La galleria degli orrori della politica italiana si
arricchisce di una nuova figura: Valeria Fedeli, ministra dell'Istruzione,
Università e della Ricerca del governo guidato da Gentiloni. Pensavamo, a
torto, di avere toccato il fondo con la berluschina Gelmini e il celebre tunnel
tra il Cern e il Gran Sasso. Non ci siamo del tutto ripresi dallo
spernacchiamento globale che suscitarono i neutrini, che già ci ritroviamo alle
prese con le gesta di Valeria dai capelli rossi. In questa infornata, è bene
ricordare che ci troviamo di fronte a un vero e proprio portento al servizio
del Miur. La nostra Valeria ha promesso una vera rivoluzione copernicana:
innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni, il conseguimento del diploma in
quattro anni per licei e istituti tecnici e, udite udite, l'introduzione dello
smartphone in classe. Come se i giovani (e non solo loro) non fossero già
abbastanza rincitrulliti dall'(ab)uso dello smartphone. Ma come nasce un
talento come Valeria Fedeli? L'esordio della ministra dal "pelo rojo"
non è stato rassicurante, linguisticamente parlando. "Io non penso alla
propria sedia", affermò con risolutezza durante la campagna elettorale
per il referendum costituzionale, lasciando intendere che avrebbe mollato la
cadrega in caso di vittoria del no. Non passa molto tempo dalla debacle
referendaria che indusse Matteone alle dimissioni, che la vedi giurare sulla
Costituzione da neo Ministra. E per di più dell'Istruzione, roba da fare
rivoltare nella tomba il Sommo Poeta. Profetico e decisivo fu quello scivolone
lessicale che indusse il mite Gentiloni ad affidarle la cattedra, guarda caso,
dell'istruzione e dell'università. E cacofonie e sgrammaticature a parte,
la Ministra vanta un curriculum di tutto rispetto: è stata sindacalista ed ex
vice presidente del Senato. Ha conseguito pure un diploma di laurea in scienze
sociali. E qui casca l'asino. Già perchè la Fedeli, nel redigere il curriculum,
ha fatto propria una celebre locuzione di Totò: abbundandis in abbundandum,
cioè fai vedere che abbondiamo. Peccato che il diavolo fa le pentole e non i
coperchi e la Ministra, accusata di avere mentito, ha dovuto sbianchettare la
parola " laurea" modificando la voce "incriminata" in
diploma per assistente sociale. Quisquilie, direbbe qualcuno del PD. In fondo,
la Fedeli non è bugiarda. Come direbbe il suo illustre collega Angelino Alfano,
altro genio della politica italiana, è solo diversamente sincera.
Cleopatra, lunedì 09/10/2017
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