Me li ricordo molto bene
gli anni ’90, vissuti da me medesimo in prima persona, con motivata
soddisfazione, fra presenzialismo live e chilometri di cd dei più disparati
generi, acquistati con la foga di chi pensa che non ci sarà un domani (mi ero
pure comprato l’esordio degli Staind, fate voi). Un po’ era la giovane età, un po’
la baldanza compulsiva di chi era in cerca del “mito” e un pò, forse molto più
di un po’, perché in quel decennio fummo sottoposti all’ultimo bombardamento
creativo (e non) degno di questo nome: trip hop, grunge, post grunge,
crossover, funk metal, nu metal, alternative rock. E poi, c’era pure il brit
pop, categoria dai natali fittizi al pari del thriller scandinavo, creata ad
hoc dal mercato per raggruppare un gruppo di artisti provenienti dalla medesima
area geografica e con le medesime inclinazioni, e venderceli al meglio in un
unico, proficuo, pacchetto. Pensa te che in quegli anni, si era venuta a creare
anche un’insulsa querelle a proposito di quale band fosse meglio tra Oasis e
Blur. A ripensarci oggi mi vien la pelle d’oca per l’imbarazzo. Ma, ai tempi,
con la spavalda inconsapevolezza dei vent’anni, ne presi parte anche io, salendo
sulla barricata Oasis, che erano sufficientemente grezzi e cafoni da apparire quasi
sinceri. Gli altri, quelli che indossavano le Fred Perry, per intenderci, mi
stavano abbastanza sul cazzo, anche se, sarebbe sleale nasconderlo, subivo comunque
il fascino noblesse oblige di Damon Albarn e di quel chitarrista bravino, ma
non troppo, che porta il nome di Graham Coxon. Che, poi, tutto sommato, di
canzoni carine ne hanno scritte anche loro e Parklife non è un disco tanto
male, quando ti vengono prurigini da strike a pose. Nulla di così
eclatante, tuttavia, da far viaggiare i Blur al di fuori dei confini del
decennio in cui sono nati: almeno per quanto mi riguarda, Damon Albarn e soci
sono rimasti confinati nei ricordi degli anni ’90, nonostante reunion, Olimpiadi
e concertoni. Riascoltarli oggi dopo dodici anni dall’ultimo (inutile) Think
Tank (2003), mi procura la strana sensazione di tornare a guardarmi alle spalle,
senza un filo di nostalgia, ma con la consapevolezza dell’età adulta e,
soprattutto, con un tasso di condiscendenza pari a zero. Anche perché un nuovo
disco della band di Colchester non era nelle mie priorità e, peraltro, non me
lo sarei mai aspettato, visto che l’ex enfant prodige del (brit) pop, l’anno
scorso, ci aveva già regalato un grande album (Everyday Robots), raggiungendo
il vertice della sua maturità espressiva e sparando, probabilmente, tutte le
cartucce ancora disponibili nella sua bandoliera. E infatti, questo nuovo (ed
estemporaneo?) full lenght sembra assemblato coi resti di magazzino del disco
solista del leader: più Albarn, quindi, che Blur. Ma se quella confessione a
cuore aperto aveva un senso in solitaria, qui diventa il pretenzioso sfoggio di
(presunta) classe di un gruppo che ormai ha ben poco da dire (ma riesce comunque
a dirlo con una certa arroganza). Registrato in cinque giorni a Honk Kong, poi
levigato e prodotto a Londra dal pur bravo Stephen Street, The Magic Whip assembla
in modo innaturale il corso ventennale dell’Albarn pensiero, fondendo
elettronica, chitarre, Gorillaz (a proposito: che gruppo di merda!), sentori
africani e orientali in un patchwork disordinato e senz’anima. Per carità,
siccome non siamo di fronte proprio agli ultimi arrivati, alcune cose carine si
trovano anche qui: Pyongyang, Go Out, My Terracotta Heart sono senz’altro
passabili. Tuttavia, è il mood complessivo a infastidire: The Magic Whip è un
disco pettinato, leccato, azzimato e super fighetto, che punta tutto sul suono perché
manca di sostanza, e che trova il suo centro di gravità permanente all’ingresso
di un sushi bar, in attesa che si liberi un tavolo. Insomma, i quattro (ex)
ragazzi in Fred Perry confermano in peggio ciò che sono sempre stati: carini, cazzari,
innocui e prescindibili. Così, se proprio anni ’90 e reunion devono essere,
meglio virare verso il nuovo disco dei Faith No More, che avevano un senso
allora come oggi.
VOTO: 5
Blackswan, domenica 17/05/2015
9 commenti:
Mi piacerebbe vedere la faccia del Cannibale quando leggerà questo post! ;)
Non l'ho ancora sentito, quindi non mi sbilancio, ma penso di cimentarmi anch'io a breve.
Ma dai!
Il nuovo dei Faith No More fa pena, mentre questo è una figata assoluta!
Ancora una volta Blackswan confermi che di musica non ne capisci proprio una mazza.
Mai lette tante assurdità concentrate in un post solo, manco su WhiteRussian, dico sul serio.
Peggior post di sempre.
Buuuuuuuuuuuuuuuuu!
@ James Ford: he si, mi sa che si è incazzato:)
@ Marco: si chiama onestà intellettuale. Aveva parlato molto bene del disco solista di Damon Albarn, ma ho un'età per cui non faccio passare una ciofeca per oro, solo per lucidare il curriculum e mantenere alto l'hype. The magic Whip anche al decimo ascolto suona per quello che è: una minchiata. Ma poi i gusti sono i gusti e ognuno si ascolta quel che si merita. Io, Faith No More tutta la vita. Ma ovviamente non capisco nulla di musica :)
Un disco "finto" di cui non si sentiva il bisogno. L'entusiasta Fabio Fazio che li ha avuti ospiti, completa l'opera.
@ Lucien: mi fa piacere non essere l'unico a pensarla così :)
disco orrendo, band da sempre mediocre (anche se Coxon del talento chitarristico ce l'ha, secondo me) non mi sono mai piaciuti e quella patina di simil intellettuali era insopportabile.
P.S. C'è qualcuno che paragona i Faith No More ai Blur?? Ma per favore...
molto interessante questo post. Noto peraltro che ha suscitato varie reazioni :) bene....
dico la mia...
1. tra Oasis a Blur, Blur tutta la vita (parlo solo anni 90). Il bullismo alcolico dei Galaggher non l'ho mai sopportato. Preferisco il low profile di Albarn et Coxon.
2. Gli Staind di break the cycle non erano affatto male ;))
3. Gorillaz gruppo di merda?? sara' che mi piacciono i cartoon. Trovavo geniali i concerti senza persone fisiche sul palco ma solo cartoons on big screen e ombre dietro il sipario (peraltro cartoni dal bellissimo stile per i miei gusti)
4. non ho ancora comprato/ascoltato magic whip...... ;)))
@ Alessandro: sottoscrivo tutto :)
@ Offhegoes: su Oasis e Blur credo di essermi già espresso nel post, spero con chiarezza, anche se il low profile di Albarn proprio non lo vedo :)
Sugli Staind stendo un velo pietoso così come sui Gorillaz:)
I soldi per questo disco, te lo consiglio, risparmiali :)
De gustibus :))))
Abrazo !!
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