Questa volta voglio parlarvi di una terra a ma carissima,
certa che anche coloro che l'hanno visitata ci hanno lasciato il cuore: la
Sardegna. Ovviamente non vi parlerò di posti straturistici e di spiagge
d'estate, ma di una zona meravigliosa, che sta iniziando da poco a farsi
conoscere al turismo: il Supramonte. Un complesso di altopiani a breve distanza
dal mare blu profondo dell'Ogliastra, paesini caratteristici come Orgosolo dove
si cammina tra le vie ammirando murales che narrano storie di uomini coraggiosi.
Un'escursione di una giornata da fare è la visita del villaggio nuragico di
Tiscali ( Soru ha tratto ispirazione da questo per la sua azienda). Partendo da
Dorgali o Oliena, affidatevi a cooperative del luogo con guide specializzate, è
senza dubbio meglio. Si cammina piacevolmente, ma con scarpe da trekking, per
circa un'ora e mezza/due, soffermandosi per bere un po' d'acqua e per farsi
raccontare la fauna che cresce intorno. All'improvviso si raggiunge la sommità
di una grande caverna e...sorpresa, proprio dalla sommità si può vedere il
villaggio nuragico costruito al suo interno. Purtroppo sono veramente pochi i
nuraghi rimasti, ma assicuro l'incanto del luogo che è veramente unico. Dopo un
pranzo a base di salsiccia, formaggio e cannonau fatto in casa (che aiuta la
discesa...), si torna alle auto. Approposito di cannonau, in tutte le zone
della Sardegna ne troverete , cosi come il vermentino, ma vi consiglio di
cercare e assaggiare altri vitigni autoctoni che negli ultimi tempi hanno
sviluppato ottimi vini: due per citarne, il Nuragus e il Cagnulari, vitigno
coltivato al nord che dopo essere praticamente scomparso è stato ripreso da una
casa vitivinicola e portato a eccellenti risultati.
Per quanto riguarda le letture da fare in compagnia dei
buoni vini, due i libri e gli autori che mi sento di suggerire: il primo, un
classico, “padre padrone” di Gavino Ledda: crudo, meraviglioso,
indimenticabile. Il secondo, recente, frutto di una giovane scrittrice, che è
Michela Murgia. “Acabar” in spagnolo e in sardo vuol dire terminare;
l'”accabadora” (titolo del libro) era una donna solitamente anziana, che veniva
chiamata dalle famiglie dei malati senza speranza per porre fine alle loro
sofferenze, praticamente praticava l'eutanasia. E' una figura mitica all'interno
della tradizione sarda, ma esistono testimonianze di accabadore realmente
esistite, tra cui uno strumento usato da una di esse in un museo a Nuoro. Il
libro è un romanzo, a mio parere alla fine perde un po' il fascino e
l'interesse, ma comunque è una lettura interessante e piacevole.
MoneyPenny, Giovedì, 13/06/2013
8 commenti:
Quella zona della Sardegna è veramente spettacolare.
La ricordo ancora con piacere, anche se sono molti anni che non vado.
Grazie per averla rinfrescata, MoneyPenny.
Ho avuto un bel po' amici sardi cui ero molto affezionato.Sono stato fidanzato con una ragazza sarda con la quale ci si siamo lasciati proprio quando dovevamo partire per la Sardegna.Da allora non ho pensato piu'di andarci,pur sapendo che è una isola meravigliosa..
Splendida terra, splendida gente.
Mi permetto di aggiungere quale viatico per un giro nella Sardegna lontana da veline, calciatori, tronisti e parvenus: di Marcello Fois "In Sardegna
non c'è il mare"
Tu fai il critico musicale io quello cineletterario :). Come va Compagno?
Bellissima la Sardegna ci sono stato quando avevo diciassette anni e me la ricordo ancora. :)
La fine (ma solo la fine) di Accabadora è davvero deludente, mentre la fine della gita a Tiscali, il famoso "pranzo coi pastori", vale da solo il viaggio in Sardegna (ok, assieme alla gita e alla vista dal monte Tiscali).
Io consiglio anche Il giorno del giudizio di Satta da leggere, e il Carignano del Sulcis da bere :)
Ho avuto tanti amici sardi anch'io e tanti di quella parte di Sardegna... ma quello che più conta é il tuo vivido ritratto.
:elle@
Scusandomi per il ritardo, concordo con te su tutto. Concordo con te sul carignano, assaggia anche il bovale
:the mist@
Grazie a te
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