Quando nel 2014 uscì
Tremors, album d’esordio di Christopher Taylor aka Sohn, era chiaro anche a un
semianalfabeta della musica elettronica, quale io sono, che ci trovassimo di
fronte a un artista da seguire con estrema attenzione. Sohn ha iniziato il proprio cammino da
Londra, rutilante metropoli che gli ha dato i natali, per giungere poi a
Vienna, città musicalmente meno stimolante ma in grado di dare asilo a
quella ricerca di tranquillità ed equilibrio che necessitava all'artista
inglese. Nella capitale austriaca nacque Tremors, un disco capace di contemperare
con concretezza diversi opposti: la modernità di un suono elettronico modellato
sulle ultime tendenze (londinesi) e un cuore votato all'amore per il soul
e il pop, inteso nella più nobile delle sue accezioni; una
professionalità esemplare nel plasmare a proprio piacimento la fredda
materia che scaturisce da sample e beat e per converso un coinvolgimento
emotivo così sincero da apparire disarmante; il rigore formale nel gestire
la metrica del ritmo e una predisposizione naturale a creare soundscapes
malinconici. A dispetto delle fredde terre austriache (evocate anche dalla
bella copertina dell’album), nacque un disco intenso, caldo ed emotivamente
coinvolgente. Oggi, per Taylor le cose sono nuovamente cambiate: si è
trasferito a Los Angeles, si è sposato ed è in attesa di un figlio. Una vita
diversa, dunque, in un luogo concettualmente agli antipodi rispetto a Vienna, e
poi, nuove responsabilità, preoccupazioni e speranze, che inevitabilmente
confluiscono nelle dieci tracce che compongono la scaletta di Rennen (le
atmosfere rarefatte di Still Waters, ad esempio, accompagnano proprio una
riflessione sull’ansia della paternità). Registrato in totale solitudine e solo
in ore notturne, allo scopo di esaltare la dimensione onirica di cui è pervaso
l’album, il sophomore di Tremors si muove sulle stesse coordinate del
predecessore: minimalismo congenito, capacità di piegare l’elettronica a un pop
elegante e di alta fruibilità (Signal, primo singolo estratto, che vede Milla
Jovovich protagonista del video), canzoni che sconfinano spesso in territori
contigui al soul e al r’n’b (ascoltate l’iniziale Hard Liquor o Dead Wrong),
una cura certosina e avanguardistica per i suoni e le ritmiche. Un lavoro
misurato, dunque, compatto e confezionato con intelligenza, che trova un’ulteriore
freccia al proprio arco nel timbro particolare della voce di Taylor. Eppure, se
è impossibile parlar male di un lavoro oggettivamente ben fatto e ricco di
spunti interessanti, è per converso inevitabile evidenziare una sostanziale
differenza rispetto a Tremors. Nella fredda e austera Vienna, infatti, Sohn era
riuscito a umanizzare le sue alchimie elettroniche, regalandoci un disco
evocativo e malinconico; al sole di Los Angeles e alla luce delle nuove gioie
della sua vita, Taylor confeziona, invece, solo un disco perfetto. Tanto
perfetto da risultare gelido e asettico. Tanta forma e pochissimo cuore. Il
voto che diamo a Rennen è dunque la media esatta fra intelligenza musicale ed
emozioni.
VOTO:
6,5
Blackswa, giovedì 26/01/2017
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