Valtari,
uscito a maggio del 2012, era un disco troppo complesso, rarefatto ed elusivo
per piacere a chiunque non fosse un fan dei Sigur Ros fin dai tempi di Von (e
quindi abituato a un percorso musicale in cui il termine canzone trova
raramente un corretto utilizzo). Oggi, a distanza di un anno, esce Kveikur, che
non solo rappresenta l’altra faccia della medaglia di Valtari ma è
probabilmente anche l’opera più convenzionalmente rock pop del combo islandese.
Nessuna rivoluzione cartesiana, per carità : i Sigur Ros restano i Sigur Ros, e
così pure l’attitudine a disegnare soundscapes d’introspezione cosmica che continuano
a farci sognare ormai da quindici anni. Eppure, le novità presenti in questo
disco (compreso l’abbandono dello storico tastierista Kjartan Sveinsson) non sono
di poco conto. Jonsi, ad esempio, ha cambiato registro, utilizza tonalità più
sobrie e quasi umbratili, rifuggendo spesso dal falsetto angelico che connotava
il suo cantato come un marchio di fabbrica. A differenza del suo predecessore,
le canzoni di Kveikur si attestano quasi tutte sotto i sei minuti e si sono
arricchite di nuovi elementi : una ritmica più potente e spesso in primo piano,
una più accentuata architettura chitarristica dei brani, e la comparsa, con una
certa frequenza, di elementi elettronici, come ad esempio negli umori quasi industrial
della title track. Ma ciò che davvero stupisce è la presenza di vere e proprie canzoni
che, pur mantenendo intatta l’efficacia di una scrittura dolcemente affabulante,
imboccano la strada di una fascinazione che a tratti diviene, mi si passi il termine, vagamente "mainstream".
Non fraintendete : qui non c’è nulla che possa passare per radio o definirsi un
prodotto commerciale.
Eppure, all’interno di involucri mai banali e
perfettamente equilibrati, la novità vive in fascinazioni che possono definirsi
(quasi) pop. Così, ad esempio, la terza traccia, Isjaki, a dispetto di una
ritmica austera, deflagra in mille colori grazie a un ritornello che resta
appiccicato alle orecchie fin dal primo ascolto, e Blapraour, con le dovute
proporzioni, potrebbe quasi sembrare un pezzo dei Coldplay, qualora il gruppo
di Chris Martin riuscisse ogni tanto a scrivere musica senza sbrodolarsi di
miele. Agli estremi opposti di una scaletta che risulta fruibile anche ad
ascoltatori occasionali della band capitanata da Jonsi, si attestano l’iniziale
Brennestein, che sprofonda nella vertigine elettronica di un abisso cupo e
malevolo, e la conclusiva Var, sorretta da un’esile trama di rarefazioni e
pianoforte che avrebbe trovato la sua naturale collocazione in Valtari. Non
siamo ai livelli di ( ) o di Takk, e men che meno di Agaetis Byrjun, ma Kveikur
è un disco perfettamente riuscito, il lavoro di una band in continuo movimento,
che sa mantenere fede a se stessa e al proprio credo artistico, modificando però
con intelligenza il linguaggio musicale. Cosa sarà in futuro, se il nuovo verbo,
finalmente comprensibile ai più, tornerà a vivere o se è solo il figlio di una
necessità estemporanea, non è dato sapere. Per il momento, meglio limitarsi ad
assaporare le atmosfere di questo inaspettato Kveikur e godere, senza remore, della
musica di una delle band più intelligenti, e realmente alternative, del nuovo
millennio.
VOTO
: 7,5
Blackswan, sabato 29/06/2013
14 commenti:
Per me , pur non conoscendo molto bene i personaggi , hanno sempre dato la netta impressione di fruitori di musica quasi apocalittica e la cosa non mi è mai dispiaciuta ,anzi....
Certo non un album da godersi a tutta gallara , ma da centellinare con pazienza e riflessione...
Video stupendi!
Grazie inimitabile...:::)))
Ascoltati a volte, ma sempre con quell'idea di prodotti troppo complessi per il mio orecchio.
Questi pezzi mi piacciono, molto...
Grazie! :)
@ Nella :Effettivamente i Sigur Ros hanno sempre sfiorato l'apocalisse. ( ) (il disco si intitola così) è quello che ci va più vicino. Un abbraccione :)
@ Gioia : non ci credo. Non esiste musica complessa, ma solo musica bella e musica brutta.Sarebbe come dire che tu non affronti la lettura di un libro solo perchè sembra difficile. Non ci credo :))
li adoro e ...... vorrei vivere in Islanda ... ok, il tempo non è un granché, ma l'acqua calda è gratis :))))
@ Blackswan . se è per questo, anche da noi il tempo non fa impazzire. ieri sera,facevo cocktails a una festa all'aperto e c'era gente che si aggirava con il pile o la giaccavento.:)
Grande gruppo e album magnifico.
All'uopo mi sorge un dubbio: come vengono soprannominati i fan dei Sigur Ros. Sigurini?
il primo pezzo mi piace molto, poi via via mi sembra che il disco si spenga un po'...
spero con i prossimi ascolti di cambiare idea..
Oh, i Sigur Ros *_*
J'adore!
Molto interessanti, per niente facili.
Quando una band stellare come i Sigur cambia così tanto (in ogni senso, compreso dismissed di Kjarri e dell'EMI) convincendo senza snaturarsi non credo proprio ci sia da lagnarsi oltremisura. Sfido tanti altri a far lo stesso e poi vediamo, anzi sentiamo.
Ma sarà parere mio.
"Sigurini" nun se po' senti' proprio, direi XD.
*D*
@ Nora : Non saprei, non credo vengano chiamati in alcun modo, e se succede vengono chiamati in islandese, che nessuno riuscirà mai a comprendere :)
@ Marco : Brennestein effittavamente possiede un tiro altissimo,ed è probabilmente il pezzo migliore del disco. Ma anche il resto,a mio avviso, resta su livelli notevoli.
@ Mist : Anca mi ! :)
@ Haldeyde : per uno che è abituato al prog rock ascoltare i sigur è una passeggiata di salute :)
@ Anonimo : no, è parere condiviso anche da me. :) da fan della prima ora, ho apprezzato ogni loro mossa, anche un disco come Valtari che ai più è risultato indigeribile. Kveikur resterà nel mio ipod per molto, molto tempo. :)
@Blackswan, proprietario del blog: piacere di avere una condivisione di pareri; Valtari l'ho apprezzato molto anch'io sebbene abbia meno "spinta" rispetto agli altri lavori di studio (almeno nella seconda parte, dopo Daudalgn, per intenderci), ma devo dire ch'è ottimo da ascoltare distesi in mezzo alla natura in completo relax.
*D*
Anonimo : Io l'ho trovato perfetto anche per calarsi nel traffico caotico di Milano.Effetto straniante :)
Voilà! Ecco aggiornata la mia personale enciclpedia del rock! :))
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