La
carriera di Nathaniel Rateliff è sbocciata all’improvviso: sono bastati
un disco (Nathaniel Rateliff And The Night Sweats, pubblicato
nell’agosto del 2015) e soprattutto un singolo bomba, S.O.B.,
acronimo del più classico degli insulti (Son Of A Bitch, ovvero figlio
di puttana), perché la sua vita svoltasse. Prima di quel disco,
Nathaniel sgomitava nel sottobosco degli artisti bravi, ma sconosciuti
ai più.
L’irsuto
cantante, infatti, ricordava un po’ uno di quei calciatori bravini ma
che non sanno come stare in campo. Pensano di essere bravi a ricoprire
un ruolo e lì rimangono, illanguidendo nell'anonimato. Finché non
succede qualcosa: la visione di un allenatore illuminato o un'intuizione
personale, e la musica cambia.
Perché
il talento dev'essere indirizzato, non basta seguire le proprie
inclinazioni, occorre trovare il modo per esprimerlo al meglio. Rateliff
come dicevamo, è in attività dal 2007 e prima della svolta, aveva già
pubblicato tre dischi, muovendosi, senza grandi prospettive, nel
circuito nu-folk. Era la sua passione e evidentemente pensava di avere
le carte in regola per sfondare. E invece, picche.
Accortosi
che non avrebbe mai cavato un ragno dal buco, Nathaniel ha messo in
piedi una band di sette elementi, i Night Sweats, ha bussato alla porta
della Stax, proponendo un repertorio nuovo di zecca, composto di soul e
r'n'b che più vintage non si può. Un pugno di buone canzoni che sono
diventate ottime grazie alla manina santa di Richard Swift, già dietro
le tastiere con i The Shins, cantautore in proprio e produttore di
talento (Damien Jurado, Foxygen, etc.).
Il
risultato di quel disco è un concentrato di energia pura per una
scaletta di undici brani che guardano a un passato che suona
(musicalmente) lontanissimo, ma che se riadattato con intelligenza
continua ad appassionare schiere di fans. Rateliff si è trasformato in
un Otis Redding bianco: sfodera una voce ricca di sfumature, omaggia con
filologica vitalità gli anni d'oro della Stax e, non dimenticandosi del
proprio passato artistico, aggiunge alla miscela un pizzico di
americana.
Il
successo è stato tanto inaspettato quanto clamoroso, tanto che
Nathaniel, sposando il vecchio adagio che è meglio battere il ferro
finché è caldo, prima ancora di dare un seguito al nuovo corso con il
tanto atteso sophomore (nel frattempo, però, ha pubblicato un Ep con
brani scartati dalle sessioni di registrazione), pubblica questo live,
registrato nella suggestiva cornice delle Red Rocks, in Colorado.
La scaletta, ad eccezione della conclusiva (e splendida) Having A Party
di Sam Cooke, è composta quasi esclusivamente da brani tratti da
Nathaniel Rateliff And The Night Sweats, ad eccezione di un intermezzo
acustico con brani più risalenti nel tempo. Coadiuvati dalla
Preservation Hall Jazz Band, sezione fiati di New Orleans dal suono old
time jazz (ascoltare l’apertura di Failing Dirge), Rateliff e i Night Sweats danno vita a uno show di viscerale r’n’b, a tratti addirittura travolgente (Out On The Weekend, la nuova I Did It, la sudatissima I Need Never Get Old). In chiusura, oltre la già citata cover dal repertorio di Sam Cooke, non poteva mancare il pezzo forte della casa, e cioè una S.O.B.
scintillante (i fiati della Preservation Hall Jazz Band le danno una
aura New Orleans irresistibile), che Nathaniel allunga portandola a
circa dieci minuti di durata, con tutto il pubblico in piedi a cantare a
squarciagola Son of A Bitch! Degna conclusione di uno dei live più elettrizzanti dell’anno.
VOTO: 7,5
Blackswan, giovedì 21/12/2017
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