Se siete affezionati
allo schema tradizionale della canzone e non amate particolarmente la chitarra
elettrica, questa recensione non fa per voi. Ma se invece siete aperti a
esperienze musicali estreme, o quanto meno inusitate, e portate sempre con voi
una air guitar, questo disco potrebbe riservarvi parecchie
soddisfazioni. Loro si chiamano Earthless, sono un side project del chitarrista
degli Howlin Rain, Isaiah Mitchell, e hanno all'attivo solo quattro album, tra
cui un travolgente disco dal vivo dal titolo Live At Roadburn (2008). Oltre
a Mitchell, a comporre questo power trio originario di San Diego, ci sono
anche Mike Eginton al basso e Mario Rubalcaba alla batteria, che qualcuno forse
ricorderà per la sua militanza nei Rocket From The Cript. Un terzetto
che richiama subito alla memoria la composizione della Jimi Hendrix
Experience, la band del mitico chitarrista di Seattle, al cui sound in
qualche modo gli Earthless si rifanno. Anche perchè il gruppo guidato da
Mitchell si muove proprio per i territori dell'hard rock blues più duro, strafatto però (e il termine strafatto è quello che rende meglio) da tonnellate
di acidi. A voler trovare altri nobili riferimenti, si può affermare,
senza tema, che la musica degli Earthless si ispira anche ai Grand Funk Railroad
e ai Black Sabbath, anche se poi se ne discosta per un'ortodossia espressiva
quasi monolitica e per per la propensione esagerata alla lunghezza dei brani, tutti chilometrici. Se si aggiunge poi che gli album della band californiana sono interamente strumentali, avrete il quadro completo del perchè, a inizio recensione, parlavo
di esperienza musicale estrema. Il disco, infatti, dura un'ora abbondante ed è
composto da quattro canzoni (il termine canzone, a dire il vero, ha poco senso).
Un brano centrale, Equus October, che fa da spartiacque lisergico ai due blocchi
in cui è suddiviso il disco : la prima parte, composta da due brani di quindici
minuti ciascuno, Violence Of The Red Sea e Uluru Rock, e la seconda parte, una vera e propria maratona, composta da un unico brano, la title track, che supera la
mezz'ora di durata. In buona sostanza siamo di fronte a una jam session
straripante, a un'esondazione di suoni che travolge tutto e tutti con le sue
acque limacciose e un carico infinito di detriti noise. Basso e batteria
martellanti, riff di sabbathiana memoria e un assolo via l'altro per un impatto
sonoro che porta sempre al limite la resistenza dell'ascoltatore. Non è un
caso se gli Earthless siano stati definiti da qualcuno "la band più
rumorosa della California" : se accendete lo stereo, alzate il volume e passate
From The Ages dall'inizio alla fine, è probabile che il vicino di casa vi
faccia un esposto alla Procura della Repubblica per killeraggio sonoro. Ma
credetemi, se un certo tipo di rock vi piace, una volta conosciuti gli Earthless
non li mollerete più. Violenti, deliranti, eccessivi. In una parola : definitivi.
Voto : 7
Voto : 7
Blackswan, venerdì 15/11/2013
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