Tra
i più recenti e interessanti gruppi americani che hanno saputo rinvigorire quello
stile neo-sixties fatto di tradizione R’n’R, Psichedelia e attitudine
Garage/Punk dobbiamo aggiungere i Mystery Lights che, con questo nuovissimo
album omonimo, tornano sulle scene dopo sette lunghi anni di sostanziale
assenza. La band si forma in California lungo i corridoi della Salinas High School
per volontà dei due giovanissimi chitarristi Mike Brandon e Luis
"L.A." Solano. A questo primo incontro seguirà la solita gavetta
passata a farsi i calli reinterpretando i classici Nuggets e, nel 2009, la
pubblicazione dell’album d’esordio Teenage
Catgirls & the Mystery Lightshow. Poi poco o nulla è dato sapere. Il
disco tuttavia non finisce nel dimenticatoio e, grazie al passaparola, girerà
incessantemente sugli stereo degli appassionati di sixties revival che ne
faranno un piccolo oggetto di culto.
Fine
della storia? Non proprio. I due nel 2012 si rincontrano abbastanza casualmente
a New York, dove decidono di regalarsi una seconda occasione. Ingaggiano Alex
Amini (basso), Kevin Harris (organo), Nick Pillot (batteria) e riprendono a
suonare un po’ dove capita, arricchendo nel frattempo il repertorio con nuove composizioni.
Nel 2015 incidono At Home With The
Mystery Lights, poco più di un’autoproduzione (una cassetta stampata in 150
copie!), che comunque intercetta l’interesse di Neal Sugarman della Daptone
Records in quel momento alla ricerca di nuove band per varare la compartecipata
Wick, una nuova etichetta da affiancare alla casa madre. The Mystery Lights è il disco che ne inaugura il catalogo e, a tre
mesi dalla sua uscita, non c’è verso di riporlo sugli scaffali: più lo si
ascolta, più crea assuefazione!
Sono
canzoni acerbe ed essenziali (registrate in analogico, quasi in presa diretta) ma
anche ricche di feeling e capaci di divertire con i continui rimandi alla scena
underground dei sixties. Non solo: nel loro sound convivono formule antiche
(Seeds, 13th Floor Elevators) e linguaggio moderno (Parquet Courts, Night
Beats), le prime per stimolare le corde più intime della sensibilità (la
memoria storica), le seconde per cercare di stabilire una connessione con il
presente (la memory card). Gli undici brani scorrono via rapidamente (32 minuti
in tutto) tra asperità chitarristiche, Farfisa come piovesse e il cantato esacerbato
dello schizzatissimo frontman Mike Brandon. Tra le cose migliori la magnetica Follow Me Home, il ruvido R’n’B di Too Many Girls con tanto di coretto
demenziale, la trascinante Melt, forse il brano migliore del lotto,
che nell’andamento irrequieto ricorda gli Easybeats di Sorry, 21 & Counting
(una delle chicche provenienti dall’album d’esordio qui in una versione
riveduta e corretta) e Before My Own,
quasi un tributo alla immortale I Can
Only Give You Everything dei Them di Van Morrison.
I
Mystery Lights non cambieranno la storia del Rock, ma si fanno ascoltare con
grande interesse perché nella loro musica sono racchiusi l’energia genuina e lo
spirito anticonformista del miglior Garage/Punk e questo, nell’anno in cui si
celebra il 40° anniversario dal debutto dei Ramones (un triplo Cd commemorativo
è in uscita in questi giorni), non può che far piacere.
VOTO: 8
Porter Stout, venerdì 16/09/2016
1 commento:
ooohhhh :)
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