Artista di culto della
scena rock blues a stelle e strisce, Chris Bergson calca i palchi newyorkesi
(la Grande Mela è anche la città che gli ha dato i natali) ormai da più di un
ventennio. Lontano dagli accecanti riflettori dello star system, negli anni il
chitarrista si è creato una nicchia di fan irriducibili e si è costruito una
fama artistica che gli è valsa il costante apprezzamento della critica
specializzata. Grazie a una tecnica sopraffina e a un approccio filologico alla
materia, accompagnate, però, dalla capacità di maneggiare con eleganza generi
diversi (jazz, folk, soul, funky, etc.), Bergson è stato paragonato, di
volta in volta, a grandi virtuosi dello strumento, da Duane Allman a B.B. King,
da Warren Haynes a Muddy Waters. Una progressiva beatificazione, questa, che l’ha
portato nel febbraio del 2015 a essere inserito nella New York Blues Hall Of
Fame e che, nel corso della carriera, l’ha portato a condividere il palco con
artisti del calibro di Levon Helm, B.B. King, Norah Jones,
John Hammond, Etta James, and
Bettye LaVette, solo per citarne alcuni. A parte varie collaborazioni su dischi
altrui, questo Bitter Midnight è il nono album della sua discografia e precede
quelle che, a oggi, sono considerate le sue prove migliori, Imitate The Sun del
2011 e Live At Jazz Standard del 2014, celebrate dalla rivista Mojo come due
tra i migliori dischi blues dell’anno. Registrato presso i Mighty Toad
Recording Studio di Brooklyn (NY), Bitter Midnight è stato registrato da Chris
con il contributo di un parterre di musicisti da capogiro: il soul singer Ellis Hooks (Steve Cropper), il
sassofonista Jay Collins (Gregg Allman), il trombettista Steven Bernstein
(Levon Helm), i batteristi Aaron Comess (Spin Doctors) e Tony Mason (Darlene
Love), i bassisti Andy Hess (Gov't Mule), Richard Hammond (Joan Osborne) e Matt
Clohesy (Patti Austin), e il tastierista e sassofonista Craig Dreyer
(Dispatch). Una band straordinaria, assemblata per realizzare un desiderio che Bergson
coltivava da anni: “E’
stato grandioso registrare il disco con alcuni dei miei musicisti preferiti –
racconta il chitarrista newyorkese – Con alcuni di loro, come Richard Hammond,
Aaron Comess, and Tony Mason, avevo suonato per anni ma non avevo mai
registrato nulla…”. Un’intesa, dunque, nata sui palchi e che portata in
studio produce un risultato di livello qualitativo eccelso. Bitter Midnight è,
infatti, un disco suonato benissimo da un gruppo di virtuosi che condivide lo
stesso amore e che viaggia nella stessa direzione, quella, cioè, di un blues strutturato
e cangiante, che viene declinato in tutte le sue forme e che sa vestirsi, di
quando in quando, anche di accessori funky, soul e jazz. Oltre a un solido
songwriting, Bergson esibisce anche un’invidiabile tecnica chitarristica, concisa
e ficcante, lontana da esibizionismi e inutili orpelli, e un cantato robusto e
verace. Gli amanti della chitarra e del blues sono avvertiti.
VOTO:
7
Blackswan, giovedì 23/03/2017
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