L’omonimo album, pubblicato
l’anno precedente, pur facendo intravvedere di che pasta erano fatti gli
Allman, aveva venduto solo poche migliaia di copie. La band era quindi in giro
per la nazione, a cimentarsi in un estenuante tour, con lo scopo di aumentare
la propria popolarità e far quadrare il magro bilancio. Durante le pause, i
componenti del gruppo si ritrovavano tutti a Idlewild South, una fattoria nei
dintorni di Macon (Georgia), in cui viveva il chitarrista, Dickey Betts. Tutti
assieme appassionatamente, per ricaricare le pile, fare spogliatoio, comporre i
brani per il disco che arriverà di lì a poco. E’ questa, in soldoni, la genesi
del secondo full lenght in studio della Allman Brothers Band, album che
prenderà il nome dalla comune in cui vissero tutti insieme e che segnerà una
svolta decisiva nella carriera di questi sei ragazzi di poco più di vent’anni,
che a breve diventeranno uno dei fenomeni musicali più apprezzati d’America.
Sono gli Allman prima della leggenda, però, prima cioè degli immensi At The
Fillmore East e Eat The Peach, e sono gli Allman prima del successo commerciale
e della definitiva consacrazione di Brothers And Sisters, album, questo, che varrà
loro la seconda piazza nelle charts di Billboard. Sarà anche l’ultimo album in
studio con la partecipazione dell’immenso Duane Allman, che di lì a breve
morirà in un incidente motociclistico, lasciando la leadership del gruppo in
mano a Dickey Betts, che insieme a Gregg è quello che, da qui in avanti, firma
quasi tutte le canzoni. Idlewild South, nonostante la produzione del navigato
Tom Dowd e il materiale contenuto, che è di straordinaria qualità, non venderà
molto, anche se piazzerà un singolo, Midnight Rider, nella top venti
statunitense. Il disco resta comunque fondamentale per comprendere l’evoluzione
di un suono che, l’anno successivo, esploderà in tutta la sua complessità
compositiva e abilità tecnica. Questa riedizione, rimasterizzata e contenente
cinque brani in più, (oltre a un live, Live At Ludlow Garage, già pubblicato
nel 1990, ma qui in una versione decisamente migliore da un punto di vista
qualitativo), ci restituisce una band che stava per iniziare il suo momento di
maggior splendore e stava rinnovando il rock blues di matrice sudista,
spaziando e sperimentando. Non a caso, qui compare In Memory Of Elisabeth Reed,
a firma Dickey Betts, che resta uno dei vertici compositivi della ABB: una
sorta di omaggio a Miles Davis, musicista venerato dal combo, e avventuroso
strumentale che si sviluppa attraverso inusuali moduli jazz. A parte la citata
Midnight Rider, delizioso singolo a firma Gregg Allman, il disco contiene anche
Revival, attraversata da rilassate armonie hippies, il blues di Don’t Keep Me
Wonderin’, e una portentosa rilettura di Hoochie Choochie Man di Willie Dixon.
Da segnalare, fra il materiale aggiunto, una grande versione di Stateboro Blues
di Blind Willie McTell (canzone che apre il successivo e leggendario At The
Fillmore East), e in Live At Ludlow, una versione inedita, questa si, di In
Memory Of Elisabeth Reed, oltre a una fantastica Mountain Jam, che dura la
bellezza di quarantacinque minuti. Epica e torrenziale. Il quarto cd contenuto
nel box set altro non è che il disco originale, più i cinque inediti,
rimasterizzato in formato blu ray audio.
Blackswan, martedì 05/01/2016
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