Riceviamo dalla nostra freelance
Cleopatra e integralmente pubblichiamo
A
volte penso che la società in cui viviamo sia una rappresentazione plastica del
teatro dell'assurdo. Le stragi di Parigi, Nizza, Berlino, Londra e Manchester
hanno segnato uno spartiacque. Ci siamo scoperti fragili, indifesi. La nostra
vulnerabilità è forte quanto lo è la consapevolezza che il nemico si aggira fra
di noi. Viviamo ormai nella sensazione di un pericolo incombente che minaccia
la nostra quotidianità. Ben sappiamo che la geografia del terrore non ha più
confini: ieri, i bersagli erano i simboli del potere, oggi, gli stadi, i
teatri, i ristoranti, i musei, le piazze e persino i luoghi di culto sono
divenuti l'obiettivo prediletto della strategia degli uomini del male. Di
attentato in attentato, non si fa altro che sentire il ritornello del "
non ci lasceremo intimidire". La vita deve andare avanti, certo. A Torino
scoppia il pandemonio: 1500 feriti sono il conto amaro di una serata di follia
ma anche l'evidenza di quanto l'impreparazione a un possibile accidente regni
sovrana. E mentre le politiche si ripetono con la solita storia dei controlli a
tappeto, delle misure restrittive nei confronti dei soggetti a rischio, della
cooperazione con le autorità nazionali e internazionali, dell'innalzamento
della soglia di attenzione sui luoghi sensibili, quel ciuffo arancione di
Donald Trump conclude accordi faraonici con il re saudita per forniture
militari. Quella Arabia Saudita in cui prevale l'interpretazione islamica più
radicalizzata e aleggia il sospetto di connivenze e contiguità con il regime
del Califfato. Ecco l'assurdo: Trump invoca la collaborazione ai sauditi per la
lotta al terrorismo e conclude affari con chi è sospettato di finanziare il
nemico da cui l'Occidente si deve difendere. E l'Italia? In quanto ad assurdità
non siamo secondi a nessuno: il Qatar, un altro paese in odore di
fiancheggiamento all'Isis, è il nostro secondo maggior acquirente di armamenti
bellici. Come si dice, gli affari prima di tutto.
Cleopatra,
lunedì 12/06/2017
2 commenti:
Non solo Qatar, ma anche noi non siamo messi male come fornitori di armi per l'Arabia Saudita. E poi è curioso, colpiscono la povera gente i luoghi delle persone comuni invece di colpire i centri di potere che per l'ISIS dovrebbero rappresentare gli obiettivi clou per eccellenza. Strano...
Niente di nuovo, mi pare.
E' così da sempre.
Con una mano si vendono loro le armi (e li si addestra ad usarle), con l'altra mano li si bombarda per cercare di dissuaderli dall'usarle contro di noi.
Dato che gliele si vende sempre, forse sarebbe più semplice promettere uno sconto sulla fornitura successiva se fanno i bravi.
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