Ci si avvicina sempre con emozioni
contrastanti ai dischi dei Deerhoof: stravaganza compositiva, sperimentalismi, azzardi
di ogni tipo, volontà ostentata di stare fuori dagli schemi, nessun vincolo sul
genere da proporre. Ogni volta è così, in quasi 20 anni di attività e
innumerevoli album all’attivo, un misto di eccitazione e piccole ansie per una band
irregolare e impegnativa da affrontare, altissimi i rischi di stordimento e
bulimia sensoriale. Un po’ come quando si partecipa a quelle cene con mille
portate diverse che suggeriscono l’idea di abbondanza e varietà eccessiva al
solo arrivo degli antipasti. Si va via sfamati e sfiniti in percentuali uguali.
Diciamolo subito, basta un solo ascolto
di questo nuovo album per fugare tutti i dubbi: il banchetto che i Deerhoof
hanno approntato per noi a questo giro è ricco (irriducibili, non diventeranno
mai dei minimalisti) senza però stancare. Tutt’altro! Se nel passato avete
divorato l’Indie Rock di Pavement e Thinking Fellers
Union Local 282, e
più recentemente apprezzato l’Art Rock di band come Psapp e Tune-Yards in The Magic c’è di che divertirsi e
parecchio. Una delle caratteristiche più importanti è il sostanziale ritorno
alle sonorità Lo-fi che avevano contraddistinto la band di San Francisco ad
inizio carriera, da considerarsi non come un passo indietro, bensì, il
riappropriarsi delle prerogative più funzionali al loro progetto di Rock a 360°
che nonostante le più inverosimili derive fa dell’immediatezza il suo fulcro. Cosa
che può solo far piacere considerate le ultime prove un po’ troppo “prodotte”
ed edulcorate. Entrando nello specifico l’album è un contenitore di sorprese
declinate nelle maniere più diverse. Piazzano subito il capolavoro, The Devil and his Anarchic Surrealist
Retinue, quintessenza della schizofrenia Deerhoof.
Il pezzo parte fortissimo,
col piglio chitarristico e sferragliante delle migliori band Garage Punk, per
poi mutare pelle con svagatezze Pop sinuose e orientaleggianti. Kafe Mania! è un divertito e delirante
inno Hard Rock alla voglia di caffè e all’abitudine tutta italiana di servirlo
in cento modi diversi: "Cappuccino! Macchiato! Affogato! Corretto!" reclama
urlando dal microfono la cantante Satomi Matsuzaki con il suo irresistibile
accento nippo americano, uno dei pezzi dell’anno per le compilation categoria
bizarre. That Ain't No Life To Me, Dispossessor e Plastic Thrills sono Punk song tiratissime e ubriacanti da
ricercare nel solco tracciato dai Pixies. Life
is Suffering è una di quelle canzoni grazie alle quali è facilissimo
invaghirsi del gruppo californiano. La carica di inquietudine esistenziale
suggerita dal titolo viene disinnescata dall’interpretazione che assume forme
più che gioiose e, nel finale quasi sarcastico, tutta la voglia di non prendersi
mai troppo sul serio. Criminals of the
Dream è un altro stuzzicante pasticcio musicale dove stavolta fanno convivere
allegramente Synth-Pop e Noise Rock, un possibile tributo ai disciolti e
altrettanto “irregolari” Fiery Fournaces. E c’è dell’altro in questo folle e
visionario puzzle dei mutaforma Deerhoof: l’omaggio a James Brown di Model Behavior, I Don't Want to Set the World on
Fire, ballata stramba
e scheletrica che non lascia indifferenti, l’anarchia poliritmica e
funkeggiante alla Talking Heads di Debut
e della conclusiva Nurse Me.
Anche la genesi produttiva è quanto
meno singolare: i 15 brani sono stati messi a punto in soli sette giorni di
registrazioni nei locali dismessi di un vecchio ufficio nel bel mezzo del
deserto del New Mexico. Pochissimi i comfort tecnologici, evidente l’intenzione
di rimettersi in gioco con in mano le uniche armi della creatività e della
libertà espressiva. Quasi un nuovo debutto quindi per Satomi Matsuzaki (voce e
basso), Ed Rodriguez e John Dieterich (per entrambi chitarre e tanto altro) e
il batterista Greg Saunier, che sollecitato a questo proposito ha dichiarato: "Abbiamo
fatto quello che ci piaceva quando eravamo bambini, quando la musica era magia,
prima ancora di sapere che ci fossero delle regole imposte dell'industria
discografica. A volte l’Hair Metal è la scelta giusta."
Se dovessimo ipotizzare in quali direzioni
stiano andando i Deerhoof nel futuro prossimo, pochissimi i dubbi: tutte e di
più.
Voto: 8
Porter Stout, sabato 02/07/2016
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