Le storie come quella di Leo Bud Welch fanno bene a
tutti, sono un messaggio di speranza per coloro che nella vita non mollano mai
e hanno sogni che durano oltre la data di scadenza. Nativo di Sabougla (
Mississippi), classe 1932, Welch ha passato oltre cinquant'anni a suonare spirituals
e gospel nelle chiese e nelle tende. L'appuntamento con la storia lo aveva
mancato quando ancora era giovanissimo: ottimo chitarrista, riuscì a
ottenere un'audizione da BB King, ma non poté presentarsi a Memphis perchè
privo del denaro sufficiente per il viaggio. La passione per la musica, però,
si mantenne viva, e Leo continuò a suonare il suo blues (e il gospel) ,
anche se lontano dai circuiti che contano e soprattutto senza mai essersi
allontanato dalla terra natia. Nel 2014, tutavia, poco prima del compimento
degli ottantadue anni, Leo Bud Welch esordisce con Sabougla Voices e, nel 2015,
due mesi dopo essere diventato ottantatreenne pubblica il suo secondo disco in
studio dal titolo I Don't Prefer No Blues. In compagnia di Jimbo Mathus, che
produce anche un brano (l'iniziale Poor Boy), e di un gruppo di veterani
originari del Mississippi (Eric Carlton alle tastiere, Matt Patton e Bronson
Tew al basso), Welch dispiega il proprio repertorio blues, che guarda molto a
Chicago, un pò anche alla campagna, e che non disdegna qualche licenza
funk (Too Much Wine) e gospel (la già citata Poor Boy) . Un disco
elettrico, solido, convincente, ma, a dire il vero, senza picchi eccelsi.
Resta comunque, un'ottima ricompensa per un uomo che ha dato tanto alla musica
e un buon ascolto per coloro che il tempo lo dividono in dodici battute.
VOTO: 7
Blackswan, giovedì 20/08/2015
1 commento:
un grande nome del blues. non c'è niente da fare, passa il tempo ma il blues mi resta addosso come il sudore in una delle giornate passate a Luglio :-)
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