento.Condivido : il disco cresce ascolto dopo ascolto e solo un approccio superficiale lo potrebbe relegare fra gli album meno riusciti.
@ Cinnamon : ciao e benvenuto/a.Condivido quasi tutto il contenuto del tuo commento. Forse il fatto del chitarrismo è stato male interpretato: non mi aspetto chitarre nei DM, non sono,come tu dici giustamente gli Ac/Dc ( che peraltro a differenza di Gahan e soci non azzeccano un buon disco dalla notte dei tempi).Come ho scritto, ho messo le mani avanti e mi sono preventivamente scusato per essermi inoltrato in territori non consoni.Ti ringrazio per l'analisi e l'approfondimento.
@ Anonimo 2: Ciao e benvenuto/a anche a te. Onestamente, trovo ingeneroso il 6+. Il disco è effettivamente un pò ostico,ma dopo ripetuti ascolti se ne coglie l'essenza.Magari, fra qualche giorno, entrerai più in sintonia con l'album.
Lo ascolto da giorni...1,23volte...niente...non mi piace...album scarso con sonorita banali e accozzate li senza criterio...i dm sono stati capaci di creare delle sinfonie da suoni elettronici e freddi..li ascolto da bambino..mi sono sempre piaciuti...non stavolta...mi sembrano quei gruppetti che alle prime uscite vogliono fare gli originali...e perdono il filo e il controllo...risultato..nessuno capisce niente...che delusione..bolliti anche loro...siate sinceri diamine!!!!
Avevi ragione ;)
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