Erano anni, quattro almeno, che Wilko Johnson (ex
Dr.Feelgood) e Roger Daltrey (The Who) programmavano un disco insieme per
rendere omaggio a quella scuola di british rhythm and blues, su cui entrambi
avevano formato le rispettive carriere. Un progetto, questo, che è rimasto
lettera morta fino a che le condizioni di salute di Johnson, a cui sono
stati diagnosticati un cancro al pancreas e pochi mesi di vita, hanno indotto
ad accelerare i tempi. Così, i due eroi di quei leggendari anni '70, si sono
dati appuntamento allo Yellow Fish di Uckfield, un piccolo studio di
registrazione situato nel cuore del Sussex, e a novembre dello scorso anno, in
una sola settimana, l'album è stato registrato, coinvolgendo anche due membri
della touring band di Johnson, il bassista Norman Watt-Roy e il batterista
Dylan Howe, e un redivivo Mike Talbot (ex Style Council) alle tastiere. In
scaletta, undici canzoni di esaltante rock 'n' roll pescate prevalentemente dal
repertorio di Johnson, con estratti dal periodo di militanza
nei Dr. Fellgood e nei Solid Senders o dai suoi album solisti degli
anni '80. Uniche eccezioni, una ballata inedita scritta per l'occasione, Turned
21, e una cover davvero notevole di Can You Please Crawl Out Your Window di Bob
Dylan. Il risultato è un superbo disco dal suono molto vintage, che fila
via rapido e incisivo come la chitarra affilatissima di Wilko Johnson. Che,
nonostante i serissimi problemi di salute, sembra davvero essere in perfetta
forma come negli anni magici. Pochi assoli, tanta ritmica, un suono essenziale
e preciso, sono caratteristiche che il grande Wilko porta
impresse nel proprio dna musicale e che si adattano perfettamente a un
repertorio che odora di pub e pinte di birra. Notevoli anche la
martellante sezione ritmica e un Daltrey che sembra aver ritrovato lo smalto e
gli spunti del fuoriclasse soprattutto grazie a un timbro mai così grave e black. Non
si può ovviamente parlare di capolavoro dal momento che su questo genere di
musica si è già detto tutto e che il repertorio è composto da
canzoni già pubblicate, rivitalizzate per l'occasione da un'inaspettata seconda
giovinezza. Ma di sicuro Going Back Home suona come un lavoro onesto e
sincero, fresco e spumeggiante, trascinante come non se ne ascoltava da tempo.
Un ultimo e doveroso appunto a margine della recensione. E' duro doverlo accettare, ma
Wilko Johnson, salvo miracoli, fra pochi mesi non sarà più tra noi.
Eppure, nonostante il fardello della malattia, l'uomo ha deciso di rinunciare a
invasive terapie e calvari ospedalieri. Ha scelto, invece, di andarsene esattamente
come ha vissuto, con la chitarra in mano, il rock 'n' roll nel cuore e un pugno
di canzoni che fin dal primo ascolto suonano esattamente per quello che sono:
compendio di storia, vademecum per giovani rocker, testamento spirituale. Chapeau!
VOTO: 8
Blackswan, giovedì 03/04/2014
2 commenti:
Come ancora nessun commento?! Certo non é il solito disco fighettino e trendy ma cazzo se picchia!!! Come si dice adesso..ah si. QUESTI DUE SPACCANO!
Grande disco!
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