sabato 16 luglio 2016

CHIP TAYLOR - LITTLE BROTHERS



Il nome di Chip Taylor a molti probabilmente non dirà molto. Ma se vi parlo di Wild Thing, ogni appassionato che si rispetti sa che si tratta di una grandissima canzone, un brano che da solo ha dato senso alla carriera dei britannici The Troggs e attraverso il quale Jimi Hendrix ha scritto una delle pagine più leggendarie e incendiarie (è proprio il caso di dirlo) della storia del rock, eseguendola dal vivo al Monterey Pop Festival nel 1967. Ebbene, quella canzone l'ha scritta Chip Taylor, il quale vive anche una notorietà di riflesso, essendo il fratello dell'attore John Voight e quindi lo zio di Angelina Jolie (c'è anche un terzo fratello, che è il famoso vulcanologo, Barry Voight). Eppure, Chip Taylor (vero nome James Wesley Voight) avrebbe ben donde d'essere ricordato non solo per una leggendaria canzone o una parentela tanto celebre. Il settantaseienne musicista originario di Yonkers, infatti, a partire dagli anni '70, di dischi ne ha rilasciati parecchi e di canzoni notevoli ne ha scritte altre, sia per sé stesso che per tanti colleghi che hanno voluto affidarsi alla sua penna (Son Of A Rotten Gambler, ad esempio, è un brano che ha avuto molte versioni, tra cui quella di Emmylou Harris). Registrato in Norvegia presso gli Athletic Sound di Halden, con sodali di lunga data, fra cui Goran Grini al piano e all'hammond e John Platania (Van Morrison) al basso, Little Brothers è una sorta di memoriale, di soliloquio dei sentimenti, quasi un diario di vita, le cui pagine vengono sfogliate con l'occhio velato di nostalgia (a partire dalla copertina, che riporta una foto degli anni '40 immortalante i tre fratelli da piccoli, ancora lontanissimi dalle luci della ribalta). Un disco intimo, personale e malinconico, in cui il filo conduttore è la voce avvolgente e grave di Taylor, che, a metà tra spoken word e cantato, narra storie di vita o raccoglie pensieri e riflessioni. Ballate dolci e fuori dal tempo, declinate attraverso strumenti acustici (chitarra e piano), da ascoltare in cuffia, seguendo le note del booklet che descrivono il senso dei singoli brani. Book Of Hope, Refugee Children (che affronta il tema attualissimo dei rifugiati) e Times Go By sono alcune delle gemme di un disco sui generis, sincero e toccante.

VOTO: 7

PS: in rete non ci sono video relativi al disco. Allora, godetivi questa...





Blackswan, sabato 16/07/2016

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