A tre anni di
distanza dall’acclamato esordio (Royal Blood del 2014), il power duo di
Worthing (Sussex) torna in scena con un nuovo disco. Al centro del progetto,
c’è nuovamente quella miscela esplosiva di hard rock, grunge e garage che aveva
ottenuto molti consensi sia a livello di critica che di pubblico. Resta intatta
anche la formula con cui era stato strutturato il primo album: voce, basso e
batteria, e via di corsa fino alla fine delle dieci canzoni in scaletta. La
prima cosa che viene da chiedersi, allora, è se un assetto così minimale
riesca, alla seconda prova, a eccitare nuovamente gli animi così come era stato
per il brillante primo capitolo. Alla fine, infatti, per quanto si possano
mischiare le carte, sempre di basso e batteria stiamo parlando: puoi lavorare
sulle sovra incisioni, puoi stratificare il suono, puoi caricare di effetti e
distorcere gli strumenti, ma il risultato finale è più o meno la stessa zuppa.
Insomma, visto il ridotto parco macchine, per andare lontano bisogna scegliere
quella più veloce e lavorare duro per mantenerne altissime le prestazioni.
Bisogna, cioè, avere a disposizione belle canzoni e farle funzionare. Ad
esempio, i White Strypes e i Black Keys (penso ai primi Black Keys, non certo
agli ultimi) su questo concetto hanno costruito una carriera più che dignitosa.
E i Royal Blood? I Royal Blood, tutto sommato, restano in sella. Finito
l’effetto sorpresa del primo album, riescono comunque a tenere dritta la barra
del timone e tirano fuori un altro disco picchiato e caciarone, su cui
imperversano il basso effettato di Mike Kerr e il quattro quarti martellato di
Ben Thatcher. La novità consiste in una svolta decisamente più radiofonica, con
melodie che si fanno canticchiare fin da subito (I Only Lie Whan I Love You,
Where Are You Now?, Lights Out) e un pianoforte che spunta a sorpresa in Hole
In Your Heart, che, guarda caso, è anche la migliore del lotto. Non molto,
certo, ma quel che basta a tener desta l’attenzione fino all’ultima traccia di
un disco che, tutto sommato, riesce ancora a divertire (ma non a stupire).
L’impressione, però, è che un terzo capitolo avrà bisogno di qualcosa in più
per mantenere il progetto Royal Blood ad alti livelli qualitativi.
VOTO: 6
Blackswan, giovedì 13/07/2017
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