Tutto è bene quel che finisce bene: la nomina del
professor Giuseppe Conte a nuovo primo Ministro chiude la porta a un caos
istituzionale durato la bellezza di 87 giorni. Abbiamo schivato miracolosamente
l'armageddon di una sciagura finanziaria dagli effetti devastanti a cui si
sarebbe aggiunta la famelica ingerenza dell'Unione Europea, i cui protagonisti,
Gunther Oettinger e Jean Claude Juncker in testa, non hanno mancato di
affastellare dichiarazioni decisamente sopra le righe. Frasi decontestualizzate
o no, l'Italia si è ritrovata come un animale ferito in mezzo alla savana, in
preda a un branco di iene. E'accaduto l'inimmaginabile: si è passati dallo
spauracchio di elezioni anticipate al 29 luglio a un possibile governo tecnico
a guida Cottarelli, passando per le secche di un impeachment evocato da un
dissennato Luigi Di Maio, sostenuto da una pasionaria Giorgia Meloni, fino alla
resipiscenza di un Matteo Salvini, incaponitosi sulla nomina dell'euroscettico
Paolo Savona all'Economia. Il neo ministro dell'Interno deve avere fatto due
calcoli e magari ha pure chiesto lumi al Dio Po: consapevole che un diniego
ostinato al nascente governo lo avrebbe condotto con ogni probabilità su un
terreno scivoloso anche da un punto di vista elettorale, ha pensato bene di
sotterrare l'ascia di guerra e di tornare a Canossa dal presidente Mattarella,
anch'egli reduce da un tourbillon di eventi rocamboleschi. E' una pazza Italia
quella che abbiamo visto nei tre mesi più turbolenti della storia repubblicana.
Ma anche una partita a scacchi in cui i tatticismi e le strategie si sono
avvicendati in un crescendo di colpi di teatro con un lieto fine ancora tutto
da decifrare. Il tempo delle chiacchiere è scaduto. Ora, più che mai, contano i
fatti perchè la pacchia (non quella dei clandestini) è davvero finita.
Cleopatra, lunedì 04/06/2018
1 commento:
A Salvini preferivo l'armageddon : mi fa meno paura.
Stavo meglio prima, senza governo.
Un abbraccio.
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