X – White Girl
1981. Esce Wild Gift a poco più di un anno di distanza da Los Angeles, il clamoroso esordio degli X. E’ ancora l’ex Doors Ray Manzarek a produrli per la Slash Records in attesa di traslocare alla major Elektra. John Doe (bs, vc), Exene Cervenka (vc), Billy Zoom (ch) e D.J. Bonebrake (bt) si confermano band immensa. White Girl è uno dei pezzi più affascinanti del disco, Punk e tradizione Country/Folk perfettamente amalgamati, come perfetto è anche l’interplay vocale di Doe e della Cervenka, il marchio di fabbrica della band losangelina. Manzarek rimarrà al loro fianco per altri due fantastici album: Under The Big Black Sun dell’82 e More Fun In The New World dell’83. In seguito gli X dovranno affrontare gli anni del declino, Billy Zoom cercherà fortuna con i Blasters e il suo sostituto Tony Gilkyson proveniente dai Lone Justice contribuirà alla svolta conservativa della band, quel Country/Rock più in linea con la consuetudine stelle e strisce di cui Doe e Cervenka si pregeranno anche nelle rispettive carriere solistiche. I primi quattro album degli X rimangono tra le migliori testimonianze del Rock’n’Roll americano di tutto il decennio.
L7 – Pretend We’re Dead
Le L7 (gioco di parole che
sta per "hell's heaven") nascono nel 1985 a Los Angeles ad opera di Donita
Sparks (ch, vc) e Suzy Gardner (ch, vc). Il debutto omonimo è del 1988, pubblicato
dalla Epitaph, seguito da Smell The Magic
del 1990, che coincide col passaggio alla Sub Pop e alla definizione della
line-up (Jennifer Finch al basso e Demetra “Dee” Plakas alla batteria). Con l’esplosione
del Grunge le L7 riescono ad intercettare una buona fetta di popolarità che
andrà crescendo negli anni con gli album di maggior presa sul pubblico: Bricks Are Heavy del 1992, prodotto da
Butch Vig (Nirvana, Smashing Pumpkins) e Hungry
For Stink del 1994. Antimilitariste e femministe orgogliose, tra le più
attive del movimento Riot Girl assieme alle Bikini Kill, Babes In Toyland e le
Hole di Courtney Love, le L7 diventano un caso da copertina grazie ai loro
provocatori live-act (lancio sul pubblico di Tampax usati), al singolo Pretend We’re Dead, che le catapulta in
cima alle classifiche di vendita del 1992, alla colonna sonora di Natural Born Killer di Oliver Stone con
il selvaggio Garage/Punk Shitlist e alla
partecipazione al Lollapalooza del
1994. Nella seconda parte degli anni 90 avranno meno fortuna e dopo l’uscita di
Slap-Happy del 1999 la band si
scioglie. Recentemente hanno ripreso l’attività con una serie di concerti in giro
per il mondo in attesa di un nuovo album.
The Moving Sidewalks – 99th Floor
Leggendaria band di
Houston, formatisi nel 1966 intorno alla figura carismatica del chitarrista Bill
Gibbons, i Moving Sidewalks avranno vita breve pubblicando, tra il 1966 e il
1969, un album più una manciata di singoli. Lo stile musicale è in linea con le
nuove sensazioni Heavy/Psych hendrixiane e sarà proprio grazie al fenomenale chitarrista
di Seattle che i Moving Sidewalks otterranno la più grande soddisfazione in
carriera suonando come suoi supporter in Texas. Dopo la pubblicazione del
singolo 99th Floor, il loro pezzo più
conosciuto che negli anni diventerà uno dei banchi di prova obbligatorio per
tutte le band di Garage Revival e delle successive ondate Neo-Psichedeliche, esce
un’allucinata versione di I Want To Hold
Your Hand dei Beatles e, infine, Flash
l’unico album dei Sidewalks stampato dalla piccola etichetta Tantara Records
(oggi, nella sua versione originale, una chimera per collezionisti). In
scaletta autentici capolavori di magnetica potenza Rock/Blues come Flashback, Pluto-Sept 31st, Crimson
Witch e Joe’s Blues. Il gruppo si
scioglie alla fine del 1969 e Bill Gibbons, insieme a Dusty Hill e Frank “nomen
omen” Beard provenienti degli American Blues, fonderà una delle più celebri
band di sempre: gli ZZ Top.
Porter Stout, domenica 05/03/2017
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