Ma davvero avevamo bisogno di un nuovo disco di questi
due alfieri del cazzismo più spinto? Probabilmente no, e a essere sinceri fino
in fondo nemmeno ne sentivamo la mancanza. Tuttavia, Jesse Hughes (più noto per
il suo attivismo repubblicano che per le attitudini musicali) e Josh
Homme (il papà dei Queens Of Stone Age) tornano a noi con un quarto album
in studio, la cui copertina (una delle più trash viste nell'ultimo decennio)
esplicita più di mille parole cosa contengono le undici canzoni in scaletta.
Con gli Eagles Of Death Metal, il disimpegno intellettuale è
garantito a trecentosessanta gradi e anche Zipper Down, come tutti i suoi
predecessori, attinge a piene mani dal rock più rumoroso, festaiolo e
cazzaro dell'universo. Potrei mai consigliarvi l'acquisto di un disco del
genere? Francamente non me la sento, e se lo facessi, so che finirei per essere
messo all'indice come un eretico. Però, se avete la consapevolezza di
accingervi a uno degli ascolti più inutili dell'anno, a conti fatti, vi
accorgerete che nella vita c'è anche di peggio. Certo, nessuna canzone di
Zipper Down è scritta per restare impressa nella memoria, e questo è un disco
di cui non rimarra più traccia nella nostra playlist già a fine 2015. Tuttavia,
a voler cogliere l'attimo, è impossibile non provare un briciolo di effimera
eccitazione mentre lo stereo passa un martellone come Complexity o i nostri
eroi tritano in chiave elettrica Save A Prayer, una delle poche canzoni del
repertorio dei Duran Duran che valga la pena ascoltare. E' argent
de poche, e ci mancherebbe altro, però a qualche festa dall'imbarazzante
contenuto alcolico anche Zipper Down può venir utile.
VOTO: 5,5
Blackswan, martedì 27/10/2015
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