Bastano pochi ascolti dell’omonimo debutto del
supergruppo californiano Feral Ohms per poter affermare, senza tema di smentita,
che abbiamo tra le mani uno dei dischi più rumorosi ed estremi dell’anno. I protagonisti
sono tre vecchie conoscenze della scena Noise californiana, il
cantante/chitarrista Ethan Miller (Heron Oblivion, Comets On Fire, Howling
Rain), il bassista Josh Haynes (Nudity) e il batterista Chris Johnson (Drunk
Horse). Nell’album ritroviamo materiale in larga parte già pubblicato, alcuni
singoli usciti tra il 2013 e il 2016 e tutti i sei pezzi che hanno composto la
setlist del recentissimo Ep commissionatogli dalla Castle Face per la serie Live In San Francisco (collana che ha
già visto all’opera nomi notissimi della Bay Area come Thee Oh Sees, Ty Segall,
Fuzz e White Fence). Esordio quindi sui generis che comunque dovrebbe garantire
nuova ed ulteriore visibilità al power trio oltre l’angusta cerchia degli
addetti ai lavori e dei sostenitori locali. Nessuna sorpresa se dovessero
riuscirci: il disco infatti è di quelli che non passano inosservati, Hardcore/Punk
tiratissimo, aggressivo e privo di limiti, con la voce di Miller che rimbalza
impazzita tra gli scorticanti riff della sua chitarra, le linee di basso
ossessive di Haynes e il drumming muscolare di Johnson in un diluvio di
feedback e inusitata velocità esecutiva. Straordinaria la tecnica strumentale
messa in campo dai tre che si fanno apprezzare anche sul versante compositivo
dosando con grande mestiere temperamento e concretezza.
Ai chiari rimandi agli
inni Proto-Punk e a quelli della prima ondata Hardcore (MC5, Stooges, Black
Flag, Minor Threat), i Feral aggiungono il loro personalissimo tocco affinatosi
negli anni con le precedenti band, non si sbaglia se in brani come la
spettacolare Teenage God Born to Die vengano
in mente miti del Grunge come Tad e Soundgarden. Decisiva a questo proposito la
militanza di Miller nei Comets On Fire che di quelle stesse istanze sonore
avevano fatto un credo.
La sequenza d’apertura - Love Damage, Living Junkyard
con il magnifico inedito God Of Nicaragua
- lascia senza fiato, da qui in avanti, s’è possibile, tutto diventa ancor più
compatto e diretto. I brani raramente superano i tre minuti e sembrano l’uno il
prosieguo dell’altro: schegge di Punk originario (Value On the Street), attacchi al fulmicotone (Super Ape), chitarre velenosissime (Sweetbreads), qui e là qualche vampata psichedelica alla maniera
degli Howlin Rain. Ethan Miller s’è piazzato al centro del proscenio e non
molla la presa incitato dalla selvaggia esuberanza dei suoi due compari che,
appena dietro, forgiano ritmiche come fabbri sotto sostanze psicotiche. Sentite
l’energia che riescono a sprigionare in The
Glow, uno dei cavalli di battaglia della band, che chiude la scaletta. Poco
altro da aggiungere, i Feral Ohm (brutta copertina a parte) hanno tutte le
carte in regola per emozionare fortemente chi ha amato ed ama ancora le
formazioni che hanno fatto la storia del Rock più assordante e anticompromissorio.
VOTO: 7,5
Porter Stout, venerdì 14/07/2017
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