Nonostante
la veneranda età di sessantotto anni, nonostante una vita turbolenta di eccessi
e di droghe, nonostante una brutta frattura la costringa a deambulare con l’aiuto
di un bastone, Marianne Faithfull non ha perso un briciolo della sua immensa
classe. Fascinosa, come quando Mick Jagger, secoli fa, perse la testa per lei,
ispirata come quando, nel 1979, Broken English la fece riemergere dall’abisso
della sua perdizione regalandoci un pugno di canzoni indimenticabili. Viene
spontaneo, quindi, paragonare Give My Love To London a quel grande album, nato
sulle fondamenta dell’allora nascente movimento new-wave. C’è una copertina che
esplicitamente lo richiama, come se il fumo che avvolge il volto di Marianne
fosse stato appena aspirato dalla sigaretta tenuta fra le dita sulla cover di
Broken English; ci sono le canzoni, mai così appassionate, veraci e sofferte
come da quel lontano 1979. E c’è la voce, poi, quella voce, così sgraziata,
roca, aspra, feroce. Una voce che afferra le canzoni alla gola e,
letteralmente, le sbrana. Canzoni bellissime, come quelle che costituiscono la
scaletta di Give My Love To London, e che la Faithfull ha però il potere di
spogliare della loro immanenza portandole a un livello superiore di
spiritualità. Una tendenza all’assoluto, che parte dalle proprie rovine
interiori, dal proprio doloroso vissuto, e che la voce, quella voce, rende
universali, come se l’abisso da cui provengono fosse l’habitat naturale del
genere umano. Scrivono per lei penne ispiratissime: Nick Cave, Steve Earle,
Roger Waters, Anna Calvi, Ed Harcourt, ognuno con il suo stile ben definito,
che diventa addirittura inconfondibile, nel tratto dell’ex-Pink Floyd (Sparrows
Will Sing) e in quello di Re Inchiostro (l’incedere presbiteriano di Late
Victorian Holocaust). Eppure, ciò che resta dopo ogni ascolto, ben aldilà della
qualità dei singoli brani, è solo lei, Marianne: un dolore, un’esistenza, una
voce. Le cicatrici interiori ci sono tutte, e si specchiano nelle rughe del
volto, si riverberano nello spleen malinconico che avvolge di tenebra il disco.
Ciò che però il tempo non ha toccato è l’intensità interpretativa di un’artista
discesa negli inferi e poi risorta. Con quella voce.
VOTO:
9
Blackswan, sabato 20/12/2014
3 commenti:
blackswan, ma ascoltare artisti non dico contemporanei, però se non altro under 60 proprio non ti piace, vero?
;D
Credo che sia un'artista giovane sempre, come tutti quelli della sua formidabile generazione. Belle penne scrivono per lei, tra l'altro...
quest'anno ho avuto la fortuna di lavorarci nel concerto a Milano, gran artista
Buone feste!
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