Lydia
Loveless prima di essere Lydia Loveless. O quasi, almeno. Questo disco
rilasciato dalla Bloodshot Records, infatti, non contiene materiale
nuovo, ma un intero Ep, Boy Crazy, uscito nel 2013, alcune cover e
singoli sparsi. Non siamo agli albori della carriera della songwriter
dell’Ohio (The Only Man è del 2010 e Indestructible Machine è del 2011),
ma sicuramente queste canzoni rappresentano molto bene il punto di
partenza di una sensibilità artistica che sfocerà nel 2016 in Real,
disco inviso ai fans della prima ora (questa raccolta sembra quasi una
sorta di risarcimento danni per il precedente album) eppure, a ben
vedere, frutto di una maturità più complessa e di una scrittura
incredibilmente solida ed efficace.
La
canzoni di Real, è questo il motivo che fece gridare allo scandalo
molti aficionados, erano canzoni pop; il che, però, non significa
necessariamente un abbassamento della qualità della proposta. Anzi. Meno
impetuoso, e di certo più ragionato, Real era un disco che allontanava
la Loveless dalla cifra estetica che informava i primi dischi e che ci
offriva, invece, l’immagine di un artista alle prese con il suo lato più
cantautorale, elegante e catchy.
Il
pop, d’altra parte, è sempre stato nelle corde di Lydia e questo Boy
Crazy And Single(s), pur nella sua foga chitarristica, testimonia di un
gusto per il mainstream coltivato fin dagli anni giovanili. Basti
ascoltare la melodia diritta (e diretta) dell’iniziale All I Know, uncinante power pop da classifica, o la cover di Blind di Kesha, scelta audace di un brano smaccatamente mainstream, che la Loveless innerva di inaspettata tensione.
Certo,
oltre al pop c’è molto altro e in questi primi anni questo “altro” fa
la parte del leone. Forse più per ingenuità che per scelta artistica,
più per incontenibile furore che per consapevolezza compositiva.
Passionaria
e viscerale, Lydia imbraccia la chitarra e parte dritta come un fuso,
suonando con gagliardia e senza fronzoli un alt-country imbastardito col
rock (e viceversa): c’è la freschezza dei vent’anni, c’è urgenza, c’è
un indole punk che talvolta tracima impetuosa (Lover’s Spat) e c’è il roots, l’humus, cioè, che ha dato sostanza alla musica della Loveless.
E poi, ci sono quelle ruvide ballate, come The Water e una Allison, dal repertorio di Elvis Costello, scarnificata all’osso, che arpionano il cuore con un’immediatezza che lascia senza parole.
Se il country di Falling Out Of Love With Me è una delle classiche portate della casa, stupisce davvero, invece, la scelta di reinterpretare I Wold Die 4 You
di Prince, artista separato dalla Loveless da una distanza siderale.
Eppure, questa cover, che tiene botta nei confronti dell’originale,
testimonia della grandezza di un’artista abile a vestire panni diversi e
sempre con incredibile fascino.
Un
disco non indispensabile per coloro che seguono Lydia fin da inizio
carriera (salvo avere raccolto in un unico full lenght materiale
altrimenti sparso), imprescindibile, invece, per tutti quelli che
vogliono approcciarsi a una delle artiste più interessanti dell’attuale
panorama rock americano. Qui troveranno di che innamorarsi, a partire
dalla copertina più bella del 2017.
VOTO: 7,5
VOTO: 7,5
Blackswan, lunedì 04/12/2017
2 commenti:
Adoro Lydia. e grazie per avermela fatta scoprire...prorpio CAZZUTA!
...con tutto l'amore che le do ascoltandola potrebbe ormai chimarsi....Lovefull ;))))
@ Offhegoes: ragazza adorabile, non c'è che dire. Il disco è proprio bello! besos :)
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