Correva l'anno 1985, quando
acquistai Spleen And Ideal, secondo full lenght dei Dead Can Dance, il primo
dopo l'uscita dal gruppo di Paul Erikson e Peter Ulrich. Ricordo che restai
affascinato da quelle nove canzoni che, pur inserendosi nel filone dark-wave
tanto in voga ai tempi, suonavano maledettamente strano per l'uso di
strumenti non convenzionali, come i timpani e il trombone. L'impressione
che ebbi allora fu quello di trovarmi di fronte a una musica proveniente da un
medioevo gotico e tenebroso, quasi che Spleen And Ideal fosse una rivisitazione
in chiave moderna della musica sacra che in quell'antico
passato risuonava nelle chiese. Successivamente, la musica dei Dead Can
Dance si fece sempre più raffinata e sperimentale, incorporando in sè elementi
provenienti da tutto il mondo e che nulla avevano a che vedere con la
musica rock. Il gruppo, attivo con continuità fino alla seconda metà degli anni
'90, si sciolse poi nel 1996, soprattutto a causa dei progetti personali di Lisa
Gerrard, sempre più attratta dalla carriera solista e dalla passione per le
colonne sonore (ebbe anche una nomination al premio Oscar per il tema
principale del film Il Gladiatore). E' stata pertanto una
piacevolissima sorpresa quando la Gerrard e Brendan Parry si sono riuniti lo
scorso anno per rilasciare un nuovo disco di inediti, Anastasis (resurrezione),
acclamatissimo peraltro dalla critica e subito adottato, con tanto di
lacrimuccia di giubilo, da tutti i fans del gruppo. Ad aprile 2013, per
celebrare il ritorno sulle scene e suggellare più di trent'anni di carriera, è
uscito invece un doppio cd live (triplo se acquistato in vinile) che
restituisce intatto il potere evocativo di una musica misteriosa e
affabulante, che nel tempo non ha perso un solo grammo del proprio solenne splendore. Sedici canzoni in cui il rock è solo la chiave per accedere a una
stanza dei tesori in cui sono contenutii scrigni ricolmi di ogni ben
di Dio: visioni mediorientali, sfarzosi tappeti di tastiere, canti
gregoriani, perle gotiche, folk celtico, lo ieratico baritono di
Parry e l'immenso contralto della Gerrard, qui al meglio delle sue capacità. La
scaletta del live è composta dall'intero Anastasis, ma non mancano anche alcune
chicche pescate da un remoto passato. E' il caso di Dreams Made Flesh, dal
primo album dei This Mortal Coil, di The Host Of Seraphim da The Serpent's Egg,
e soprattutto di Song To The Siren, brano firmato da Tim
Buckley, anch'esso proveniente da It'll End In Tears (1983) dei This
Mortal Coil, e qui stranamente cantata da Parry (molto bene) e non dalla
Gerrard (che in quel disco ci regalava una splendida Waves Become Wings). Per
chi volesse accostarsi al gruppo con una trentina d'anni di ritardo, questo cd
può essere l'occasione giusta per riscoprire anche i precedenti, memorabili,
album. I fans della prima ora, invece, il disco lo avranno ormai già
consumato.
VOTO : 8
Blackswan, martedì 20/08/2013
1 commento:
L'ascolto del videoclip mi ha fatto perfettamente convinto della bontà delle tue asserzioni fatte una volta di più con la tua possente, personale prosa.
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