Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e
integralmente pubblichiamo
Per Massimo D'Alema non c'è stato bisogno di votare
Lucifero. Il nostro spocchioso Premier ha fatto tutto da solo. Animato dalla
convinzione di essere infallibile e senza rivali, "passodopopasso" i
nodi sembrano essere arrivati al pettine e l'aurea di invincibile pare proprio
essersi dissolta. Dopo gli sfracelli alle europee in cui più che altro
trionfò l'astensionismo, il recente test elettorale si è rivelato la cartina di
tornasole del sorpasso del Movimento 5 Stelle sul partito di Renzi. L'inizio di
un lento e progressivo declino dell'arrivismo renziano pare delinearsi in modo
pressocchè netto. Da nord a sud, per il riformatore Matteo pare essersi
interrotta quella corrispondenza di amorosi sensi con l'elettorato. Del resto,
il progressivo radicamento dei pentastellati su scala nazionale dimostra quanto
il Pd abbia perso terreno nel consenso popolare, soprattutto tra coloro che
vivono nelle periferie. Fin qui tutto normale: in un paese democratico c'è chi
vince e chi perde. In Italia, dove tutto è possibile, se un partito di
maggioranza perde le elezioni, anzichè riflettere seriamente sulle cause della
sconfitta e rimettersi in discussione, pensa a mettere le mani sulla legge
elettorale cambiando le regole in corsa, come se nulla fosse. Matteo che ora si
trova in trincea con una pistola ad acqua, incalzato dalla minoranza dem,
potrebbe anche lasciarsi sedurre dal pensiero stupendo di manomettere
l'Italicum ma sa bene che sarebbe un suicidio politico. La Brexit, il ruolo
dell'Italia nella nuova mappa europea e un clima post elettorale incandescente
tolgono il sonno al nostro Premier: tutti paiono ringalluzziti dopo le elezioni
amministrative. Da destra a sinistra si avverte una frenesia incontenibile: i
sopravvissuti di Forza Italia, orfani del convalescente Silvio, propongono un
Nazareno 2, i "giamburrasca" della minoranza dem discutono sulle
possibili dimissioni di Renzi dalla segreteria del partito e gli alleati
scomodi, come Angelino Alfano, agitano lo spettro della crisi di governo se non
si modifica l'Italicum. " Non si tratta di fare la crisi domattina, ma
se l'Italicum non cambia, il nostro impegno si può considerare concluso con il
referendum" , sentenzia il leader di Ncd supportato da personaggi
illustri della caratura di Roberto Formigoni. La lotta all'evasione, la
corruzione, la disuguaglianza sociale ( e potrei andare avanti ) sono solo
un'appendice. Per chi non l'avesse capito, c'è in gioco la sopravvivenza
politica dei parassiti. E pure di Renzi.
Cleopatra, lunedì 04/07/2016
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