Ecco a voi i Nashville Pussy, uno dei gruppi più
cafoni e irriverenti del pianeta. D'altra parte, basterebbe un nome così a
far storcere il naso alle anime più gentili. Il fatto è che loro ce la mettono
proprio tutto per apparire sgradevoli: schiocchi di fruste, rumore di bottiglie
vuote che cadono e lo scalpiccio di stivali che camminano, nella più
frusta iconografia western, spettacoli ai limiti della pornografia, testi
machisti, razzisti e volgari oltre ogni limite di decenza, che il più
delle volte inneggiano al sesso, alla droga e all'alcool. La musica proposta
dal cantante e chitarrista Blaine Cartwright e dalla di lui moglie, la
chitarrista Ruyter Suys (la line up è completata dal batterista Jeremy Thompson
e dalla bassista Bonnie Buitrago), è ovviamente in linea con l'immagine
che la band ha voluto dare di sè. Scordatevi, dunque, che ad allietarvi i timpani
ci siano melodie celestiali, soundscapes nostalgici, arrangiamenti d'archi e
paradisiaci controcanti. I Nashville Pussy picchiano di brutto e filano cento
all'ora. Nelle loro corde ci sono l'hard rock, l'heavy metal, un pò di southern
e qualche spruzzata di decibel punk, e suonano un pò come se i Motheread si
facessero un paio di birre insieme agli ZZ Top. Siccome sono in circolazione dal 1998
(l'esordio portava il vergineo titolo di Let Them Eat Pussy), non è difficile
intuire che all'inizio il gioco fruttava molto, almeno in termini di
divertimento e sorpresa. Oggi, invece, a distanza di una quindicina d'anni dal
primo album, Blaine Cartwright sembra aver sparato le cartucce migliori e
la ripetitività fa pericolosamente capolino a ogni canzone. Nulla che non si
possa ascoltare con il desiderio estemporaneo di darci dentro a colpi di air
guitar, ma nulla che duri di più del piacere effimero di un paio di ascolti.
VOTO: 6
Blackswan, martedì 01/04/2014
4 commenti:
Vabbene i tempi migliori sono ormai alle spalle, la furia degli esordi è (anche giustamente) un ricordo, ma quando attaccano con i loro blues marci, ruvidi e rumorosi mi fanno sempre impazzire. Visti anche dal vivo a Bologna un mesetto fa, live sono imprescindibili!
Il meglio in studio lo abbiamo gia' ascoltato,temo. Poi, dal vivo, e' tutta un'altra storia.
Ascoltati più volte, non mi hanno lasciato granchè, devo dirlo...
@ Antonello: diciamo che non sono il massimo della creatività :)
Posta un commento