E’ il 35esimo anno che passiamo in
compagnia di Bob Mould, dall’esordio degli Hüsker Dü
(Land Speed Record) del 1982, passando
per la magnifica parentesi degli Sugar (92-95) ad oggi. Patch The Sky è il 13esimo album solista, il secondo che esce per
la Merge dopo Beauty & Ruin del 2014 (uno dei
dischi dell’anno e non solo per chi scrive). Non si contano più le grandi
canzoni che lo straordinario cantante/chitarrista americano ci ha regalato in
questi decenni influenzando al contempo intere generazioni di musicisti che si
sono via via succedute. Tutto l’Indie e l’ Alternative Rock gli è debitore. Solo
i Sonic Youth (o i R.E.M. in ambiti diversi) hanno avuto un impatto paragonabile
per chi è arrivato dopo. Fugazi, Meat Puppets, Dinosaur Jr., Pixies, tanto per
citare alcune tra le band più importanti, difficilmente sarebbero approdati
alla sintesi sonora che ha poi caratterizzato un’intera epoca.
L’estremizzazione di ciò che rimaneva del Punk con l’inusitata velocità
esecutiva delle composizioni e, dall’altro lato della moneta, l’introduzione di
aspetti spudoratamente Pop. Tonnellate di feedback atte alla restituzione sostanzialmente
“orecchiabile” dei brani. Un blend originalissimo che diede nuovo vigore al
movimento Punk radicalizzandolo come non mai e lasciando comunque immutata la
forza attrattiva. Non per niente la Warner Bros. li mise sotto contratto. Un
imprinting “commerciale” di cui beneficiarono anni dopo Grunge e Crossover, generi
che non sarebbero mai esistiti senza album come Zen Arcade, Flip Your Wig,
Warehouse: Songs And Stories, i
capolavori più fulgidi e seminali della band di Minneapolis. E’ sul solco di
questi presupposti che si sviluppa tutta l’attività di Bob Mould nel dopo Hüsker Dü,
con i Sugar e da solo: la ricerca della bella melodia in un rumorosissimo
contesto Post Punk. A questo proposito date un’occhiata al video sulla sua fragorosa
e trascinante partecipazione al David Letterman Show nel 2015 (www.youtube.com/watch?v=m1pXinbD84E).
Quella volta che è caduta polvere dal soffitto.
Come ebbe a dire il buon Bob sull’esiziale esibizione televisiva.
In questo nuovo lavoro, a completare
la dimensione Power Trio - la formula che più si addice a Mould - offrono un
contributo determinante i collaudati Jason Harducy (Split Single) al basso e
Jon Wurster (Split Single, Superchunk, Mountain Goats) alle percussioni.
Inesorabile sezione ritmica tra le migliori in circolazione. Si parte con un
gran pezzo, scelto anche come singolo, Voices
in My Head andamento marziale e refrain che ti entra subito nel cervello
(il ritornello chimico, come dice lui). L’eccitazione Pop Punk non diminuisce
nei brani che seguono The End of Things,
Hold On (una delle vette dell’album) e
You Say You. E’ un fenomenale poker
iniziale con la Fender al posto degli assi. Da adesso in poi la mano è facile e
Mould prosegue da gran giocatore senza esagerare: Losing Sleep è una meravigliosa ballata utile ad incrementare il
piatto. Il rilancio che fa il vuoto arriva subito dopo con Pray for Rain: un biglietto da visita del Power Pop moderno. D’ora
in avanti si contano le fiches ammucchiate e ci si rilassa bevendo uno scotch. La
seconda parte del disco infatti è più oscura e introspettiva nonostante ci siano
altri pezzi - Hands Are Tied e Losing Time - capaci di far tremare i soffitti. Lucifer and God, Black Confetti e Monument
sono gli episodi che mitigano l’incedere a perdifiato, gli accordi fanno spazio
agli arpeggi e Mould può abbassare il volume per fermarsi e riflettere su
alcuni temi a lui cari: altre morti,
relazioni finite, la vita che si fa più corta. Lo fa con la consueta intensità
emotiva e nelle interviste pre-release, oltre a riaffermare che al momento non
ha nessuna intenzione di riesumare gli Hüsker Dü
(con Grant Hart per una volta d’accordo) - Non
voglio trarre vantaggi dalla mia esperienza in quella band. Né voglio in alcun
modo fare qualcosa che abbia ripercussioni sulla sua eredità. - riesce
anche a divertirci affermando: La musica
è una droga incredibilmente potente. Voglio essere il vostro spacciatore. Ho
quello di cui avete bisogno. Sempre in equilibrio tra cuore e stomaco. Grande
Bob Mould, quando la prossima dose?
Voto: 7.5
Porter Stout, giovedì 24/03/2016
1 commento:
Ho conosciuto Bob nel 2014 con Beauty & Ruin , dopo un primo ascolto non esaltante ho apprezzato il disco ed insieme a Curtis Harding - Pink Mountaintops - Foo Fighters lo ritengo il migliore del 2014 -
Patch in the sky ne è la conferma - Un disco che più lo ascolti più lo apprezzi -
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