La difficoltà di raccontare questo disco è che ogni
cosa possa dire sui Dawes in parte è vera e in parte non lo è. A esempio, si
potrebbe affermare con una certa sicumera che i Dawes non hanno fatto altro in
tutta la vita che ascoltare i dischi di Jackson Browne (che peraltro ha suonato
nel loro secondo disco in studio, Nothing Is Wrong) e che Late For The
Sky sia il mantra salvifico che determina l'esistenza in vita della loro
musica. Poi, dopo due o tre ascolti, ti rendi conto invece che il
citazionismo avviene senza forzature, ma con la naturalezza di chi,
da un lato, è riconoscente verso le proprie fonti di ispirazione, e,
nel contempo, è anche consapevole di aver creato ormai un proprio, e ben
definito, stile. Si potrebbe aggiungere poi che questo disco possiede un
suono estremamente vintage, che ci riporta direttamente agli anni '70,
Stati Uniti, versante californiano. Vero, ma non completamente: Things Happen,
primo singolo tratto dall'album, non è solo una delle più belle canzoni
ascoltate quest'anno, ma rappresenta anche un modernissimo e
riuscito tentativo di guardare dall'altra parte dell'oceano,
a un pop rock di matrice britannica e alternative (non è peraltro
l'unico caso in cui si supera lo steccato di genere). E si potrebbe infine
magnificare la cura di arrangiamenti che esaltano un
suono cesellato in punta di plettro, se non fosse per quelle chitarre
dal retrogusto acido che partono sbrigliate e senza meta quando meno te lo
aspetti (I Can't Think About It Now). In definitiva, se rock e West Coast
sono accostamenti inevitabili (e non potrebbe essere diversamente per un gruppo
che nasce a Los Angeles, che è stato scoperto da Jonathan Wilson e che ha
come nume tutelare un mito come Jackson Browne), in All Your Favorite Bands c'è
però la visione moderna di una band che continua a stupirci con un suono
(forse) risaputo ma maneggiato con gusto e originalità (come peraltro
avevano già fatto con il precedente, bellissimo, Stories Don't End). Alla
quarta prova in studio, i Dawes toccano il loro vertice creativo, si scrollano
di dosso ogni sospetto di essere epigoni senz'anima di un suono retrò e danno
alle stampe un disco che verrebbe voglia di definire un piccolo classico
moderno per nostalgici che guardano avanti. Merito di alcune intuizioni che si
smarcano dall'ovvio (la già citata Things Happen, la strana germinazione di
Don't Send Me Away, frutto dell'azzardato innesto fra Fleetwood Mac e Blue
Nile), e di un pugno di canzoni (almeno quattro di altissimo livello) che anche
al decimo ascolto suonano fresche come la prima volta. Se poi volete proprio
insistere a vederli come la copia 2.0 di Jackson Browne, va bene anche così:
All Your Favorite Bands è comunque migliore di qualsiasi disco rilasciato dal
cantautore losangelino da trent'anni a questa parte.
VOTO: 8,5
Blackswan, mercoledì 10/06/2015
2 commenti:
Entrerà sicuramente nel podio di questo 2015.
@ Silvano: credo anche io :)
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