Con Brio e Paradise sono
parole che accostate in un’unica frase producono sensazioni piacevolissime, le stesse
che si provano ascoltando l’album di debutto di questa band proveniente da San
Francisco e capitanata dall’istrionico Ziek McCarter. I Con Brio si sono
fondati nel 2013, e prima di questo full lenght avevano pubblicato un solo Ep,
Kiss The Sun, che fin da subito però ebbe a suscitare l’interesse del pubblico e della stampa
specializzata. Così, in poco tempo, ecco l'esordio a tutto tondo. Il titolo di questa nuova prova è frutto dell’immaginazione di McCarter, il
cui padre, veterano di guerra ucciso dalla polizia texana nel 2011, gli sarebbe
comparso in sogno, pronunciando la seguente frase: “ Come with me to paradise”.
Sia quel che sia, di certo la band (un settetto, per la precisione) è riuscita
ad innalzarsi a un livello di ispirazione altissimo, pubblicando uno dei dischi
più interessanti ascoltati quest’anno. Paradise è una sorta di frullatore in
cui vengono miscelati diversi elementi di musica nera (r’n’b, funky, dance,
jazz, soul, hip hop), assemblati con intelligenza e originalità. Groove
travolgenti, una sezione fiati scintillante e la voce duttile e limpida di McCarter,
il cui timbro ricorda in alcuni momenti quello di Michael Jackson, sono gli
ingredienti principali di un disco che viaggia veloce sui binari dell’imprevedibilità.
Prodotto da Mario Caldato jr. (Beastie Boys, Beck), Paradise si sarebbe potuto
intitolare anche “fantasia al potere”. L’inizio (la title track), ad esempio, è
uno specchietto per le allodole che crea un’imboscata all’ascoltatore: una
graffiante chitarra dal sapore hendrixiano ci fa subito pensare a una scaletta
rock blues.
Ma è solo un inganno, perché poi il suono si sposta subito in
altri territori. La successiva Eagle Eye, infatti, ha un tiro pazzesco, è
funk, è dance, ed è anche pop, nel ritornello straordinariamente catchy.
Liftoff è un’altra scossa di adrenalina, groove funky e ritmica hip hop, i
fiati che imperversano, la voglia di ballare che cresce a dismisura. E quando
ci siamo assestati su un target, ecco che You Think This Is A Game, ci spiazza
consegnandoci ad un intermezzo jazzy che sfocia in un finale cacofonico. Si
riprende la corsa con Free And Brave, primo singolo, che ci travolge con il più
classico dei r’n’b (con deriva dance incorporata) e ci riporta agli anni d’oro della Stax. E poi ancora tante
canzoni all’insegna di un’esuberante creatività: gli accenti rock di Hard Times,
con la voce in falsetto di McCarter e il pensiero che va al miglior Lenny
Kravitz, l’irresistibile mid tempo soul di My Love (Stevie Wonder approverebbe), il call and response gospel
di Money, che assume presto sembianze funky. Tutto funziona alla perfezione in
Paradise, il suono, le canzoni, la band: un disco ad alto contenuto
energizzante, divertentissimo e suonato…Con Brio (finale di recensione scontato,
ma il gioco di parole era servito su un piatto d’argento). Consigliatissimo.
VOTO: 8
Blackswan, 03/07/2016
2 commenti:
L'utilità di una bella recensione. Dopo averla letta sono andato a documentarmi e ho scoperto una band notevole. Grazie!
@ Roberto: grazie a te! Il disco è veramente affascinante, diverte e ricco di svolte inaspettate :)
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