Uscire dal tunnel e
rivedere la luce. Potremmo riassumere così la storia recente di Jason Isbell, che
una feroce dipendenza da droghe e alcool aveva spinto sull’orlo del baratro.
Poi, una lenta ma inarrestabile resurrezione, grazie anche al matrimonio con
Amanda Shires, songwriter e violinista, che l’ha accompagnato e sostenuto nel difficile
percorso verso la salvezza. Oggi, dopo quattro anni dall’acclamato Southeastern
del 2013, uno dei dischi di americana più belli di quell’anno, e a due dal
seguito Something More Than Free, datato 2015, l’ex Drive-by Truckers torna
sulle scene con un nuovo album, condividendo lo studio con i 400 Unit, la band
con cui nel 2009 aveva rilasciato il suo secondo album solista. Derry Deborja
(tastiere), Chad Gamble (batteria), Jimbo Hart (basso), Sadler Vaden (chitarra
elettrica e, ovviamente, Amanda Shires (violino e voce) sono il combo rodatissimo
grazie al quale Isbell sforna uno dei suoi dischi migliori di sempre, esibendo quel
piglio rock spesso tenuto al guinzaglio di un songwriting votato alla
malinconia. Ecco, allora, Cumberland Gap, primo singolo estratto e sferragliante
up tempo, che prende esplicitamente ispirazione dal mitico album di Steve
Earle, Copperhead Road. Un brano con le chitarre a vele spiegate, che sembra
affrontare i problemi di alcolismo da cui Isbell è uscito brillantemente già da
qualche anno, ma che, in realtà, come era stato per il brano di Earle, racconta
anche il senso di disperazione che pervade l’America rurale, con particolare
riferimento, nello specifico, alle comunità scozzesi e irlandesi degli
Appalachi. Vibrazioni elettriche che attraversano anche Anxiety, canzone sulla
paura di perdere tutto quello che, a fatica, abbiamo conquistato, il cui saliscendi
emotivo è segnato dalle bordate della sei corde, strapazzata in un finale in
odore di epica. C’è poi l’Isbell che conosciamo, quello delle ballate
elettroacustiche dolcemente tristi, come l’opener Last Of My Kind, malinconico
affresco di americana in purezza, o il country rock in chiave soul di Tupelo.
In White Man’s World, canzone marchiata Muscle Shoals, risuonano le origini
sudiste del somgwriter originario di Green Hill e viene affrontato il tema
socio-politico dell’emarginazione delle donne, dei neri e dei nativi americani,
i cui diritti sono stritolati in un mondo fatto a misura per l’uomo bianco (la
polemica con l’amministrazione Trump è evidente). Se Chaos & Clothes è un
omaggio col cuore in mano alla musica di Elliott Smith, la conclusiva Something
To Love, delicata ballata country scritta per la propria figlia Mercy Rose,
chiude splendidamente l’ennesimo grande disco del redivivo Isbell. A fianco del
quale, l’immancabile Dave Coob, cesella con un lavoro di produzione impeccabile
il nuovo suono di Nashville, che, strano a dirsi, è decisamente più rock che
roots.
VOTO: 8
Blackswan, giovedì 29/06/2017
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