Il nome di Chip Taylor a molti probabilmente non dirà
molto. Ma se vi parlo di Wild Thing, ogni appassionato che si rispetti sa che
si tratta di una grandissima canzone, un brano che da solo ha dato senso alla
carriera dei britannici The Troggs e attraverso il quale Jimi Hendrix ha
scritto una delle pagine più leggendarie e incendiarie (è proprio il caso di
dirlo) della storia del rock, eseguendola dal vivo al Monterey Pop Festival nel
1967. Ebbene, quella canzone l'ha scritta Chip Taylor, il quale vive anche una
notorietà di riflesso, essendo il fratello dell'attore John Voight e quindi lo
zio di Angelina Jolie (c'è anche un terzo fratello, che è il
famoso vulcanologo, Barry Voight). Eppure, Chip Taylor (vero nome James
Wesley Voight) avrebbe ben donde d'essere ricordato non solo per una
leggendaria canzone o una parentela tanto celebre. Il settantaseienne musicista
originario di Yonkers, infatti, a partire dagli anni '70, di dischi ne ha
rilasciati parecchi e di canzoni notevoli ne ha scritte altre, sia per sé
stesso che per tanti colleghi che hanno voluto affidarsi alla sua penna (Son Of
A Rotten Gambler, ad esempio, è un brano che ha avuto molte versioni, tra
cui quella di Emmylou Harris). Registrato in Norvegia presso gli Athletic Sound
di Halden, con sodali di lunga data, fra cui Goran Grini al piano e
all'hammond e John Platania (Van Morrison) al basso, Little Brothers è una
sorta di memoriale, di soliloquio dei sentimenti, quasi un diario di
vita, le cui pagine vengono sfogliate con l'occhio velato di nostalgia (a
partire dalla copertina, che riporta una foto degli anni
'40 immortalante i tre fratelli da piccoli, ancora lontanissimi dalle luci
della ribalta). Un disco intimo, personale e malinconico, in cui il filo
conduttore è la voce avvolgente e grave di Taylor, che, a metà tra spoken word
e cantato, narra storie di vita o raccoglie pensieri e riflessioni.
Ballate dolci e fuori dal tempo, declinate attraverso strumenti acustici
(chitarra e piano), da ascoltare in cuffia, seguendo le note del
booklet che descrivono il senso dei singoli brani. Book Of Hope, Refugee
Children (che affronta il tema attualissimo dei rifugiati) e Times Go By sono
alcune delle gemme di un disco sui generis, sincero e toccante.
VOTO: 7
PS: in rete non ci sono video relativi al disco. Allora, godetivi questa...
Blackswan, sabato 16/07/2016
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