Si potrà obbiettare, ritengo anche a ragione, che
di dischi che suonano come questo terzo lavoro dei Statesboro Revue se ne
pubblicano parecchi ogni anno. Eppure, i fratelli Mann (Stewart alla voce e
Garrett alla chitarra- con loro anche Kris Schoen alla batteria e alcuni altri
turnisti di qualità), sanno, per così dire, spremere il sangue dalle rape. Se è
vero, infatti, che la band proveniente da Austin (Texas) non fa
dell'originalità la sua dote primaria, è anche vero per converso che
Jukehouse Revival è un disco assai ben suonato, diretto, credibile e sincero.
Attenzione, però: chi leggendo il nome della band si aspetta di ritrovarsi
nei territori già frequentati dalla Allman Brothers Band (la cover di Stateboro
Blues è il primo e immediato ammiccamento che balza agli occhi) si troverà in
parte spiazzato. Le atmosfere di Jukehouse Revival sono
infatti squisitamente southern, ma a parte un paio di episodi (tra cui
l'ottima Undune in odore di Lynyrd Skynyrd), il tiro incrociato delle chitarre
e le tirate jam usque ad finem non trovano condominio negli undici brani di cui
si compone la scaletta del disco. Prevale semmai il passo morbido della ballata
country soul (come nell'iniziale Bedroom Floor), intervallata da qualche
momento appena più movimentato, come l'honky tonk di Every Town o il rock
ruspante di Like The Sound. Nessun rischio di sbadiglio, ve lo assicuro: il
disco è ben confezionato nella misurata alternanza dei brani e non manca
poi quel buon retrogusto roots che insaporisce il tutto.
VOTO: 6,5
Blackswan, martedì 11/08/2015
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