Dovessimo giudicare i dischi solo dall'originalità,
visti i tempi che corrono, potremmo chiudere baracca e burattini e aprire
un blog di cucina. Soprattutto, poi, se ti capita fra le mani il full lenght
d'esordio dei britannici Nothing But Thieves, che è uno degli album più
derivativi ascoltato in questo 2015. Fra le tracce in scaletta,
infatti, troverete una miridare di riferimenti alternative rock che citano
Radiohead, Muse, Ours, Jeff Buckley, e chiudo qui per amore di sintesi e
per non sbrodolare di caratteri l'intera pagina. Fortunatamente
per questo blog, il giudizio finale di un disco si sostanzia però anche di
altre valutazioni, tanto che, alla resa dei conti, non possiamo che parlare
bene della band originaria di Southend - On - Sea. Non è nemmeno un caso, a
dire il vero, che questi cinque ragazzi abbiano scalato le charts britanniche,
entrando nella top ten a nemmeno un mese dall'uscita dell'album (primi nella
classifica dei vinili venduti), e che, in precedenza, con solo tre Ep pubblicati,
abbiano aperto il recente concerto di Roma dei Muse. Perchè, e veniamo così al
dunque, una volta scrollatasi di dosso la sensazione di deja vù, quello che si
può dire a proposito dei Nothing But Thieves è che, per usare
un'espressione gergale tanto cara ai giovani, questa band spacca. Il disco in
parola ha infatti più di un pregio, a partire dalla suntuosa produzione di
Julian Emery, efficacissima nel delineare un suono coeso e nel costruire
canzoni asciutte, dirette, ma non per questo prive di un ricco habitus
strumentale. Canzoni che, nonostante il target abbondantemente derivativo, possiedono
un'anima propria, sia quando il battito rallenta sui tempi della ballata
(Graveyard Whislisting è un lento da paura; Lover, Please Stay, costruita in
punta di plettro da chi evidentemente ha passato una vita con Grace sotto il
cuscino, procura più di un brivido), sia quando il fuoco incrociato delle
chitarre tira fuori l'attitudine più rock della band (Ban All The Music,
Painkiller). Tanto che, alla fine, riusciamo a giudicare con benevolenza anche
un singolo ruffiano come Trip Switch che, dopo qualche ascolto, risulta
molto meno banale di quanto si potrebbe pensare di primo acchito. L'edizione
deluxe del cd contiene quattro brani in più che giustificano, a loro volta, il
surplus sul prezzo d'acquisto.
VOTO: 7
Blackswan, venerdì 13/11/2015
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