La prima cosa che viene in
mente dopo aver chiuso l’ultima pagina di Bel Amì, è la stretta connessione del
romanzo di Maupassant con L’educazione Sentimentale di Flaubert, pubblicato
solo una trentina di anni prima (non è un caso che i due romanzieri si stimassero
e fossero intimi amici). C’è infatti una evidente somiglianza fra i due
protagonisti, Georges Duroy e Frederic Moreau, entrambi spregiudicati
arrampicatori sociali, entrambi vittime di un vuoto etico che allibisce.
Tuttavia, il personaggio flaubertiano, pur nella sua inconsistenza morale,
appare più irrisolto che malvagio, è talvolta attraversato da sussulti di
umanità, poi velocemente subordinati ai propri desiderata, e da divampanti,
quanto rapide, passioni (politiche, sentimentali, affettive) che si spengono
però in un battito di ciglia. A tratti, Moreau, sembra trovare lo scarto
necessario per deragliare dai binari immodificabili dei propri progetti d’arrivismo,
sembra poter diventare una persona migliore, sembra scuotersi, seppur invano,
da quella ragnatela di mediocrità dalla quale è avvolto. Duroy, no (e in tal
senso è il perfezionamento letterario di Moreau): tira dritto come un fuso, non
ha nessun tipo di remora (se non la paura), è determinato ai limiti della
malvagità, veste i panni di un killer sentimentale che non prova alcuna pietà
nei confronti delle sue vittime. Se è vero che entrambi vivono le relazioni
amorose come mezzo per raggiungere una posizione sociale, Moreau, però, naviga
a vista, incerto sulla scelta per lui più proficua, incapace com’è di avere una
visione d’insieme, mediocre com’è nelle proprie ambizioni di successo. Duroy, per
converso, conosce benissimo la rotta da tenere, e sfrutta la propria capacità
di seduzione (sempre replicata e monocorde nello scontato crescendo
sentimentale) per scalare, gradino per gradino, la piramide sociale, di cui,
fin dalle prime pagine del romanzo, vede ben delineata la cima. Greve nei
sentimenti, mellifluo e affettato negli atteggiamenti, vile oltre misura, calcolatore,
traditore, arrogante con i deboli e prono al potere, Duroy incarna alla perfezione
la figura dell’arrivista senza scrupoli che è così tristemente nota anche ai
giorni nostri (quando penso a Duroy e all’Italia, mi viene in mente, non so perché,
Renzi). Attuale e modernissimo, Maupassant, con la propria arte, ci racconta il
quadro politico e sociale della Parigi di fine ‘800 che, sconvolgente a dirsi,
rispecchia in toto ciò che vediamo in prima persona anche oggi: intrighi di
potere, manovre speculative, politici arroganti e incompetenti, la stampa al
soldo della politica, la macchina del fango come strumento per ridurre al
silenzio l’avversario, la finanza che spadroneggia incontrastata su ogni
rivolgimento politico e sociale. A dimostrazione che né l’arte né la storia
potranno mai, davvero, insegnarci qualcosa. Un romanzo cinico (l’unico
personaggio positivo è Laurine, la bambina che per prima chiama Duroy Bel Amì, e
che, forse, per prima si accorge di che pasta è fatto l’uomo), spietato, realistico
in ogni suo passaggio (anche le scene di sesso risultano – proporzionate alla
morale del tempo – estremamente ardite) a cui sottende un’ossessione quasi
morbosa per il tema della morte (le venti pagine circa che raccontano l’agonia
dell’amico Forrestier sono fisicamente insostenibili anche per i cuori più
ruvidi). Ed è probabilmente questo il secondo aspetto rilevante del romanzo:
come se Maupassant volesse sottolineare, attraverso la stolida vitalità del suo
protagonista, l’inutilità dell’esistenza umana e l’inevitabilità dell’estremo
trapasso. La morte come appello alla fallace giustizia umana, la morte come unica,
possibile punizione alla malvagità di Duroy.
Blackswan, giovedì 16/10/2014
5 commenti:
Sembra un altro bel classico da recuperare, non ho mai avuto l'occasione di leggerlo. Ultimamente sono un po' lontano dai classici, faccio un po' di fatica a ritornarci sopra, così a priori. Devo sforzarmi.
@ Firma: io sto vivendo un ritorno di fiamma. Il problema è che più li leggo, meno mi viene voglia di leggere i contemporanei: mi sembra non ci sia propria paragone, come prosa e contenuti.
Ad ogni modo, Bel Ami è avvincente come un thriller, si legge in un fiato.
Se Bel Ami è avvincente, la recensione che ne hai fatto e super avvincente e invita a leggere il libro al più presto.
Cristiana
@ Cris: Grazie :)
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