Sotto una violenta
bufera di neve, un treno deraglia tra le Alpi norvegesi. I passeggeri vengono
tratti in salvo e condotti in un albergo della zona. Ma, mentre sono ancora
tutti isolati a causa del maltempo, un assassino comincia a fare vittime. Hanne
Wilhelmsen, bloccata anche lei a quota 1222 metri, ha il compito di sfidare il
tempo - anche atmosferico - e fermare il killer. Senza una squadra investigativa,
però, senza i rilievi della Scientifica, senza nulla che non sia la pura forza
della sua intelligenza. Una delle piú belle inchieste per l'ex detective della
polizia di Oslo.
Chi si aspetta un thriller dai ritmi esasperati e dai
colpi di scena incessanti, probabilmente resterà deluso da questo nuovo (ma
solo per il nostro paese, visto che la prima edizione del libro risale al 2008)
romanzo di Anne Holt, una delle più note e apprezzate gialliste scandinave
(norvegese, per la precisione). Quota 1222 è, infatti, un giallo "classico
", che trova la sua ispirazione, sempre per restare in ambito femminile,
nei romanzi di Agathe Crhistie o Patricia Highsmith. Nulla a che vedere,
dunque, con l'adrenalina pura del connazionale Jo Nesbo, ma
un'indagine semmai dall'andamento lento (ancorché circoscritta nello
spazio e nel tempo), ove prevale il ragionamento investigativo, peraltro
abbastanza criptico almeno fino alle ultime pagine, e la connotazione
psicologica dei personaggi. A fronte di una tensione di piccolo cabotaggio, la
Holt però sa esattamente dove andare ad approdare, creando un'ambientazione
claustrofobica e non priva di un certo fascino noir, e discettando, spesso e
volentieri, su argomenti che nulla hanno a che vedere con la trama gialla, ma
che hanno il merito tuttavia di rendere la lettura varia e appetibile
anche a chi non ama particolarmente il genere. Ecco allora il tema della
disabilità (di cui è affetta la protagonista, Hanne Wilhelmsen, protagonista di
numerosi romanzi della Holt), la critica, nemmeno troppo velata, alla società
norvegese, le dissertazioni in tema di religione, omosessualità e politica.
Buona scrittura, impianto narrativo compatto e senza fronzoli, un discreto
approfondimento delle dinamiche di gruppo e un finale che ci regala
comunque un discreto colpo di scena, sono gli aspetti migliori di un romanzo
che, alla resa dei conti, non dispiace ma nemmeno, a dirla tutta, incanta.
Blackswan, mercoledì 27/05/2015
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