giovedì 26 gennaio 2017

SOHN – RENNEN (4AD, 2017)



Quando nel 2014 uscì Tremors, album d’esordio di Christopher Taylor aka Sohn, era chiaro anche a un semianalfabeta della musica elettronica, quale io sono, che ci trovassimo di fronte a un artista da seguire con estrema attenzione. Sohn ha iniziato il proprio cammino da Londra, rutilante metropoli che gli ha dato i natali, per giungere poi a Vienna, città musicalmente meno stimolante ma in grado di dare asilo a quella ricerca di tranquillità ed equilibrio che necessitava all'artista inglese. Nella capitale austriaca nacque Tremors, un disco capace di contemperare con concretezza diversi opposti: la modernità di un suono elettronico modellato sulle ultime tendenze (londinesi) e un cuore votato all'amore per il soul e il pop, inteso nella più nobile delle sue accezioni; una professionalità esemplare nel plasmare a proprio piacimento la fredda materia che scaturisce da sample e beat e per converso un coinvolgimento emotivo così sincero da apparire disarmante; il rigore formale nel gestire la metrica del ritmo e una predisposizione naturale a creare soundscapes malinconici. A dispetto delle fredde terre austriache (evocate anche dalla bella copertina dell’album), nacque un disco intenso, caldo ed emotivamente coinvolgente. Oggi, per Taylor le cose sono nuovamente cambiate: si è trasferito a Los Angeles, si è sposato ed è in attesa di un figlio. Una vita diversa, dunque, in un luogo concettualmente agli antipodi rispetto a Vienna, e poi, nuove responsabilità, preoccupazioni e speranze, che inevitabilmente confluiscono nelle dieci tracce che compongono la scaletta di Rennen (le atmosfere rarefatte di Still Waters, ad esempio, accompagnano proprio una riflessione sull’ansia della paternità). Registrato in totale solitudine e solo in ore notturne, allo scopo di esaltare la dimensione onirica di cui è pervaso l’album, il sophomore di Tremors si muove sulle stesse coordinate del predecessore: minimalismo congenito, capacità di piegare l’elettronica a un pop elegante e di alta fruibilità (Signal, primo singolo estratto, che vede Milla Jovovich protagonista del video), canzoni che sconfinano spesso in territori contigui al soul e al r’n’b (ascoltate l’iniziale Hard Liquor o Dead Wrong), una cura certosina e avanguardistica per i suoni e le ritmiche. Un lavoro misurato, dunque, compatto e confezionato con intelligenza, che trova un’ulteriore freccia al proprio arco nel timbro particolare della voce di Taylor. Eppure, se è impossibile parlar male di un lavoro oggettivamente ben fatto e ricco di spunti interessanti, è per converso inevitabile evidenziare una sostanziale differenza rispetto a Tremors. Nella fredda e austera Vienna, infatti, Sohn era riuscito a umanizzare le sue alchimie elettroniche, regalandoci un disco evocativo e malinconico; al sole di Los Angeles e alla luce delle nuove gioie della sua vita, Taylor confeziona, invece, solo un disco perfetto. Tanto perfetto da risultare gelido e asettico. Tanta forma e pochissimo cuore. Il voto che diamo a Rennen è dunque la media esatta fra intelligenza musicale ed emozioni.

VOTO: 6,5





Blackswa, giovedì 26/01/2017

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