Che i King Crimson siano
stati uno dei gruppi più sperimentali, onnivori e illuminati della storia del
rock (progressive), non c’è dubbio alcuno. Così come è altrettanto indubitabile
che, nonostante il tempo trascorso da quei mitici anni’70, i lunghi periodi di
stasi e i diversi cambi di formazione, Robert Fripp abbia saputo mantenere vivo
il culto attorno alla band, inventandosi i ProjeKCts (sottogruppi di lavoro che
operano in autonomia dal progetto principale) e il King Crimson Collector’s
Club, operazione volta alla masterizzazione in digitale e alla diffusione di
registrazioni live del gruppo (inizialmente solo per gli abbonati, poi aperta a
tutti). Da ultimo, nel 2013, abbiamo assistito all’ennesima reunion della band
sotto l’egida King Crimson VIII e con una formazione davvero inusuale: sette
musicisti, quattro inglesi e tre americani, con tre batteristi. La formazione
consiste infatti nei batteristi Gavin Harrison, Bill Rieflin, e Pat Mastelotto,
con Tony Levin bassista, Mel Collins al sax, e i chitarristi Jakko Jakszyk e
Robert Fripp. Live At Orpheum è dunque la testimonianza live dell’ultimo
capitolo della storia del Re Cremisi e immortala quelli che sono stati i
contenuti dell’ultimo tour, datato 2014, che, come sempre, ha visto il tutto
esaurito, a testimonianza di quanto affetto ancora ci sia intorno alla band. La
premessa è d’obbligo: visto che il mercato è saturo di live dei KC, questo
disco è consigliato solo ed esclusivamente ai completisti, a quelli cioè che
non vogliono perdersi nemmeno un minuto della mastodontica produzione di Fripp.
Per tutti gli altri, direi che la spesa è sostanzialmente inutile e che, a
parte la curiosità di sentire le tre batterie all’opera contemporaneamente, non
c’è un reale motivo di interesse. Non dovrei dirlo, poi, dal momento che sono
un appassionato della band da quando ero piccolo così, ma momenti veramente
topici in questo live non ce ne sono molti. Lo sfoggio di tecnica e il
perfezionismo è come di consueto a livelli eccelsi: ma tutto suona un po’ freddino
e l’unico episodio che scalda veramente il cuore è la conclusiva e inarrivabile
Starless. Un po’ pochino, ma a qualcuno potrebbe bastare.
VOTO: 6,5
Blackswan, domenica 01/03/2014
3 commenti:
Grazie per la sincerità. Comunque sono d'accordo con te gli assoli di batteria non li reggo, tanto, forse è un mio limite.Ma un concerto di tre batterie insieme è un suicidio, per me. Anche se anch'io amo tanto i King Crimson e Robert Fripp.
@ Mr. Hyde: di sicuro, un live act inusuale, quasi una provocazione, una delle tante a cui Fripp ci ha abituati.
Quando si parla di Fripp a me va bene tutto. Non riesco ad essere cattivo, i geni non possono che avere le briglie sciolte, nel bene e nel male.
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