Ho sempre pensato che nel panorama pop odierno,
prevalentemente asfittico e poco credibile sotto il profilo della sincerità, i
Vampire Weekend, insieme a pochissimi altri gruppi (mi vengono in mente, per
citarne uno, gli MGMT), rappresentassero
non solo un salvacondotto per
accompagnare le nostre orecchie
attraverso i perigliosi territori della paccottiglia, ma soprattutto un
barlume di speranza per un futuro musicale foriero di qualche bella soddisfazione. Due
dischi all'attivo, l'omonimo album desordio del 2008 e Contra del 2010, nei
quali, con scanzonata leggerezza, la band
newyorkese rileggeva la favola africana raccontata dal Paul
Simon in quell'album epocale che porta il
nome di Graceland. Non
una ripetizione pedissequa di quel suono,
intendiamoci, semmai una sorta di bigino creativo, in cui l'epica del
disco, così lontano nel tempo da questi quattro ventenni, veniva ridimensionata a uso e consumo di un
indie pop minimalista e ad alto tasso melodico. La favola, insomma, veniva trasformata in
filastrocca e il grande cuore sudafricano era evocato soprattutto nelle ritmiche sincopate
di cui quelle canzoni abbondavano.
Derivativi, semplicissimi e talvolta anche
ingenui, ma proprio per questo due dischi con le bollicine,
frizzanti senza essere invasivi,
zuccherini ma per niente dolciastri.
Oggi, i Vampire Weekend sono diventati grandi, e questo nuovo lavoro denota
una caratura compositiva più complessa e per certi versi più consapevole. Modern
Vampire Of The City ci parla di un gruppo in evoluzione, che ha scelto di
intraprendere una strada diversa, provando a cambiare stile e riferimenti. Tanta musica
classica (nell'iniziale Obvious Bicycle e
nella conclusiva Young Lion l'influenza dei nuovi ascolti si sente davvero
molto) e soprattutto il John Lennon post Beatles sono, nelle dichiarazioni dei
quattro newyorchesi, i punti di partenza per un suono che risulta maggiormente
strutturato e sofisticato. Ed è probabilmente questo il limite di un disco che
non riesce mai a decollare completamente a causa della, talvolta, stucchevole
artificiosità degli arrangiamenti. Se da un lato, infatti, i Vampire
Weekend non hanno certo perso la capacità di azzeccare melodie leggiadre
(l'ottima Step) o di accellerare il passo con brillanti
intuizioni molto fashion (la ritmica caciarona, il synth pompato e il gusto
retrò per gli anni '50 del singolo Diane Young), dall'altro vengono meno
quell'immediatezza e quel brio che avevano caratterizzato i lavori precedenti.
Come se la forma insomma avesse assorbito gran parte della sostanza in un
esercizio di stile fine a sè stesso. Un passo falso, dunque ? Diciamo
solo mezzo : i ragazzi sono giovani e talentuosi, possiedono indubbie
doti creative e il loro desiderio di cambiamento è di per sè già un
fatto positivo. Commettere qualche errore, insomma, è lo scotto che si
deve pagare necessariamente al tentativo di dar vita a un nuovo corso
musicale. Quindi, opto per la sufficienza piena, rimandandoli al prossimo disco
per il definitivo giudizio d'appello.
VOTO : 6 +
Blackswan, mercoledì 05/06/2013
6 commenti:
Condivido il tuo giudizio: aspettiamo qualche altro lavoro.
Magari con una minore dose di manierismo..
Uhm. Tutto sommato non mi dispiace questo esercizio di stile.
Non so, da profana, mi danno un senso di piacevole impalpabilità :)
Non è il mio genere, in ogni caso.
"stucchevole" è un aggettivo azzeccato, insieme al sostantivo di Mr Hyde: "manierismo".
A me non piacevano prima e neanche adesso: il loro sound per me è lontano da tutto ciò che mi fa esaltare in musica.
anche a me sono piaciuti nettamente di più i primi due dischi.
però un voto troppo striminzito, visto che qualche ottima canzone dentro comunque la si trova...
@ Mr Hyde : Sono convinto che il prossimo disco sarà più easy :)
@ Mist : piacevole impalpabilità mi sembra un'ottima definizione :)
@ Lucien : i primi due dischi li trovati ottimi, freschi, divertenti, leggeri. Su questo, come hai letto, ho espresso molte riserve.
@ Marco :Il + infatti è proprio in virtù delle buone canzoni contenute nel disco :)
Non li conoscevo, ma li ho trovati quantomeno interessanti.
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