Macclesfield,
cittadina della contea del Cheshire situata a Nord Ovest dell'Inghilterra, è uno
di quei posti che dicono poco o nulla a chi non mastica la geografia e la
storia del rock. Eppure, dando un'occhiata in giro per il web, si
scoprirà che il luogo è rinomato non solo per la manifattura della seta e
per parecchi angoli assai pittoreschi, ma soprattutto per aver dato i
natali a vere e proprie icone della storia del rock, quali John Mayall e Ian
Curtis (Joy Division). I Virginmarys, che icone certo non sono e che di
strada devono percorrerne ancora molta, arrivano proprio da lì, anche se, a
differenza dei due personaggi sopra citati, sposano un'idea di rock che ha
ben poco a che vedere con il british blues e il post-punk. Ally Dickaty (voce e chitarra), Chris Birdsall (basso e cori) e Danny
Dolan (batteria), questi i nomi dei tre membri del gruppo, picchiano come
fabbri e questo è quanto basta. In circolazione dal 2006, un pugno di Ep e Mini
Lp all'attivo, il palco condiviso con Slash, Skunk Anansie e Ash, i Virginmarys
escono dall'anonimato alla distanza e pubblicano finalmente il loro
primo full lenght di rock ad alto contenuto energetico. Gli stereotipi di
genere ci sono proprio tutti e così anche i modelli di riferimento di queste
canzoni potenti, ma tutte invariabilmente derivative : fin dal primo
ascolto, viene da pensare soprattutto ai Foo Fighters, ai Danko
Jones e ai Green Day. Chi cerca suoni più sofisticati e modaioli si terrà
ben lontano da King Of Conflict, su questo non ci piove. Coloro che invece hanno
pretese di più basso profilo e pensano che il rock sia prevalentemente
headbanging e divertimento troveranno in questo disco pane per i propri
denti. Anche perchè, tutto sommato, le buone canzoni non mancano. Il riff
dell'iniziale Dead Man's Shoes, ad esempio, è una bella botta di adrenalina
che non si smaltisce tanto facilmente e pretende ripetuti ascolti, mentre
Dressed My Kill e Bang Bang Bang sono inni da stadio per saltare in libertà,
dita puntate verso il cielo e cori cantati a squarciagola. Riffoni pesanti, accelerazioni
improvvise, sporcizia quanto basta, entusiasmo post adolescenziale e qualche
bella melodia da canticchiare sotto la doccia sono la proposta grezza ma sincera
servita dai Virginmarys. Insomma, il minimo sindacale per una sufficienza,
che diventa piena e soddisfacente solo allo svelarsi di Ends Don't Mend,
abrasiva ghost track che salta fuori dal nulla dopo cinque minuti dalla fine del
disco.
VOTO :
6,5
Blackswan, martedì 19/03/2013
8 commenti:
Purtroppo caro Nick , non li conosco...
Una capatina per venirti a salutare....
Picchiano come fabbri e a me questo basta....
a me no, effettivamente. Il fatto che all'ascolto ricordino i FooFighters mi basta per pensare di inserirli nella TapisRoulant compilation.
Ma adesso ti bacchetto. Suoni sofisticati, non sono necessariamente modaioli, daiiii :-P
A me piace la storia della ghost track: geniale!
L'inizio di Dead Man's Shoes mi piace, aspetto ad ascoltare il resto ;)
A prescindere dalla mancanza di originalità, il pezzo che hai postato mi ha pigliato.Thumb up
@ Nella : Ciao cara Nella :)
@ Irriverent : "...e questo è quanto basta." Era una constatazione non un giudizio di valore. Sofisticati e modaioli...non ho mai inteso un'assimilazione fra i due termini.
I foo fighters sono da sempre il carburante nobile delle mie ore di sport :)
@ Elle : vedrai che ti piacerà anche il resto. Il disco suona tutto così.
@ Euterpe : ben tornato ! :) Il pezzo prende molto anche a me. Tutto il disco, a dire il vero. La mia natura musicale è rozza e primordiale, debbo farmene una ragione :)
Totalmente nuovi per me.
Che ritmo!
Al momento giusto mi piaciono quelli "che picchiano come fabbri"! :)
@ Sandra : come dicono i ggiovani : Spaccano ! :)
@ Adri : Grande !!!! :)
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