Gli Spoon sono una delle poche band al mondo per le
quali il termine indie accostato al termine rock non mi fa venire l'orticaria.
Sarà che Britt Daniel e compagnia cantante hanno sempre mantenuto un profilo
basso, lontano dal glamour che spesso accompagna la definizione di cui sopra; o
sarà anche che, per quanto indie, la band ha sempre avuto un'ispirazione
molto classica, il cui riferimento principale era un famoso quartetto di
Liverpool. Sarà quello che volete, ma quando esce un nuovo disco degli Spoon,
io non me lo perdo. Anche perchè, con l'eccezione (forse) di Transference del
2010, il combo originario di Austin non ha mai tradito le mie attese,
regalandomi semmai autentici tormentoni che hanno mandato in tilt le casse
dello stereo (Ga Ga Ga Ga Ga del 2007). They Want My Soul è l'ottavo disco in
vent'anni di carriera e, nonostante ciò, non solo gli standard compositivi
esprimono ancora un buon livello di creatività, ma soprattutto ci troviamo
di fronte a una band che non patisce lo scorrere del tempo ma a cui, per
converso, la maturità sta facendo un gran bene. Piacciono soprattutto
la scaletta snella, la misura degli arrangiamenti e la (consueta) capacità di
sintesi, anche se, il suono, rispetto a episodi precedenti, risulta in
qualche modo più pieno, più articolato. Forse è per questo che il disco inizia
a funzionare maledettamente bene dopo tre o quattro ascolti, quando cioè,
assimilato il contesto, si colgono finalmente quei giochini melodici nei quali
gli Spoon sono maestri. Nessun gancio immediato, ma una melodia che nasce
semmai obliqua o inaspettata, che inizialmente sembra buttata lì a
casaccio, ma che poi, riascoltata più volte, ci convince che potrebbe star bene
solo dove sta, esattamente dove l'abbiamo incontrata. Un pò di rock, molto
pop, reminiscenze beatlesiane, un generoso uso di synth, fanno di They
Want My Soul un disco non coeso, ma estremamente versatile e intrigante,
soprattutto in quei brani in cui prevalgono i chiaro-scuri sui colori e su cui
aleggia un mood malinconico. Dieci brani in tutto, nessun filler, una
canzone, Do You, da conservare fra le suggestioni più intense dell'anno.
VOTO: 7
Blackswan, giovedì 28/08/2014
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